CSA-Cisal: “Sanità sommersa di carte, procedimenti e senza personale”

La sfogo di una dirigente del Dipartimento Salute resa nota dal sindacato in una lunga nota

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La sanità calabrese è ormai diventata da settimane un argomento nazionale. La vicenda dei commissari governativi, nominati e dimissionati, e la gestione dell’emergenza Covid, mostrati nelle trasmissioni televisive e sui giornali, sono soltanto una porzione del problema che più affligge la popolazione calabrese. Un altro grosso bubbone è la situazione del dipartimento regionale Tutela della Salute, di cui il sindacato CSA-Cisal si è occupato in più occasioni denunciando la trascuratezza organizzativa con cui è stato gestito in tutti questi anni, depauperandolo il capitale umano presente nei ruoli della Regione Calabria. Ebbene – si legge in una nota del sindacato – , sarà il momento drammatico che tutti quanto stanno vivendo, ma molti nodi stanno venendo al pettine. Lo dimostra un recentissimo sfogo della dirigente del settore ‘Autorizzazioni e Accreditamenti’ con i suoi colleghi che è giusto che i calabresi conoscano.

LO SFOGO DELLA DIRIGENTE DEL SETTORE “AUTORIZZAZIONI E ACCREDITAMENTO” – Quanto afferma la dirigente Francesca Palumbo è di una gravità inaudita: “Il Dipartimento Tutela della Salute è in grosse difficoltà, ma, questo, penso che lo sappiate tutti. Nel Settore che dirigo da due mesi, sono sommersa di carte, procedimenti e senza personale. Ma dietro quelle carte accatastate e quei fascicoli buttati per terra, senza che nessuno se ne curasse, c’è parte del problema sanità… Non l’ho scelto: mi hanno assegnato d’ufficio, perché anche io, se avessi potuto, mi sarei sottratta a questo tritacarne. Adesso, però, sono qui, sono calabrese e lavoro tutti i giorni in presenza ed anche le notti da casa, sacrificando me stessa e la mia famiglia. E come me, anche quei pochi colleghi arrivati da pochi mesi: senza affiancamento, senza risorse e senza nessun aiuto. Da soli non possiamo farcela”.

“So – prosegue la dirigente – che vi hanno chiesto ufficialmente personale qualificato: ho appreso, informalmente, che chi ha potuto si è sottratto o, peggio, si sta scegliendo di inviare in Dipartimento quelle risorse umane che si considerano ‘inutili’. Ebbene se questo è vero, non credo che chi agisca così possa considerarsi furbo o sentirsi soddisfatto nel pensare di aver fatto un dispetto a questo o a quel dirigente. Pensate solo per un attimo che se non funziona la Sanità è anche perché non funziona il Dipartimento, che siamo arrivati ad aver bisogno degli ospedali da campo e di un commissario che ci salvi da noi stessi e che l’orgoglio calabrese non si dimostra con post su Facebook di indignazione o giudicando persone sole in trincea, comodamente da una scrivania in smart working.

Adesso bisogna mettere in campo le forze migliori e dimostrare, con i fatti, che abbiamo un orgoglio calabrese e dire a quelle persone negli ospedali, in fila nelle ambulanze ed in attesa per un tampone a casa, che non sarà più così e che faremo il meglio di cui siamo capaci. E pensiamo che tra quelle persone ci possono essere i nostri cari, i nostri amici o noi stessi… Perché è troppo facile dare la colpa al Governo nazionale o regionale, o ad altre entità … Se ognuno di noi non darà concretamente il suo contributo adesso e subito, allora, mi viene in mente il ritornello di una canzone di De André che amo molto “per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”. Una citazione – precisa il sindacato –che mette all’angolo chi ha la responsabilità, in Regione, di garantire le risorse umane che consentano il decoroso funzionamento del settore in questione e dell’intero dipartimento.

