Monsignor Bertolone: “Catanzaro, svegliati guarda lontano”

La lettera di commiato dell'Arcivescovo:"Oggi mi congedo da Voi, con i quali ho lealmente collaborato per la difesa dei beni comuni e, in particolare della legalità e della giustizia"

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Carissimi, mentre lascio il servizio pastorale nell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, ripeto, adattandolo, quanto, domenica 12 settembre 2021, papa Francesco ha detto ai giornalisti accreditati sul volo da Roma a Budapest: «Questo volo ha un po’ il gusto del congedo». “Duc in altum – Prendi il largo” (Lc 5,4), ripete Gesù oggi a me, come ad ogni Vescovo e a ciascuna Comunità diocesana. È questo, nel giorno del congedo e dello A-Dio, il momento favorevole per un nuovo slancio spirituale e pastorale, non velleitario, ma basato sulla forte e profonda esperienza della Grazia, da vivere intensamente nell’anno giubilare in ricordo dell’istituzione della Cattedra episcopale nella nostra città.

Oggi mi congedo da Voi, con i quali ho lealmente collaborato per la difesa dei beni comuni e, in particolare della legalità e della giustizia, nella comune costruzione della civiltà umana nella nostra amata Calabria. Vi ringrazio per le tante forme di vicinanza che avete voluto mostrare non soltanto alla mia povera persona, ma all’ufficio che, in nome di Gesù Cristo, ho svolto in questi dieci anni nel nostro territorio. “La vita è sogno” la più famosa tra le commedie di Pedro Calderón de la Barca può fungere da sigla del nostro A-Dio: il sogno di una società più giusta, più amica della natura, senza mafie, né corruzione e né sopraffazioni, capace di un abbraccio collettivo, di un annuncio di misericordia a chi sconta pene in carcere, rimettendo al centro di tutto passione, lungimiranza, soluzione dei problemi e politica seria. Ci sono i sogni soltanto onirici e i sogni profetici, quelli che lo Spirito Santo invia per prefigurare un cambiamento.

Ecco il sogno e la speranza profetica per i nostri tempi qui in Calabria: costruire un’altra società fondata sul rispetto e l’aiuto reciproco, sulla speranza per i giovani e sulla consolazione per gli anziani e gli emarginati. Ed i cattolici, che non debbono fare solo gli spettatori o le comparse, continuino a dare, come mi sono sforzato di fare anch’io con le mie umili e quasi nulle possibilità, il loro contributo, sprigionino le energie umane e spirituali migliori da offrire come forma di servizio non solo agli italiani, ma all’Europa e al mondo, dal momento che noi cristiani, vescovi, preti, consacrati e laici, viviamo non fuori, ma dentro la città. In questo senso, facciamo politica. Del resto, come ha scritto papa Francesco per la Giornata della pace 2019: “La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro  la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”.

Mentre vado via, mi ritornano in mente, uno ad uno, i volti delle donne e degli uomini dei più svariati settori, con i quali sono entrato in contatto, a partire dai collaboratori più stretti di Curia, in particolare il vicario giudiziale e i membri dell’équipe formativa del Seminario minore arcivescovile. In primo luogo, ripenso ai volti carissimi dei confratelli arcivescovi e vescovi, sia titolari che emeriti, con i quali ho condiviso la leale collaborazione per la progettazione pastorale regionale nella Conferenza Episcopale Calabra. Inoltre, ritornano in mente i volti dei sindaci di Catanzaro e Squillace) il dott. Abramo e dott. Muccari, i volti di , sindaci e amministratori di ogni livello, che portano la “croce” del servizio alla loro città. A tutti, quelli di ieri e di domani ripeto: lavorate per Catanzaro e per i paesi dell’hinterland arcidiocesano. Con i miei confratelli Vescovi e Arcivescovi, abbiamo già scritto: «La Calabria va continuamente liberata da mali antichi, e curata in modo nuovo, perché le realtà sofferte nei vissuti di ognuno sembrano scendere dai campanili delle nostre Chiese e versarsi sulle coste dei nostri mari, metafora di un continuo ritorno, nelle distese di argilla: metafora di movimenti sempre franosi, di scontro con l’asperità dei monti, simbolo della durezza della nostra storia. Questa nostra terra, segnata da grandi contraddizioni e contrasti, ha bisogno di risanare, con una terapia intensiva, l’azione amministrativa e politica, puntando a curare quei mali che non hanno più l’ossigeno di respiro verso il bene comune; di debellare la sempre vegeta preoccupazione degli interessi privatistici, per come le cronache degli ultimi tempi ci raccontano».

