Aspettando una “nuova alba” per la Tonnina

Ci si ritrova a parlare di questo antico “manufatto” grazie agli scatti di Ezio Rotundo

Molte volte si è posto in rilievo la bellezza dell’alto fumaiolo della “Ledoga”, meglio conosciuta come “Tonnina”. La vecchia fabbrica dedita alla produzione del “tannino” estratto dal legname, alla concia delle pelli e alla lavorazione di prodotti farmaceutici, un tempo, come è noto, fu uno dei punti cruciali dell’economia del quartiere marinaro di Catanzaro, ora, solo alcuni resti rimangono a rappresentarla, tra cui l’imponente ciminiera alta trenta metri, che nella sua particolare bellezza mostra l’alto valore di “archeologia industriale”.

Un valore che è stato nel tempo rivalutato, dando maggiore cura all’area intorno e illuminandola per ammirarne la maestosità anche la sera. Una soluzione che sovente si offre a resti storici di notevole pregio ed importanza, anche per darne contezza a chi potrebbe visitare la nostra città. Tuttavia nel tempo la cura della stessa area ha trovato discontinuità, ponendo poca attenzione anche all’illuminazione dedicatale, entrambe le problematiche sono state più volte evidenziate, trovando successivamente risoluzione esclusivamente per la prima. Nuovamente, dunque, ci si ritrova a parlare di questo antico “manufatto”, di questa parte del passato della nostra città che è anche un tratto di storia importante,  un valore che va oltre il mero “nome Tonnina”. A darne spunto alcuni scatti di un fotoamatore e residente del quartiere Lido, il signor Ezio Rotundo, che ha gentilmente concesso le sue foto.

Scatti che, come sempre, ne hanno evidenziato il fascino, le sue particolari caratteristiche e il suo valore storico con il trascorrere degli anni. La ciminiera sovrasta i tetti del quartiere, quasi a guardia dell’abitato e della costa circostante, lo sguardo inevitabilmente viene volto verso di essa,  talvolta anche riflessa nelle acque del vicino Corace, insomma un punto di riferimento dei residenti del quartiere, ma anche di chi, entrando dall’incrocio “Nalini”, non può non notarla nella sua singolare altezza. Dunque un “punto di riferimento” che, di sera, parrebbe proprio non godere della sua illuminazione, come sottolinea la docente Patrizia Spaccaferro che ha sempre seguito la “Tonnina” nei particolari passi della sua storia: “Chissà se vedremo ancora la Tonnina illuminata – afferma infatti – sarebbe uno spettacolo meraviglioso ammirarla con le particolari luci del tricolore. La nostra ciminiera parla al territorio evocandolo, sta a noi mantenerla e salvaguardarla”.

“Se gli occhi guardano con amore, gli occhi vedono – aggiunge ancora – emozionarsi, significa avere un coinvolgimento emotivo, importante affinché si agisca con il cuore per poter salvaguardare un bene così prezioso. Come sempre, farò “opera di valorizzazione” tramite la scuola, ma non mancherà anche quella sul territorio cercando di suscitare interesse ed attenzione“. Una attenzione che certamente non manca da parte dei numerosi “marinoti” che seguono con partecipazione l’iter dell’antica “Tonnina”, un simbolo per il quartiere che ultimamente ha perso uno degli ultimi operai della Ledoga, il signor Vito Tolomeo, da tutti conosciuto come “nonno Vito”, attaccatissimo alla “sua” Tonnina, parlandone come se fosse ancora lì a lavorare. Si vorrà ricordare che la scuola ITE Grimaldi – Pacioli aderì al concorso Nazionale “La scuola adotta un monumento” e le venne conferita la medaglia d’oro con la realizzazione del video “L’alba della Tonnina” (2017), di seguito l’inserimento nell’Atlante storico dei monumenti adottati e nella collezione “Google Arts e Culture”. Si aggiunge anche il recente invito, purtroppo poi cancellato per l’emergenza “Covid”, per un incontro con il Presidente Mattarella al Quirinale con un rappresentante per ogni scuola di ciascuna regione italiana che diede il proprio contributo per la costruzione dell’Atlante “Archivio Nazionale dei monumenti adottati dalle scuole italiane”. Pregevoli risultati che, pertanto, includerebbero tre importanti “regole”: la tutela, affinché un patrimonio possa essere offerto alla collettività, la manutenzione, finalizzata a manutenere il bene nel tempo e la valorizzazione, che possa incrementare la conoscenza per migliorarne la fruizione. Certamente tutti requisiti considerevoli che arricchirebbero lo status del territorio e darebbero una “luce” diversa a ciò che rappresenta l’antica Ledoga con la sua importante storia.