‘Per una Calabria aperta’: “Ecco perchè non ho aderito”

A mio avviso non si affrontano le questioni fondanti di una rinascita regionale

Riceviamo e pubblichiamo: 

Gentile direttore, vorrei ritornare sull’appello dei 140 “Per una Calabria aperta” firmato anche da tanti amici e conoscenti di origine calabrese.

Anch’io sono nato in Calabria e come molti dei firmatari ho deciso vivere al di fuori della regione per scelte personali e non obbligate. Voto in Calabria. Sono stato contattato alla partenza della raccolta di firme sulla prima bozza di questo appello e non ho aderito perché a mio avviso non affronta le questioni fondanti di una rinascita regionale (poco diverse dalle questioni nazionali), ripercorrendo schemi esortativi e poco partecipativi più confirmatori del pensiero dei firmatari (progressista, mediterraneista, ambientalista) che utili a proporre soluzioni concrete di ripartenza. Non bisogna dimenticare che la Regione ed i maggiori enti locali hanno avuto maggioranze composte da tutte le sigle politiche presenti sullo scenario italiano.

Per pensare a questi orizzonti di sviluppo, come altri da altri immaginati, ed altri ancora, guardando sempre con diffidenza alla sempre poco efficace programmazione delle soluzioni future, appare più utile partire da una riflessione sulle istituzioni nazionali e locali, sulle loro burocrazie e sul cambiamento sociale.

Proprio per questo l’approccio dell’appello sembra riduttivo, traccia un noi ed un voi, e senza un passaggio autocritico, escludendo tutti coloro che non si riconoscono in queste categorie ma che invece sono disponibili ad agire ed impegnarsi sulle questioni morali, della legalità, della coerenza di mandato degli amministratori pubblici e dei dirigenti, dell’efficacia della spesa, delle garanzie di pari dignità di tutti i cittadini; prescindendo dalla loro appartenenza o meno a reti sociali, economiche o di potere. Disponibili a partecipare a un tentativo in grado di allineare la società italiana, e quindi regionale, ai temi che costituiscono gli orizzonti futuri del mondo globale.

La sfida impone un’alleanza di cittadini ampia e al di fuori dei soliti schemi, proprio perché prima di tornare a dividersi sulle soluzioni bisogna ricostruire il terreno del confronto democratico che passa per un sistema di governo che funzioni e abbia al centro il bene ed il servizio collettivo.

Confrontiamoci quindi sulle cose, sulla misurazione dell’efficacia della spesa pubblica, sull’utilizzo delle risorse Europee per la Calabria, ascoltiamo i funzionari e gli impiegati, le forze economiche sane, i centri universitari, e tanti altri, che lavorando quotidianamente subiscono lo sfascio morale del potere, la collusione delle cricche, l’assenza di una visione del bene collettivo.
Capiamo cosa serve a loro, ai professionisti ed alle persone, capiamo se e cosa possiamo fare noi per loro da fuorisede, riflettendo insieme come commetterci, andando oltre la correttezza politica autoreferente dell’esortazione.

Spero che i 140 amici firmatari abbiano intenzione di avviare, loro che spesso conoscono meglio di me la realtà calabrese e in parte sono già stati o sono coinvolti, una fase di contatto, ascolto, dialogo e raccolta di tutte le realtà a cui si rivolgono, non fermandosi a quelle conosciute ma cercandone anche altre che magari agiscono al di fuori dello schieramento e delle relazioni in cui si riconoscono.

Parlando di cose, non di principi, ponendo anche problemi più ampi che riguardano l’assetto legislativo nazionale troppo spesso orientato alla forma più che alla sostanza, per dare risposte alle attese pluriennali dei cittadini che hanno di volta in volta dato consensi a forze che hanno deluso le loro speranze. Consapevoli che la strada è lunga e che una stagione elettorale non è mai, mai, bastata e che davanti ci sono anni di impegno costante e quotidiano ognuno dove sta ognuno per quel che può fare, ma bisogna trovarsi e provarci, nelle cose, nelle azioni e nei fatti concreti.

Io di per me sono a disposizione con le mie esperienze e le cose di cui mi occupo ma anche e prima di tutto come cittadino, anche per le fare fotocopie se ancora servono, superando i recinti e pensando a cambiare.

Raffaele Saccà – Roma