E tu, Catanzaro, città amata, per questi dieci anni di episcopato residente, alla vigilia di una nuova tornata elettorale, svegliati! Guarda lontano, e riconquista il tuo storico ruolo di raccordo tra culture e poteri. Scegli per tua guida politica soltanto chi si mostra disinteressato, disposto a mettere a servizio di tutti serietà, preparazione professionale, dedizione e generosità. Vado altresì ripensando ai volti del Prefetto dottoressa Maria Teresa Cucinotta per la leale collaborazione a quelli dei responsabili delle forze dell’Ordine: il questore dott. Mario Finocchiaro, il Generale di brigata della GdF Guido Mario Geremia per la delicata attenzione ed il Generale di brigata Andrea Paterna, comandante della Legione dei Carabinieri, il capo della Squadra Mobile, della Polizia Stradale, e di quanti ogni giorno soprintendono alla nostra sicurezza. Grazie dal profondo del cuore. Saluto e ringrazio, il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri ed il procuratore aggiunto vicario della Repubblica, Vincenzo Capomolla: con la loro solerte, instancabile e indipendente attività investigativa, cercano di frenare sul nascere l’attecchimento della zizzania criminale, mafiosa e corrotta, che attossica il buon campo della città e della provincia, corrodendone il grano e frutti buoni, il presidente della Corte d’Appello, i direttori degli Istituti Penitenziari “Ugo Caridi e Silvio Paternostro”, i responsabili dell’Esercito Italiano, dei Vigili del Fuoco, della polizia Municipale, delle associazioni di volontariato di ogni ramo. Il mondo della prevenzione dei reati, delle giuste e legittime sanzioni a chi sbaglia non mi fa dimenticare i volti di coloro che hanno sbagliato e sono in condizione di privazione della libertà personale.

Saluto i carcerati e le carcerate, e vi ripeto ancora: è sempre possibile cambiare vita. Saluto i cappellani delle carceri che con amore e sacrificio offrono il loro servizio per aiutare i carcerati al cambiamento radicale di vita. Saluto i dirigenti, medici, paramedici, infermieri, personale ausiliare degli ospedali, ringraziandoli per quanto fanno a beneficio degli ammalati, unitamente ai cappellani che non cessano mai di stare accanto a chi soffre, soprattutto in questo tempo di pandemia. A tutti rivolgo un affettuoso saluto, pregate per me come io continuerò a fare per voi. Un saluto al Magnifico Rettore, e quanti si adoperano per la crescita intellettuale dei giovani.

Rivedo poi i volti dei giornalisti e degli operatori della comunicazione, che ringrazio per la cortese attenzione alle scelte pastorali del Vescovo e della Conferenza Episcopale Calabra. In particolare, ringrazio i direttori del Quotidiano del Sud, della Gazzetta del Sud che dal novembre 2007 ospita una mia breve riflessione settimanale”, ringrazio anche i responsabili e gli addetti delle testate online regionali e locali ed in particolare (Corriere della Calabria, Catanzaroinforma, Nuova Calabria) per catanzaresità molto attente alle questioni del nostro territorio.

Rivedo, saluto, ed assicuro il mio ricordo verso i volti dei vecchi e dei nuovi poveri, a motivo della pandemia sanitaria, che sono venuti a bussare alle porte dell’Episcopio e delle strutture Caritas. Non mi sfuggono, infine, i volti di tutti coloro che a diverso titolo il Signore ha messo sul mio cammino. Ognuno è stato per un appello dall’alto, una sollecitazione a riconoscere i segni dei tempi, un invito a ricordare che, sulle orme del Pastore bello, esisto soltanto per asciugare qualche lacrima, incoraggiare gli sfiduciati, testimoniare, con umiltà, la nostra fede.

A tutti il mio cordiale e grato saluto

Vincenzo Bertolone

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