“Nicolino Grande Aracri è senza dubbio il Buscetta della ‘ndrangheta”

Il giornalista Arcangelo Badolati commenta all'Adnkronos l'avvio della collaborazione con la giustizia del boss di Cutro

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“Non c’è dubbio che Nicolino Grande Aracri  sia il Buscetta della ‘ndrangheta”. A dirlo all’AdnKronos, commentando  l’avvio della collaborazione con la giustizia del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, è Arcangelo Badolati, giornalista della Gazzetta del Sud che sulla ‘ndrangheta ha scritto 22 libri, l’ultimo dei quali è “Santisti & ‘ndrine. Narcos, massoni deviati e killer a contratto”.

“Grande Aracri – afferma Badolati – non è solo il capo del crotonese, è il boss che aveva realizzato il progetto di creare un secondo ‘crimine’ nella Calabria centro-settentrionale, tant’è che il figlio di Francesco Giampà, capo storico della ‘ndrangheta di Lamezia Terme, ha raccontato 5 o 6 anni fa che addirittura anche quelli di Lamezia Terme dipendevano da Nicolino Grande Aracri, diventato il ‘signore’ della Calabria centro-settentrionale. Disponeva di grandissime risorse  finanziarie perché, dopo aver decimato gli avversari per poi concludere la pace con tutti quelli che si erano schierati contro di lui nel crotonese, controllava grandi risorse finanziarie in quanto aveva fatto enormi investimenti sfruttando la migrazione dei cutresi in Emilia-Romagna. E lì Grande Aracri aveva trasformato la ‘ndrangheta  in una mafia imprenditrice. Proprio a Bologna aveva progettato una serie di operazioni finanziarie”.

Per Badolati, dunque, “la collaborazione di Grande Aracri è un colpo duro per la ‘ndrangheta. Lui vuole parlare con Nicola Gratteri, parla con un altro capo ma suo irriducibile nemico, non sceglie un magistrato qualsiasi, un po’ come fece Buscetta con Falcone. Nicola Gratteri è uno che a Nicolino Grande Aracri non ha dato tregua.

Poi Badolati prosegue: “I boss, non i gregari, ma i boss  che si sono pentiti si contano sulle dita di una mano, ma Nicolino Grande Aracri non aveva più chances, lo stanno ‘bombardando’, gli contestano una caterva di fatti ulteriori rispetto a quelli che hanno portato al suo ergastolo. E evidente che si ‘pente’ per una questione utilitaristica, certo non è una questione di coscienza, perché Nicolino Grande Aracri è un assassino, uno dei pochi boss azionisti, uno che sparava. Ma anche se si tratta di un do ut des, lui con Gratteri non può mentire”.

C’è stato, spiega ancora Badolati, “un altro grande boss, capo della ‘ndrangheta, che si era pentito. Si chiama Saverio ‘Saro’ Mammoliti, detto il ‘playboy di Castellace’. E quello che organizza il rapimento di Paul Getty jr a Roma. A un certo punto Mammoliti si pente, inizia a  collaborare, ma nel suo percorso compie un’estorsione ai danni dei ragazzi di ‘Libera’ della Valle del Marro, nella Piana di Gioia Tauro,  zona sotto il suo controllo. Mammoliti viene scoperto e arrestato. La sua indole lo aveva portato a tradire la fiducia che lo Stato gli aveva accordato. Ma non credo che con Nicola Gratteri ci sia il rischio che la collaborazione di Grande Aracri finisca allo stesso modo. Non credo proprio che il boss possa prendere in giro uno come Nicola Gratteri, che probabilmente già da un mese lo sta sentendo”.

Subito dopo Badolati aggiunge: “Grande Aracri è uno che aveva canali con ordini cavallereschi, dava soldi ad un’opera caritatevole gestita da un personaggio del Vaticano perché doveva ottenere l’avvicinamento del genero in Calabria. Era uno che aveva altissimi rapporti. E partito come braccio destro e ‘azionista’ di Antonio Dragone, suo vecchio capo che comincia l”invasione’ dell’Emilia-Romagna poi conclusa da Grande Aracri. Ma quanto quest’ultimo capisce che può diventare capo, fa ammazzare Antonio Dragone”.

Nicolino Grande Aracri, conclude Badolati, “ha percorso tutti i gradi della ‘ndrangheta, da azionista a capo. E uno scarpe grosse e cervello  fino, un personaggio davvero di primo piano. Questo è un pentimento importantissimo, forse il più importante pentimento tra i boss negli ultimi 15 anni”.

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