Tuffo di Capodanno: la storia di un gesto profondo foto

Da un tuffo tra amici alla tradizione collettiva, tra solidarietà e condivisone. Tra i suoi affezionati spettatori anche nonno Vito Tolomeo

Da quando la divertente richiesta di un ragazzino è stata assecondata dai più grandi, che insieme a lui si sono tuffati nelle fredde acque del mare a mezzogiorno il primo dell’anno, è passato oltre un decennio. Solo pochi anni e quel tuffo, prima fatto solo tra pochi intimi, è diventato per la città di Catanzaro un evento collettivo vissuto con gioia ed entusiasmo, con lo slancio che accompagna ogni nuovo inizio, pieno di speranze, sogni, desideri, obiettivi e mete da raggiungere. Il Tuffo collettivo di Capodanno, ha rappresentato negli anni per la città, un momento carico di tante aspettative e buoni propositi, un gesto simbolico che ha saputo sempre andare oltre, per dare il benvenuto al nuovo anno appena iniziato in modo speciale, insolito. Sotto il sole, al vento e con temperature molto rigide, Catanzaro da oltre dieci anni ha omaggiato il nuovo anno così, senza mai rinunciare al goliardico momento di festa. Niente tuffo tutti insieme, quest’anno, per ovvi motivi. L’assenza dell’evento è oggi casualmente coincisa con la scomparsa di nonno Vito Tolomeo, uno tra i suoi spettatori più affezionati. Ogni anno è stato lì presente, vestito da buon giallo – rosso con i colori della sua squadra, della sua città, pronto a regalare un abbraccio, un sorriso, un augurio. Ripercorrerne le edizioni del tuffo passate, i momenti e il suo significato profondo è un modo per salutare il 2020, l’anno delle difficoltà, dei cambiamenti, delle rinunce e preoccupazioni, guardando al 2021 con la speranza di poter presto tornare alla normalità. Un bel punto allora all’anno appena trascorso, senza dimenticare cosa ha significato, nel ricordo della storia di un evento che è diventato tradizione.

Matteo Verri, il bambino artefice di tutto

“Il colpevole di tutto questo è stato Matteo Verri – ha chiosato Bebi Crivaro uno tra gli organizzatori dell’evento – all’epoca era solo un bimbo piccolo che propose a me e pochi altri di tuffarci il primo giorno dell’anno a mare. Noi lo assecondammo, quella volta e poi tutti gli anni a seguire per dare il benvenuto al nuovo anno bagnandoci nelle sacre acque del mar Ionio.”

Quest’anno dobbiamo rinunciare a questo momento di condivisione collettiva l’augurio che ci facciamo oggi è quello di poter superare questo momento difficile, di tornare alla tranquillità, di poter essere in salute, tutto il resto è superfluo.

Un semplice e coraggioso gesto tra pochi intimi, che negli anni si è caricato di un profondo significato coinvolgendo tutta la città: tanti i tuffatori delle ultime edizioni, grande il pubblico che si è affacciato con curiosità e sorpresa dal muretto del lungomare o è sceso in spiaggia per assistere al momento di festa: “Il nostro augurio ha sempre voluto infondere speranza e serenità ai partecipanti e a tutti i calabresi. Quest’anno dobbiamo rinunciare a questo momento di condivisione collettiva – ha proseguito – ma l’augurio che ci facciamo oggi è quello di poter superare questo momento difficile, di tornare alla tranquillità, di poter essere in salute, tutto il resto è superfluo.”

Accendere i riflettori sulla bellezza del paesaggio calabrese e fare del bene

Proprio così per i fautori del tuffo il bene comune è la priorità e non solo in questo particolare momento storico. Il piccolo gruppo di amici e parenti ha infatti legato il gesto del tuffo a qualcosa di più profondo. Costituita l’associazione “Calabria un mare d’amore”, di cui oggi Patrizio Ursino ne è Presidente, sono state tante le iniziative collaterali che si sono affiancate al simbolico gesto.

Con questa semplice iniziativa siamo riusciti a fare anche del bene a chi è meno fortunato, piccoli gesti che hanno dato al tuffo un valore in più.

Rimarcare la bellezza e le potenzialità della terra calabra è l’obiettivo principale, ribadirne la necessità di unione tra le persone perbene dei suoi territori è una delle priorità. Ma non solo perché alla base ci sono gesti di solidarietà che in rete con gli sponsor gli organizzatori sono riusciti a portare avanti: “Con questa semplice iniziativa siamo riusciti a fare anche del bene a chi è meno fortunato – ha precisato Tonino Transtevere – piccoli gesti che hanno dato al tuffo un valore in più.” Dalle lotterie per raccogliere proventi per le Caritas parrocchiali, ai pranzi con i bisognosi, la solidarietà è stata sempre al primo posto: “Ci dispiace per quest’anno ma ora è il momento della responsabilità, non possiamo mettere in difficoltà istituzioni, forze di polizia, cittadini, che sono stati sempre al nostro fianco e che ora hanno ben altro a cui pensare. L’emergenza sanitaria ha la priorità su tutto.”

Una preghiera, una riflessione, una dedica, poi il tuffo

Il ritrovo sulla battigia, una preghiera insieme, poi lo slancio verso il mare. Momenti che mancheranno. Come mancherà la riflessione su quelle tematiche a cui il tuffo ha dato spazio. Tra quelle più importanti ricordiamo la dedica a Lea Garofalo, Coco e Totò vittime della mafia, ad Alan Kurdi, il bambino curdo annegato simbolo della crisi europea dei migranti, e poi l’attenzione alle donne vittime di violenza, alle vittime del terremoto di Amatrice, Accumoli e Pescara invitando loro a non arrendersi, fino alla dedica a Sergio Mirante, giovane catanzarese scomparso prematuramente.

Al tuffo siamo centinaia di persone che tenendoci per la mano vogliamo augurare cose belle alla nostra terra baciata dal buon Dio e piena di donne e uomini che vogliono il meglio per lei. Nella nostra stretta di mano, c’è il bambino, il disoccupato, il medico, l’operaio e l’imprenditore, c’è tutta la società unita.

Ogni anno ha portato con sè una dedica carica di significato e trasporto: “Abbiamo iniziato a tuffarci per spirito di gioventù ed è così che è iniziata la bella avventura che oggi è tutti – ha detto Mario Caccavari che ogni anno ha una dedica speciale che unisce al gesto – al tuffo siamo centinaia di persone che tenendoci per la mano vogliamo augurare cose belle alla nostra terra baciata dal buon Dio e piena di donne e uomini che vogliono il meglio per lei. Nella nostra stretta di mano, c’è il bambino, il disoccupato, il medico, l’operaio e l’imprenditore, c’è tutta la società, siamo uno per tutti e tutti per uno in armonia per augurare alla Calabria lo sviluppo che merita – ha concluso – siamo calabresi a mani tese verso gli altri e vogliamo dare un messaggio di accoglienza, amore e fratellanza in questa nostra meravigliosa terra.”