Il cantante neo melodico nipote del boss anima la festa di 18 anni di un catanzarese

L’opinione pubblica si divide tra ilarità ed indignazione, ma esiste un punto di responsabilità collettiva che non può essere ignorato

Far finta che una cosa non sia accaduta non significa che non sia successa. E non vale brandire il diritto alla scelta e alla libertà quando si vive in una comunità . Ognuno nella vita festeggia come crede e come sa gli eventi che gli capitano, ma se decide di renderli “social”, deve anche mettere nel preventivo la possibilità che qualcuno li giudichi per ciò che vede e per le competenze che gli spettano. Fatte le doverose premesse, è inutile negare che da molte ore impazzano sui cellulari della città i video di una festa di 18anni organizzata nel quartiere Pistoia. Con tanto di particolari, dalla scelta del vestito del festeggiato alla “passeggiata in musica”, fin sotto casa di una persona detenuta ai domiciliari che viene invitata a lasciare la sua abitazione. Fin qui, se qualcosa costituirà reato lo decideranno le autorità competenti.

C’è però una linea oltre la quale la libertà altrui trova un limite nel fatto di vivere in una comunità. Ed in questo caso si tratta dell’ospite che anima la festa. Un cantante neo melodico di origine catanese già resosi famoso per aver inneggiato ad un parente boss rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. Per molto meno lo scorso anno una cantante di origine crotonese fu attaccata da ogni dove. Ecco che qui finisce la libertà entro la quale ci si può muovere e le inizia la responsabilità collettiva. Perché quello che è accaduto domenica pomeriggio nel quartiere Pistoia riguarda tutti in questa città. Riguarda chi si è cimentato in fallimentari politiche di integrazione, riguarda la politica degli ultimi 40 anni, riguarda un’opposizione spesso demagogica e strumentale, il mondo della scuola e della chiesa. Perché a furia di far finta che le cose non accadono, poi quando succedono ci si mostra ilari in maniera inopportuna, falsamente inconsapevoli, ipocritamente impotenti, e pronti a delegare.

Il tempo della delega delle responsabilità è finito. E questo vale anche per gli elettori che nella delega oggi sono chiamati a fare una scelta. Oggi tutti sanno cosa è accaduto in una domenica d’agosto nel quartiere Pistoia di Catanzaro e, quando anche non ci dovesse essere reato, c’è una cosa che viene prima del codice penale, la morale comune la cui tutela è responsabilità è di tutti.