Gratteri ancora sulla riforma Cartabia: “La peggiore di sempre”

Il procuratore di Catanzaro a La7 commenta anche l'unanimismo delle forze politiche: "Il potere non ama essere controllato"

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 “Una tagliola devastante. La peggiore riforma della giustizia da quando io sono in magistratura, dal 1986. Serve solo a buttare al macero i processi in appello, per cui la faranno franca migliaia di imputati già condannati in primo grado”. Così il capo della Procura distrettuale antimafia Nicola Gratteri, intervistato a ‘In Onda’ su La7, ha commentato la riforma Cartabia, dopo l’accordo raggiunto fra i vari partiti in Consiglio dei ministri. “Tranne Fratelli d’Italia sono tutti d’accordo –  ha detto Gratteri – i Cinque stelle sono riusciti ad ottenere che non ci sia la ghigliottina per i reati di mafia e associativi, ma ci siamo dimenticati tutti i reati che riguardano la pubblica amministrazione, come il peculato, la concussione e la corruzione. I reati come la bancarotta commessi da imprenditori spregiudicati. Non si è pensato alle parti offese, non si è pensato quello che succederà per i disastri come l’esplosione del treno a Livorno, il crollo del ponte di Genova, la caduta della funivia, chi risarcirà le parti offese? Questi processi non si farà in tempo a celebrarli in due anni in appello. Lo stanno dicendo tutti i procuratori generali in Italia, il 50 per cento dei processi sarà improcedibile”.  

Il magistrato usa degli esempi “per far comprendere quanto sta accadendo anche alla massaia di Voghera”: “Lei è in autostrada e le danno un tempo di un’ora e mezza per fare Napoli-Roma. Se c’è un incidente, si blocca la strada, lei non può arrivare in un’ora e mezza a Roma, non potrà più andarci”. 

Innanzitutto c’è un problema che riguarda gli organici dei magistrati, che “sono sempre meno, perché da un anno e mezzo non si fanno concorsi in magistratura, e quest’anno non riusciremo a coprire quelli che vanno in pensione”.  

Concita De Gregorio chiede a Gratteri: “Crede che queste cose il ministro Cartabia non le sappia?”. “Non lo so – risponde il procuratore – fino alla settimana scorsa ha fatto il professore universitario, non so se al Ministero qualcuno le ha detto queste cose. La Corte costituzionale è una cosa, le guerre che avvengono in dibattimento sono un’altra cosa”. 

Poi David Parenzo chiede a Gratteri un paragone con le riforme del governo Berlusconi: “Avrà fatto leggi a suo favore, ma non ha toccato l’intero sistema”.

Per Gratteri opporsi alla riforma non vuol dire difendere i magistrati, ma l’interesse dei cittadini ad avere giustizia: “I magistrati in Appello e in Cassazione lavoreranno di meno, perché basterà compilare un prestampato in cui scrivere che il procedimento è improcedibile. Sul piano teorico i magistrati ci guadagnano”.

“Se il problema è Bonafede – dice Gratteri – perché non tornare a prima di Bonafede, alla prescrizione, che è il male minore? Perché non pensare a cosa fare per fare durare meno i processi?”.

LE ALTERNATIVE ALLA “TAGLIOLA”

Secondo il procuratore bisognerebbe innanzitutto mettere mano alla geografia giudiziaria: “Ci sono quattro corti d’appello in Sicilia, bisognerebbe accorpare gli uffici che non funzionano a regime. Ci sono procure con un procuratore e due sostituti, tribunali in cui è difficile comporre il collegio. Poi si possono fare rientrare in servizio i magistrati fuori ruolo, ci sono 200 magistrati nei ministeri, perché non farli tornare a scrivere sentenze e a fare indagini anziché a decidere se comprare uno studio in truciolato da 1200 euro”. E poi le depenalizzazioni: “La guida in stato di ubriachezza deve essere risolta in via amministrativa, deve essere risolta in prefettura, non deve arrivare in procura. Così si deflaziona. Le sanzioni che prevedono un’ammenda devono uscire dal penale”. 

Gratteri poi affronta il tema dei ricorsi per Cassazione: “I motivi di ricorso vanno rivisti, la Francia è una volta e mezza l’Italia, ma in Italia ci sono ricorsi per Cassazione 14 volte in più. L’improcedibilità sarà un invito a nozze per fare ricorso in Appello e in Cassazione”.

POLITICA E MAGISTRATURA

Rispondendo alle domande dei giornalisti in studio, Gratteri si mostra deluso per la riforma scritta dalla Cartabia: “Forse non è mai stata in un’aula di tribunale, non ha mai parlato con magistrati in prima linea. Da lei mi aspettavo un alleggerimento del sistema carcerario, dopo i primi interventi che ha fatto. All’inizio quando si è insediato questo governo si parlava solo di riforma del civile, era quello che chiedeva l’Europa, non la riforma del processo penale”.

Sull’unanimismo nei confronti della riforma Gratteri parla di una serie di concause: “innanzitutto in questo momento la magistratura è molto debole”, dopo la scandalo Palamara, “ma ci sono stati anche altri, Palamara faceva parte di un collegio, non era da solo. Se è stato fatto qualcosa di illecito non lo ha fatto da solo, vorrei sapere perché ha pagato solo Palamara”.

Gratteri ricorda che “Da trent’anni la politica si vede portata in udienza, il potere non ama essere controllato”. Secondo Gratteri non c’è una giustizia ad orologeria: “A questo punto proponete di aggiungere alla riforma che due mesi prima delle elezioni non si possano fare né avvisi di garanzia né ordinanze di custodia cautelare nei confronti di candidati politici, così siamo tutti tranquilli e non si parla più di giustizia a orologeria”, dice ironicamente il magistrato. 

Gratteri risponde anche sugli intrecci tra politica e magistratura: “Se un magistrato è compromesso va processato e condannato, non facciamo un’insalata. Cosa c’entra con 10mila magistrati. Se ci sono 200 corrotti non significa che tutti i magistrati siano tutti corrotti. I poteri si intrecciano se qualcuno fa accordi e scambi. Sul mio telefonino chiamano parlamentari dall’estrema destra all’estrema sinistra, sono il consulente gratuito di tutti. E poi ovviamente fanno il contrario di quello che io suggerisco, anche in questi giorni mi hanno chiamato tutti. Questo non vuol dire che io chieda cose; l’importante è che non si chieda mai per sé, ma per l’ufficio, per il lavoro”.

CUCCHI: “CON LA RIFORMA NON CI SAREBBE STATA SENTENZA”

Il procuratore commenta ancora l’elenco dei reati per i quali non scatterà l’improcedibilità dopo la variante alla riforma: “Non sono d’accordo – dice – che ci siano reati come l’omicidio colposo, pensiamo ad un incidente stradale, alla morte sul lavoro di un operaio, chi risarcirà le parti offese se il datore di lavoro non viene condannato perché il processo si interrompe?”.

Poi, quando durante la trasmissione,  presente Ilaria Cucchi, si parla del processo  durato 12 anni, Gratteri dice chiaramente che “con le nuove norme non avremmo mai avuto una sentenza”. “Il processo Cucchi è l’esempio calzante. Immaginate quando ci saranno i processi sul crollo del ponte di Genova o sulla funivia”, chiosa il procuratore. 

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