Petrusinu Ogni Minestra: Se la Chiesa non si ribella alle prepotenze e alle vessazioni, chi è tenuto a farlo?

I fatti illustrati hanno contribuito ad accentuare in noi “petrusiniani” il convincimento che nelle massime cariche istituzionali cittadine dovrebbero confluire persone nate lontano dalla Calabria e che nemmeno abbiano già avuto esperienze in altri centri calabresi

Dopo la triste dipartita del Vescovo Emerito Monsignor Antonio Cantisani, un’altra tegola si è abbattuta sulla Curia catanzarese: le inaspettate dimissioni dell’arcivescovo metropolita Vincenzo Bertolone. La comunità catanzarese ha accettato, anche se con dolore, la scomparsa di Mons. Cantisani essendo volontà del Divino, ma è rimasta basita per l’abbandono anticipato di Mons. Bertolone, che lascia una ferita aperta difficile da rimarginare. Eppure bastava stringere i denti ed aspettare altri due mesi per raggiungere (a novembre di quest’anno) una normale data di collocamento a riposo ed invece ecco a sorpresa l’abbandono in anticipo. La nostra associazione rispetta comunque la decisione presa, dal momento che rientra nell’inviolabile sfera personale. Tuttavia, i dubbi sulle reali motivazioni di tale abbandono reclamano una chiarezza che la comunità avrebbe diritto di avere. Quindi, noi iscritti a “Petrusinu”, ci siamo limitati solamente alla lettura del discorso di commiato del Vescovo dimissionario, tralasciando il resto. Nel fare ciò, ci siamo, però, imbattuti nell’invito rivolto dal congedante ai catanzaresi : “Catanzaro, svegliati e guarda lontano”. Un consiglio che si potrebbe solo accettare ma che invece merita una valutazione più approfondita! E’ quanto si legge in una nota stampa dell’associazione Petrusinu Ogni Minestra a firma di Amedeo Chiarella. 

Noi, come altri a cui premono le sorti di Catanzaro, abbiamo cercato, rimanendo sempre svegli, di guardare addirittura oltre l’orizzonte ma…
La Chiesa catanzarese, a guida Bertolone, poteva dare un prezioso contributo e suonare la sveglia a tempo debito, ma in effetti così non è stato poiché è rimasta indifferente anche di fronte a problematiche importanti! Siamo pervenuti a questa determinazione dopo che con la nostra mente abbiamo ripercorso in un baleno le tappe più significative dell’Arcivescovo Bertolone sin dal suo insediamento avvenuto il 29 maggio 2011. Una data da incorniciare per il nuovo Vescovo che venne accolto da una folla oceanica per come abbondantemente riportato dalla stampa dell’epoca. I fedeli catanzaresi, in quel frangente, forti del bagaglio di gioiosità e operosità, per aver fatto il pieno, durante la precedente mirabile esperienza di Monsignor Cantisani nella Diocesi, da subito hanno riposto la speranza di una preziosa continuità nel Vescovo agrigentino. Insomma c’erano tutte le premesse per un avvenire sempre migliore di tutta la comunità cittadina e, quindi, scevro da qualsiasi delusione. Se a consuntivo le cose sono andate in maniera diversa la responsabilità va ricercata certamente altrove.

Per avvalorare quanto detto, citiamo che nel decennio di episcopato di Mons. Bertolone i cittadini catanzaresi gli hanno sempre espresso la propria vicinanza che di anno in anno veniva suggellata dalla straordinaria e massiccia partecipazione a tutti i Venerdì della Settimana Santa, durante la suggestiva processione della “Naca”. Rammentiamo la puntuale soddisfazione per la “festa di popolo” espressa a conclusione di ogni processione dai microfoni da parte del Vescovo, ora dimissionario. In una circostanza, è venuta, da fuori regione, un’emittente televisiva che ha divulgato con successo in mondovisione l’appuntamento pasquale religioso di scena in Catanzaro. Pertanto, si ribadisce che i catanzaresi, quando chiamati, non si sono mai tirati indietro, neanche quando si sono verificati due episodi spiacevoli e poco chiari: quanto di sconcertante avvenuto nella Basilica dell’Immacolata prima e nella Chiesa del Monte dei Morti dopo (non dimentichiamo lo strano e deplorevole comportamento dei Cappucini).
Nonostante il cuore gonfio di tristezza ed amarezza nessun fedele, anche il più riottoso, ha continuato a mettere il dito nella piaga, o meglio nelle piaghe. Comunque, tirando le somme, affermiamo che, a nostro modesto parere, per svegliarsi e guardare lontano bisognerebbe prima coprirsi le spalle assicurando alla città a tutti i livelli una classe dirigenziale di spessore e capace di difendere fino allo stremo la collettività che viene ad essa affidata. Non possono passare inosservati e non si possono accettare le spoliazioni, le sottrazioni, i ridimensionamenti che hanno flagellato la città di Catanzaro, capoluogo calabrese, la quale con indiscussa dignità e compostezza ha continuato ad andare avanti.

Mentre Catanzaro subìva, da parte di madrine e padrini di turno, soprusi di ogni genere, fra la completa indifferenza della Chiesa locale, sia in Sicilia che in Calabria alcuni Vescovi, a cui va il nostro plauso, sono scesi in piazza ognuno accanto al proprio popolo per affiancarlo nelle lotte e nelle rivendicazioni dei propri territori. Va sottolineato, a tale proposito, che i giornali locali hanno sempre riservato un ampio spazio alla Curia Catanzarese e soprattutto al Vescovo ma negli innumerevoli articoli che si sono susseguiti, tutti di natura religiosa, non c’è traccia alcuna di indignazione per il trattamento riservato alla nobile città di Catanzaro.
Ergersi a Capo-popolo, pur essendo un uomo di chiesa non è scandaloso specialmente quando si calpestano quotidianamente i diritti di una intera comunità. Se la Chiesa non si ribella alle prepotenze e alle vessazioni, chi è tenuto a farlo?
I fatti illustrati hanno contribuito ad accentuare in noi “petrusiniani” il convincimento che nelle massime cariche istituzionali cittadine dovrebbero confluire persone nate lontano dalla Calabria e che nemmeno abbiano già avuto esperienze in altri centri calabresi.

Non a caso, la Calabria (e non il Sud) da sempre è simbolo di arretratezza. E molte volte sembra che alcuni personaggi siano collocati appositamente in determinati posti di prestigio per instaurare o favorire una situazione stagnante!