Ferragosto in carcere: detenuti discutono di problematiche all’interno delle celle

Situazione incendi gestita bene, ma manca acqua e poi i bagni...

Lo scorso 15 agosto, nell’ambito dell’iniziativa nazionale denominata “Ferragosto in carcere, una delegazione della Camera Penale “Alfredo Cantàfora” di Catanzaro” si è recata presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro.
In particolare, la visita ha riguardato le Sezioni Media sicurezza, Alta Sicurezza 1, Alta Sicurezza 3 e Sezione Disciplinare, oltre che le rispettive zone di passeggio all’aria delle sopracitate sezioni.

Nel corso della visita si è avuto modo di ascoltare il resoconto di alcuni detenuti relativo all’incendio che qualche giorno prima aveva interessato la pineta del quartiere Siano, posta a ridosso dell’istituto penitenziario. In particolare, i detenuti si sono detti soddisfatti delle misure prese dalla direzione della Casa Circondariale, che hanno consentito agli stessi di permanere all’aria sino a notte inoltrata, così da poter arieggiare le celle che erano state invase dal fumo dell’incendio. Tuttavia, i detenuti hanno lamentato in dette giornate una particolare carenza nell’erogazione dell’acqua.
Inoltre, le maggiori doglianze espresse hanno riguardato la difficoltà nell’usufruire di idonei servizi sanitari, poiché i tempi di attesa, per fruire di visite specialistiche, sarebbero così lunghi da rendere vana la finalità delle visite stesse.

Sotto il profilo strutturale una differenza che si è rilevata all’interno dell’istituto penitenziario è la presenza o meno della doccia nel bagno all’interno delle singole celle. Avviene, infatti, che la Casa Circondariale ha conosciuto nel corso degli ultimi anni un ampliamento e le sezioni visitate in parte sorgono nell’ala storica dell’edificio ed in parte in quella nuova, così che le celle della zona nuova sono tutte munite di bagno con doccia, mentre le altre hanno solo un lavandino e un water, essendo le docce in comune. Al riguardo, si è proceduto alla verifica delle docce comuni che sono organizzate in due sale docce per sezione. Ogni sala contiene quattro docce ed in ogni sezione i detenuti sono ventiquattro, quindi vi sono otto docce per ventiquattro persone, tuttavia non tutte le docce sono funzionanti e, ci è stato riferito, che quando sono tutte in funzione l’acqua non scorre adeguatamente. Peraltro, le sale doccia presentano chiarissimi segni di umidità, consistenti in incrostazioni di colore verde in tutta la parte non piastrellata dei muri e sul soffitto. Nel complesso la situazione della pulizia all’interno delle sezioni è parsa accettabile, non così nelle aree di passaggio, quali zone di transito, scale e corridoi, nelle quali erano presenti segni di incuria e sporcizia.

Altra problematica emersa nel corso della visita attiene ai detenuti con disabilità. Ad esempio, nella sezione ospitante i detenuti attinti da provvedimenti disciplinari si è riscontrato la presenza di un detenuto disabile, il quale, pur non essendo destinatario di alcun provvedimento disciplinare, era alloggiato nella sezione disciplinare, essendovi solo in questa sezione una cella idonea e disponibile ad accogliere un soggetto in sedia a rotelle. Parrebbe, da colloqui avuti anche con personale della Polizia Penitenziaria, che l’istituto non abbia nella propria disponibilità un numero di celle congruo per ospitare tutti i detenuti con disabilità, in particolare motorie, ivi presenti. Il detenuto disabile presente nella sezione disciplinare si doleva del fatto che gli sarebbe negata la circolazione all’interno della sezione, quindi il regime aperto, per via della sua allocazione in detta sezione. Ulteriore criticità, emersa dai colloqui, sarebbe un esiguo numero di educatori, con conseguente compromissione del percorso trattamentale.
Infine, si è visitato il Centro Clinico in cui sono allocati per lo più detenuti con difficoltà motorie e costretti in sedia a rotelle.

Da informazioni assunte, sia dal personale medico che dai detenuti ivi presenti, parrebbe che il servizio sia insufficiente poiché continuano ad arrivare detenuti con problematiche sanitarie da tutta Italia e le capacità recettiva della struttura non sono in grado di far fronte alla grande richiesta. Ciò spiegherebbe la grande quantità di detenuti con disabilità soprattutto motorie, che sono alloggiati in situazioni improvvisate nelle altre sezioni. È emerso, inoltre, nel corso dei colloqui avuti che la piscina, inaugurata nel 2017 per consentire i percorsi di riabilitazione motoria, sarebbe fuori servizio e nessuno dei detenuti presenti ne avrebbe fatto uso. Anche sotto il profilo dei detenuti con disturbi psichiatrici si è rilevato la problematica del sovraffollamento di soggetti con tale tipologia di disturbo rispetto alla reale capacità recettiva della Casa Circondariale in termini di assistenza sanitaria.
In relazione alla capacità recettiva, al 31/07/21, la Casa Circondariale “Caridi” ospita un numero di detenuti, 571, inferiore alla capienza regolamentare, 681. Normalmente le celle sono ad uso individuale, tranne quelle più capienti che ospitano fino a tre detenuti. Ciononostante è doveroso precisare che dalla visita effettuata si è avuto modo di constatare che in alcune celle individuali, in vero un’esigua minoranza, delle sezioni AS1 e AS2 erano presenti due persone anziché una. Sebbene gli scriventi non abbiano potuto effettuare una misurazione dei metri quadri a disposizioni, è parso ictu oculi evidente che fosse, nei casi richiamati, violata la regola degli almeno tre metri quadri a disposizione all’interno della camera di detenzione per ogni singolo detenuto.
Si ricorda che il principio dei tre metri quadri a disposizione, sancito con svariate sentenze dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, rappresenta il confine oltre il quale la carcerazione è ritenuta disumana.
La sensazione che abbiamo percepito sulla pelle, nella mente, nell’animo, è che la carcerazione continua a rappresentare nel nostro Paese uno stato di emarginazione degli ultimi.

A chi vuol costruire nuovi e sempre più grandi istituti penitenziari, la Camera Penale di Catanzaro suggerisce di rivedere le proprie idee, magari dopo aver fatto una visita nei gironi di quell’inferno chiamato carcere, e rivolgere, così, il proprio sguardo a percorsi alternativi alla pena detentiva carceraria, quali ad esempio l’esecuzione penale esterna e la giustizia riparativa.
In queste condizioni la pena, nonostante i costanti sforzi di chi (personale direttivo, educatori, polizia penitenziaria, personale sanitario etc..) quotidianamente opera negli istituti, è ancora vendetta sociale, non avendo nulla di concretamente riabilitativo.
Il monito è alla politica, agli attori della giurisdizione, alla gente: dimenticare i detenuti vuol dire non credere nella speranza di una società migliore.