The keys, quei minorenni orgogliosi di lavorare per i Gallace e la spregiudicatezza dei capi

Disarticolati gli affari legati alla cosca più pericolosa del soveratese

“Il sempre più frequente coinvolgimento di minorenni nella vendita al dettaglio della cocaina denota la spregiudicatezza delle organizzazioni criminali”. Nelle parole del procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, è racchiuso il senso dell’operazione con la quale i carabinieri della Compagnia di Soverato e del Comando provincia e dell’Arma di Catanzaro hanno disarticolato un gruppo criminale dedito al traffico di droga e collegato alla potente cosca di ‘ndrangheta dei Gallace di Guardavalle. E’ l’operazione “Keys”, prosecuzione e completamento dell’inchiesta “Molo 13” che una settimana fa ha portato a numerosi arresti di vertici ed affiliati della cosca Gallace.

Generico aprile 2021

(La notizia dell’operazione The keys)

Fiumi di droga sulla costa catanzarese. Notificate 21 misure cautelari

Colpo agli affari legati alla droga del clan Gallace

Con queste due indagini siamo riusciti a spiegare sul piano giudiziario le dinamiche criminali, gli interessi economiche i traffici di droga di questa famiglia ‘ndranghetista, che riesce a organizzare traffici di droga dall’importazione in Sud America alla distribuzione al dettaglio nel Soveratese”, ha proseguito Gratteri nell’illustrare in una conferenza stampa l’esito di un’investigazione durata oltre un anno e resa complicata dalla capacità dell’organizzazione di sottrarsi ai controlli.

(Il pezzo con i nomi degli arrestati)

Droga nel Soveratese, gli arrestati (NOMI)

Secondo quanto riferito dal comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, colonnello Antonio Montanaro, infatti, “gli indagati mettevano in atto tutte le misure possibili per eludere le indagini, al punto che in un’occasione, per danneggiare una telecamera posizionata su un palo dell’illuminazione pubblica hanno tagliato i cavi provocando l’interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica nel centro di Guardavalle”. Da qui il nome in codice dato all’operazione, “Keys”, perche’ – hanno spiegato i carabinieri – “il deposito della droga erano alcune case disabitate di Guardavalle le cui chiavi erano detenute e gestite solo dai vertici dell’organizzazione, che non permettevano l’accesso a nessuno, nemmeno ai corrieri, proprio per evitare che le forze dell’ordine venissero a conoscenza del sito”.

I minori spacciavano anche a Catanzaro e Reggio Calabria

E la capacità di sfuggire ai controlli era una prerogativa anche delle “giovani leve”, soprattutto minorenni, di cui l’organizzazione si serviva per spacciare le sostanza stupefatti sul mercato del Soveratese ma anche nella città di Catanzaro e del Reggino: è questo coinvolgimento di ragazzini come pusher e come corrieri della droga l’aspetto più significativo (anche se non inedito) che emerge dalle investigazioni, come ha evidenziato anche il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla.

(In basso il pezzo sui dettagli dell’ordinanza)

The keys, la droga che arriva dal sud America identificata come “birra” e quei professionisti catanzaresi che si approvvigionano sulla piazza di Soverato

Essere di Guardavalle e lavorare per la cosca Gallace dava a questi minorenni molta forza, al punto da arrivare a estendere lo spaccio non solo nel Soveratese ma anche in provincia di Reggio Calabria”, ha poi spiegato il comandante della Compagnia dei carabinieri di Soverato, capitano Luigi Cipriani. Cipriani ha poi illustrato l’esito delle perquisizioni, che hanno portato al rinvenimento di 7 mila euro in contanti, di numerose dosi di cocaina e alla scoperta di una botola in un appartamento ancora in costruzione utilizzato dall’organizzazione criminale per nascondere lo stupefacente.

Il comando provinciale dei Carabinieri di Catanzaro come un laboratorio di buone prassi nel campo delle indaguni più articolate

“Un’indagine importante, fatta molto bene, curata nei dettagli dai carabinieri della compagnia di Soverato con le sue stazioni. E’ una caratteristica della Compagnia di Soverato, ovviamente su input del Comando provinciale dei carabinieri, quella di coinvolgere sul piano operativo le stazioni dei carabinieri”. Lo ha rilevato il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri.

“Questo – ha specificato Gratteri – è un laboratorio voluto dal Comando provinciale dei carabinieri di Catanzaro, un laboratorio che va mutuato e applicato in altri contesti territoriali, sicuramente nel Distretto giudiziario di Catanzaro. E’ un modello vincente quello di coinvolgere tutte le articolazioni dei carabinieri, dalle stazioni più sperdute al nucleo e al reparto operativo. E’ una cosa che – ha concluso il capo della Dda catanzarese – ho apprezzato da sempre e che i carabinieri di Catanzaro fanno con successo”