Sgarbi: “Pittelli in carcere per una lettera è forma di tortura”

In un intervista al "Corriere della sera" Vittorio Sgarbi commenta il caso dell'ex parlamentare: "Nei suoi confronti solo accuse fumose"

“Arrestare Pittelli per una lettera è un’enormità, la misura di una forma di prepotenza, una forma di tortura applicata dai magistrati, che dai domiciliari mettono in carcere una persona per punirla, quando il carcere dovrebbe rieducare”.

Così, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, Vittorio Sgarbi, in merito al caso di Giancarlo Pittelli, l’ex parlamentare di Forza Italia imputato per associazione mafiosa nel processo Rinascita Scott, tornato in carcere per aver scritto una lettera con una richiesta d’aiuto alla ministra per il Sud, Mara Carfagna.

Per Sgarbi, nei confronti di Pittelli ci sono “accuse fumose, frutto di ipotesi senza prove, in spregio a ogni principio di civiltà giuridica. Ecco perché mi domando: se Pittelli dovesse uccidersi cosa farà la giudice Brigida Cavasino?”.