A Catanzaro le palestre riaprono all’aperto

Tra malcontenti e difficoltà lo sport va avanti. L’attività agonistica? Procede nell’incertezza del futuro di una Nazionale competitiva

Rimangono chiuse le porte delle palestre anche nella bozza del nuovo DPCM in vigore dal prossimo 6 marzo, ma gli operatori di uno tra i settori più colpiti dall’emergenza sanitaria non mollano. Lo sport deve andare avanti, nonostante tutto. E allora, complice il bel tempo, a Catanzaro, gli istruttori escono fuori e le palestre riaprono all’aria aperta. Al Parco, in spiaggia, sul lungomare, in pineta, lì dove lo sport è sempre stato praticato, nascono nuove sale fitness più o meno attrezzate.

Tra false promesse e ristori insufficienti, si esce fuori e si fa di necessità virtù

Chi da più di un ventennio ha deciso di investire nello sport non può permettersi di rimanere impassibile, fermo a guardare. Gli aiuti tardano ad arrivare e la percezione generale degli operatori del settore è quella di aver ben presente lo scarso interesse a mantenere in vita il sistema sportivo. “Sono stanco di aspettare false promesse – ha esordito Walter Varano – prima ci hanno chiesto di adeguarci alle linee guida per garantire la sicurezza dei nostri clienti, poi ci hanno fatto chiudere, dandoci aiuti che non sono stati sufficienti, 5 mensilità appena di ristori a fronte di quasi un anno di inattività.” La soluzione? “Ho fatto la cosa più sensata – ha risposto – ho spostato la mia attività all’aperto, sulla spiaggia di Roccelletta. Ora lavoro con piccoli gruppi di persone e le dovute distanze di sicurezza, proponendo loro un allenamento che definisco ‘olistico’.”

Se ci troviamo in questa situazione è perché avevamo perso il contatto con la natura, ed è proprio da questo contatto che dobbiamo ripartire

Di necessità si è fatta virtù, perché se è vero che ci si è dovuti reinventare, c’è da dire che questo ha portato anche dei benefici: “Ho organizzato sulla spiaggia una piccola sala e l’attrezzatura è stata fatta con materiale riciclato – ha proseguito Varano – i miei clienti sono contenti, hanno bisogno di allenarsi e si divertono a farlo all’aperto, traendone benefici. Se ci troviamo in questa situazione è perché avevamo perso il contatto con la natura, ed è proprio da questo contatto che dobbiamo ripartire.”

La risposta positiva dei clienti: sarà questo il modo di lavorare dei prossimi mesi

“Non è stato fatto nulla per cercare di riaprire le palestre – ha aggiunto Giuseppe Talotta di “Blacksmith Training” – credo che con le dovute accortezze avremmo potuto riaprire, siamo stati invece sacrificati a cospetto di tante altre attività, per noi non è stato fatto abbastanza.” E allora anche nel suo caso ecco le alternative: “Ho portato avanti le attività che avevo messo in campo durante il primo lockdown: allenamenti on line personali e di gruppo, video tutorial di esercizi e circuiti e, grazie al bel tempo delle ultime settimane, ho organizzato attività all’aria aperta sul lungomare di Giovino.”

Siamo riusciti ad organizzare due turni di allenamento, uno al mattino e uno al pomeriggio, coprendo tutta la settimana

E la risposta da parte della clientela è stata positiva: “Con il mio collega siamo riusciti ad organizzare due turni di allenamento, uno al mattino e uno al pomeriggio, coprendo tutta la settimana – ha continuato a spiegare – la gente vuole allenarsi, la richiesta è tanta, credo proprio che per i prossimi mesi sarà questo il modo di lavorare.”

Anche l’arte della danza respira all’aria aperta

Punto di vista analogo è quello di Carmen d’Angelo dell’Accademia Studio Danza, che sta continuando a mantenere in vita l’arte di fare danza all’aperto: “Le prime lezioni fatte online sono state qualcosa di atroce tra visi spenti e occhi assenti, mi sono spaventata – ha spiegato l’insegnante – da qui la decisione di affittare un palco da mettere all’esterno della scuola di danza, ricorrendo alle lezioni on line solo in caso di maltempo.” L’esperienza è stata più che positiva, gli allievi sono contenti e la percezione è quella di una quasi normalità scandita comunque dai rigidi protocolli di sicurezza: “Non potevo abbandonare quelli che io considero dei figli, dovevo supportarli e dargli qualche certezza perché i loro occhi me lo chiedevano – ha proseguito – la danza non è solo sport, coinvolge la sfera emotiva, e i miei ragazzi avevano bisogno si viverla in presenza, non dietro uno schermo.”

Non ci stanno considerando affatto, ci trattano come se quest’arte non fosse una professione, questo fa tanto male

Quello che fa tristezza per la docente è la scarsa considerazione per la disciplina artistica: “Non ci stanno considerando affatto, ci trattano come se quest’arte non fosse una professione, questo fa tanto male.” E sull’attività agonistica ha precisato: “Abbiamo dei concorsi in programma e contiamo a breve di iniziare a riaprire la nostra sala interna, non importa se i costi superano le entrare, anche se sono pochi gli allievi che parteciperanno a queste attività, noi abbiamo il dovere di fare qualcosa per loro, a costo di sacrifici.”

Le conseguenze della pandemia sul futuro dei professionisti dello sport

E sul fronte attività agonistica, svolta all’interno delle palestre, sono intervenuti dalla Young Club Taekwondo Catanzaro: “Stiamo procedendo con i programmi di allenamento nazionali e internazionali presentati dalla federazione e approvati dal Ministero – hanno detto – ma stiamo lavorando solo con gli allievi professionisti che hanno la possibilità anche di partecipare a gare tecniche online, abbiamo però dovuto abbandonare gli allievi amatoriali e i giovani che rappresentano una risorsa importante per il settore.”

Senza nuove leve non sappiamo quanto in futuro la nostra Nazionale potrà essere competitiva

Lo sport e le società sportive non si reggono solo sui professionisti e le conseguenze non sono di poco conto: “Mancando le nuove leve, rappresentate dai giovani, quando lo sport potrà ripartire a pieno il danno sarà enorme, si sarà creato un buco per la futura attività agonistica.” C’è, infatti, uno squilibrio tra quelle nazioni che stanno procedendo anche con gli allenamenti amatoriali e l’Italia: “Senza nuove leve avremo seri problemi anche a supportare le squadre nazionali, non solo per quanto riguarda il taekwondo, ma anche per le altre discipline. Saremo indietro – hanno concluso – non sappiamo quanto in futuro la nostra Nazionale potrà essere competitiva e questo fa male.”