“Catanzaro, uno spazio vuoto dove tutto è mafia”. Le parole riportate dalla Boccasini che fanno tremare la “borghesia”

Nel libro del magistrato un intero capitolo è dedicato a Catanzaro

Sono tre le pagine che Ilda Boccassini, procuratore di Milano, e autrice del libro la Stanza numero 30, dedica a Catanzaro. Lo fa nel capitolo numero 26 intitolato “Ndrangheta & Co” che inizia così ” Tutte le indagini hanno riscontrato al presenza di figure riconducibili al paradigma della “borghesia mafiosa” e dimostrato chw nessuna categoria professionale è risparmiata da tali presenze, che di volta in volta assumono il volto di imprenditori, notai, commercialisti, medici, appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati, avvocati, funzionari pubblici di alto grado, uomini politici”(…).  Subito prima poi di entrare nel merito del capoluogo di Regione la Boccassini scrive “Sa cosa è la zona grigia? la descriveva Primo Levi nel suo libro  I sommersi e i salvati”: E’ l’ibrido dai contorni mai definiti, che separa, lega e congiunge i due campi dei padroni e dei servi”. 

E poi arriva pagina 330. Quella in cui il magistrato parla di una lettera anonima che ricevette nel 2012 in cui, profeticamente forse, si annunciava quanto sarebbe accaduto da lì ai giorni nostri.

Non c’è motivo di dubitare che la lettera sia vera e sia davvero anonima, resta lo stupore perchè quanto narrato e riportato da Ilda Boccassini, è quanto ci siamo abituati a leggere in questi anni nelle diverse ordinanze di operazioni come Rinascita Scott, Basso profilo, Farmabusiness. O in quelle di più recenti operazioni di polizia mirate a sgominare il mercato della droga gestito dai Rom.

Da “La stanza numero 30” di Ilda Boccassini capitolo 26 pagine da 330 a 332

“Penso che l’ambiente sia migliorato rispetto a venti o trent’anni fa, ma che sia ancora troppo inquinato e tossico per una serena convivenza civile. Non mi ha stupito, quindi, ricevere nel gennaio 2012 da un calabrese, che ha preferito non firmarsi, una lettera che mi ha commosso:

La storia di una città che rappresenta uno spazio vuoto

Catanzaro. Questa è la storia di una città che rappresenta uno spazio vuoto. Qui non è come altrove, qui sono tutti la stessa cosa. Allora può accadere che un noto avvocato, amico di un colonnello dei carabinieri, ascolti le intercettazioni. Può accadere che di queste se ne faccia uso per ricatti o per affari. Affari sporchi? Non si sa, in questa città l’illegalità è un’istituzione. Qui può accadere che non si arresti nessuno che conti da mezzo secolo.

Non si capisce cosa sia la mafia, semplicemente perché la mafia è tutto.

Ogni tanto, per fare apparire che qualcosa si muove, mettono dentro un po’ di “zingari, colpevoli, ma è il male minore. Il risultato è che non si capisce cosa sia la mafia, semplicemente perché la mafia è tutto. La città in cui un notaio trucca esami all’università, presta soldi a usura, traffica opere d’arte false e poi a lui stesso viene chiesto di autenticarle.  Il tutto usando personaggi a lui vicini e facendo gravitare nel suo studio “i cutresi”. E poi magari gli vengono riservati consensi per mecenatismo artistico. Un notaio sa quante società aprire e chiudere con intestazioni famigliari e satelliti. Basterebbe osservare tutte le società a lui satellite.

I salotti di questo avvocato, di quel notaio o dell’uomo politico sono riempiti dalla città “bene”, imprenditori e giudici compresi

Un uomo politico si accompagna con galeotti e loro fanno la campagna elettorale, la impongono più che altro. Il grave è che non esiste il resto. I salotti di questo avvocato, di quel notaio o dell’uomo politico sono riempiti dalla città “bene”, imprenditori e giudici compresi. Coloro i quali non sono invitati aspirerebbero a esserlo. In un angolo qualche cittadino terrorizzato e povero, taciturno e con addosso il male incurabile di vivere. Grazie procuratore, grazie di tutto. Ma questa è una città priva di spiragli di legalità. Qui i bagliori di luce non arrivano, e lei, comprendo, non può fare tutto. Buon lavoro”

E la magistratura? Solo pochi mesi fa, nel dicembre 2019, a Catanzaro è stato indagato e rimosso dall’incarico per accuse di corruzione il collega Vincenzo Luberto, uno dei vice e braccio destro del procuratore Nicola Gratteri

“Catastrofismo? Forse. Difficile stabilirlo a mille chilometri di distanza ma, da quello che si legge, direi che non molto è cambiato, se solo pensiamo alla politica, rimasta inefficiente e litigiosa, o alla sanità, commissariata per infiltrazioni mafiose in quasi tutte le province. E la magistratura? Solo pochi mesi fa, nel dicembre 2019, a Catanzaro è stato indagato e rimosso dall’incarico per accuse di corruzione il collega Vincenzo Luberto, uno dei vice e braccio destro del procuratore Nicola Gratteri, addirittura incaricato di coordinare le inchieste antimafia. La vicenda giudiziaria farà il suo corso, ma è certo che, ancora una volta, l’Associazione magistrati, almeno in sede locale, non ha ritenuto di prendere una posizione precisa né ha colto l’occasione per avviare una seria e pubblica riflessione sulla categoria, particolarmente necessaria in un territorio così martoriato. Peraltro, il caso Luberto non è stato il solo campanello d’allarme dello “sfilacciamento etico dell’ordine di cui ho fatto parte per oltre quarant’anni, perché tra Puglia e Sicilia altre toghe sono finite in manette accusate di reati infamanti. Ho imparato da tempo a essere realista: e quello che vedo, leggo e sento continua a non piacermi”

(La copertina del libro è tratta dal sito web Edizioni Feltrinelli. Le parole riportate sono interamente tratte dal capitolo 26 del libro)