La Settimana Santa: riti, tradizioni e cambiamenti nell’era della pandemia foto

Tanti, tantissimi i riti, le rappresentazioni e rievocazioni storiche impregnati di religiosità popolare che in prossimità della Santa Pasqua vengono organizzati, da confraternite, amministrazioni comunali e Pro Loco

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La pandemia ha portato molti cambiamenti anche al consueto modo di celebrare la liturgia. Lo sottolinea la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti con apposita nota indicante le disposizioni da osservare nel celebrare i riti di questo momento centrale dell’anno liturgico.

Anche per quest’anno rimarrà valido il Decreto del 25 marzo 2020, emesso su mandato di Papa Francesco. Valgono perciò le indicazioni dello scorso anno per le celebrazioni della Domenica delle Palme, del Giovedì Santo, del Venerdì Santo e della Veglia Pasquale.

La Settimana Santa offre nei nostri territori un insieme di appuntamenti e riti affascinanti, che spesso troviamo tramandati nei secoli. Tanti, tantissimi i riti, le rappresentazioni e rievocazioni storiche impregnati di religiosità popolare che in prossimità della Santa Pasqua vengono organizzati, da confraternite, amministrazioni comunali e Pro Loco.

Catanzaro, come stabilito dalle confraternite di concerto con l’Arcivescovo, dopo l’annullamento per la pandemia iniziata l’anno scorso, attendeva di rivedere “uscire” le croci, le lance, i lampioni che si sarebbero avviati in Processione dalla chiesa del Carmine assieme alla Vergine Addolorata ed alla “Naca”.

Di Naca se iniziò a parlare in un libro di Giacomo Frangipane facendola derivare dalle visite che i confratelli delle congreghe presenti in città effettuavano nei giorni di Giovedì e Venerdì Santo ai Sepolcri. Ritualmente visitavano i sepolcri con la croce penitenziale sulle spalle, da questo, come riferito anche dallo storico e cultore della Naca Enzo Rotella, recentemente scomparso, sembrerebbe quindi essere nata la Naca.

Inizialmente in processione venivano raffigurati i diversi momenti della passione di Cristo, Gesù nell’orto degli ulivi, Gesù flagellato alla colonna, La crocifissione, San Giovanni evangelista che seguiva la statua del Cristo, ma con il passare degli anni si è arrivati alla processione, come l’abbiamo conosciuta negli ultimi anni, che vede una Culla, dal Greco antico Nakè, dove è adagiato il Cristo morto vegliato dagli Angeli seguito dalla Vergine Addolorata.

Inizialmente uscivano quattro processioni dalle quattro chiese delle confraternite, la sera del Giovedì Santo la chiesa del Rosario, all’alba del Venerdì Santo il Carmine, verso mezzogiorno San Giovanni ed a sera l’Immacolata, erano di fatto delle piccole processioni, poi Mons. Fiorentini per decreto nel 1937 unificò le processioni facendo partecipare numerosi fedeli affidandola a turno alle diverse confraternite.

Le confraternite seguono la processione con la propria Tunica, inizialmente di colore bianco a richiamo del candore battesimale, cinta ai fianchi da un cingolo che richiama le funi con cui fu legato nostro Signore. Negli anni passati all’estremità del cingolo erano legati degli ossicini o piccoli pezzi di ferro con i quali i confratelli si fustigavano le spalle. Sulle spalle viene portata la Mozzetta, che ha diversi colori a secondo della confraternita, a significare che si è ricoperti di Cristo ed a Lui sottomessi e sottomessi a Cristo. Il capo veniva ricoperto da un Cappuccio, segno di umiltà e nascondimento, in quanto quando questo veniva calato sul volto non consentiva di essere riconosciuti, annullando di fatto la differenza di classe sociale all’interno delle diverse confraternite.

Attorno alle quattro croci in processione vengono sempre portate sette lance a ricordo delle sette spade che trafissero il cuore immacolato di Maria ed i fedeli “penitenti” portano in testa la corona intrecciata di rami di asparago selvatico.

La tradizione della Naca ha comunque un’attualità di fede, attraverso la figura del Gesù morto e della Vergine Addolorata portate in processione, ogni cristiano deve riconoscere l’amore di Dio che ci chiama alla conversione del cuore ed al cambiamento della vita, ma anche un significato penitenziale, rinunciare a cosa ci è di peso per uscire dal male per cercare la volontà di Dio.

Enzo Rotella che tanto ha fatto in questi anni per ridare lustro alla processione della Naca mi confidava spesso che in questi ultimi anni stava per perdersi il significato forza ne l’ha fatto vivere in tutti questi anni. I ragazzi una volta facevano a gara per potersi vestire e partecipare a questo rituale pasquale, ora i giovani bisogna pregarli per farli partecipare. Ci auguriamo che il sogno dell’amico Rotella possa ridare vita e senso nuovo ad uno di quei momenti di aggregazione della nostra città.

foto tratte dal gruppo Facebook Catanzaro antica

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