IL DG BEVERE: “IL NON AVER AVUTO UN DIPARTIMENTO FUNZIONANTE E’ UNA DELLE RAGIONI DEGLI 11 ANNI DI COMMISSARIAMENTO”- L’intervento della dirigente resta in scia con quanto dichiarato dal direttore generale del dipartimento stesso, Francesco Bevere, nel corso della sua audizione sulla conversione in legge del nuovo Decreto Calabria innanzi la commissione Affari Sociali della Camera dei deputati. Il dg qualche giorno fa, rispondendo al quesito sul perché il commissariamento della sanità calabrese dura da undici anni formulato da una deputata, ha affermato: “la ragione, una delle ragioni più rilevanti, è il non avere avuto un dipartimento della Salute in grado di affrontare, di supportare, di monitorare, di vigilare, di verificare attraverso la piena operatività di tutti i settori dirigenziali del Dipartimento”. In un altro passaggio ha rafforzato il concetto: “Ho trovato una situazione del dipartimento imbarazzante, ma lo è imbarazzante – ho la sensazione – per molti di quelli che sono stati in Regione con ruoli politici rilevanti almeno dieci anni prima che arrivassi io. Perché questa situazione del dipartimento è una delle ragioni, ripeto, intorno alle quali ruota la incapacità da parte del sistema sanitario regionale di assumere gradualmente il controllo, il monitoraggio e la programmazione dei servizi perché dura da 11 anni, perché dura da 11 anni”. Parole fortissime e trancianti.

LA DENUNCIA, BEVERE: “HO TROVATO SETTORI CHIUSI DA MESI, FRA CUI AUTORIZZAZIONI E ACCREDITAMENTI”- Il dg Francesco Bevere ha fatto poi riferimento proprio alla condizione del settore della dirigente: “Quando sono arrivato ho trovato settori del dipartimento chiusi. Settore ‘Autorizzazioni e Accreditamenti’ chiuso da mesi. Ho ripristinato il settore della sanità ‘Veterinaria’. Ho avviato quello della ‘Edilizia Sanitaria Ospedaliera’, ho avviato il ‘Servizio Informativo Sanitario Regionale’, ho dedicato la massima attenzione a quello ‘Farmaceutico’ oltre che ad una complessiva riorganizzazione del dipartimento. Non è immaginabile che un dipartimento che da undici anni è commissariato vada avanti con poche decine di unità di personale, quasi fosse un ufficio”.

INTERVENIRE AL PIU’ PRESTO E NON LASCIARE SOLA LA DIRIGENTE – Le parole del dg Bevere sono nette e chiare. Come è stato possibile – domanda il sindacato CSA-Cisal – che un settore importante come quello di ‘Autorizzazioni e Accreditamenti’ fosse chiuso da mesi? Di chi sono le responsabilità e chi doveva vigilare? C’è qualcuno che risponderà di tutto questo? Apprezziamo – aggiunge il sindacato – come la dirigente Palumbo abbia assunto il coraggio di rappresentare in tutta la sua tragicità il quadro del suo settore. Finalmente sembra che qualcuno abbia deciso di mettere a nudo problemi atavici d’interesse collettivo. Speriamo che l’allarme non rimanga inascoltato e che altri dirigentiseguano il suo esempio e le siano di supporto. È evidente che serve un intervento risoluto e tempestivo. Lo stesso dg Bevere, sempre nel corso della sua audizione, ha reso noto che servirebbero altre cento unità di personale per ripristinare una normale funzionalità del dipartimento. Bene, si agisca subito. Gli altri dipartimenti preposti mettano a disposizione le più adeguate figure affinché il problema della sanità sia risolto una volta per tutte. Non lo si deve fare per evitare le già tante brutte figure rimediate sulle televisioni nazionali, ma per il benessere quotidiano dei calabresi. Ricordiamo che da questo dipartimento passa circa il 65% del bilancio regionale, la vigilanza e il monitoraggio sulla quantità e qualità dell’offerta sanitaria calabrese e anche il controllo sui conti che ogni anno costa ai contribuenti il pagamento delle aliquote massime di addizionale regionale all’Irpef e di Irap. Gli altri pezzi dell’apparato burocratico regionale non possono far finta di niente, proprio adesso che tutta Italia sta guardando sconvolta la Calabria. Il sindacato CSA-Cisal insisterà affinché tutto possa essere ricondotto ad una condizione di “ordinarietà”, quella che è mancata in tutto questo tempo fra penalizzazione di professionalità interne della Regione, ricorso abbondante a società esterne di consulenza e un elevatissimo numero di utilizzi da altre aziende del servizio sanitario regionale. Così non si può più continuare e chi ha causato questi infiniti danni stia alla larga quanto più possibile”.

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