Covid 19, l’odissea di una donna: nuova variante, vecchi problemi

Ritardi e mancate risposte rendono più difficile la sfida per vincere il virus

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Omicron sarà pure una variante nuova ma, i problemi burocratici e organizzativi sono i medesimi da quattro ondate pandemiche a questa parte.

Sono tante le storie che ogni giorno arrivano alla redazione di Catanzaro Informa. E sono molte le persone come la signora Marinella, 60 anni, di Catanzaro, ammalata di Covid dal 30 dicembre e completamente abbandonata a se stessa. Lei e la sua famiglia.

Giorni addietro la donna comincia a sentirsi poco bene, riconosce nei sintomi le prime avvisaglie del virus e si sottopone privatamente a un test molecolare che ne conferma la positività. Avvisa immediatamente il suo medico curante il quale avvia la “procedura”… «Da quel momento il silenzio totale» racconta la signora che, da cinque giorni vive segregata nella sua camera da letto, con il terrore di contagiare il marito invalido. Ha la febbre, i dolori e la tosse e l’unica medicina che prende è la Tachipirina perché «non so che altro fare» dice. Marinella contatta l’Asp. L’asp le dice di chiamare l’Usca di Catanzaro e le dà un numero al quale, da cinque giorni, non risponde nessuno.

«Come farò a guarire?» si chiede la donna. E ancora: «Possibile che neppure uno si sia degnato di farmi una telefonata per dirmi cosa devo fare o, per controllare che io sia realmente a casa in isolamento? Non è che questa totale assenza di controllo aiuti a combattere la pandemia, anzi: è al corrente di quanta gente, proprio perché sa di non essere sorvegliata si fa bellamente i fatti suoi?! – dice -. I medici curanti fanno quello che possono e io il mio lo posso solo ringraziare».

A dare una mano a Marinella in questo difficile momento, oltre alle figlie, una vicina che fa loro la spesa e gliela lascia davanti alla porta di casa. Per il resto, il vuoto. Pure la spazzatura in camera da letto si deve tenere la poveretta, dal momento che nessuno è andato a ritirargliela.

«Non si può gestire così una pandemia. Dobbiamo dirlo: viviamo nel Capoluogo dell’apparenza, dove regna l’arroganza, l’indifferenza e l’ignoranza di chi ha strafatto per occupare le poltrone in alto, infischiandosene del resto. E questi sono i risultati».

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