Da Maradona a Palanca, i due avvocati catanzaresi che difendono l’immagine dei campioni

Antonio Tigani e Ulisse Corea lo scorso anno guidarono la contesa vinta dal Pibe de Oro contro Dolce e Gabbana

C’è un filo conduttore che lega Catanzaro a Diego Armando Maradona. La strada del campione argentino si è incrociata più volte con il dna giallorosso, dal suo manager Stefano Ceci, all’esperto di marketing Carlo Diana fino agli avvocati Antonio Tigani e Ulisse Corea. Questi ultimi hanno difeso El pibe de oro in una contesa giudiziaria contro i colossi della moda Dolce e Gabbana che avevano “utilizzato” in maniera illegittima l’immagine di Maradona sfoderando, durante una sfilata, una maglia azzurra con il numero 10 e il nome dello stesso. Il tribunale di Milano poco più di un anno fa condannò, appunto, i famosi stilisti ad un congruo risarcimento, scrivendo una sentenza destinata a diventare una pietra miliare nel campo della tutela del diritto all’immagine.

Tigani e Corea, all’indomani della scomparsa di Maradona, ricordano questa emozionante esperienza: “Lo incontrammo in occasione del rilascio delle procure e tra di noi ci fu una chiacchierata in cui si parlò di tutto tranne che del tema della contesa. Abbiamo cercato di affrontare questo incarico con la massima attenzione e professionalità, misurandoci in un contesto del tutto inedito in cui alla fine i giudici ci hanno dato ragione. Gli stessi Dolce e Gabbana hanno, poi, pagato integralmente la somma, persuasi dalla bontà della decisione. Per noi Maradona era un indolo indiscusso e in questo lavoro ci abbiamo messo tutta la passione che ci riportava agli anni della gioventù”.

Grazie a quella sentenza, il filo conduttore che lega Maradona a Catanzaro è idealmente proseguito da un campione ad un altro arrivando fino a Massimo Palanca (che vestì negli anni ’80 anche la maglia del Napoli). “Stiamo preparando – affermano Tigani e Corea – una causa, per certi versi analoga, a difesa del calciatore che avrebbe subito una lesione della propria immagine, a causa di una pubblicità della Snai in cui si utilizzavano tratti distintivi della sua personalità a fine di lucro per sponsorizzare un’app. Una nuova vicenda giudiziaria che è frutto del risultato ottenuto l’anno scorso con Maradona e che vedrà ancora il tribunale di Milano come foro competente. Che grande emozione poter affiancare il nostro nome a quello di due campioni indiscutibili”.