Inaugurazione anno giudiziario, Talerico: “Ipotizzare una estensione dei reati oblabili”

Il presidente dell'Ordine degli avvocati : In Calabria occorre, ancora, procedere allo smantellamento degli apparati deviati, di quelli collusi e di quelli che con la ndrangheta fanno affari.

Riceviamo e pubblichiamo

Antonello Talerico

DISCORSO DEL PRESIDENTE DELL’ORDINE DISTRETTUALE DI CATANZARO 

I SALUTI

Saluto innanzitutto a nome dell’Avvocatura dell’intero Distretto, che mi onoro di rappresentare, il Presidente della Corte di Appello dott. Introcaso ( che ringrazio pubblicamente per quanto fatto in questi anni per il nostro Distretto, tra i più grandi e importanti d’Italia e, dove negli anni  ’60 venne celebrato il primo processo contro la ndrangheta e che continua ad essere una delle sedi più difficili per numero e tipologie di affari e crimini da gestire),  il Procuratore Generale dott. Lucantonio, il Procuratore della Repubblica dott. Gratteri, il Presidente del Tribunale di Catanzaro dott. Palermo, il rappresentante del CSM e del Ministero della Giustizia, a quest’ultimi due rappresentanti chiedo di ricordare nelle relazioni future anche l’Avvocatura che certamente nel sistema Giustizia ha un ruolo centrale, ma che spesso non viene neanche citata.

Saluto i Colleghi Presidenti degli Ordini del Distretto di Catanzaro.

Saluto il Presidente della Camera Penale di Catanzaro, Avv. Valerio Murgano.

Saluto l’Avvocatura distrettuale dello Stato e tutte le autorità politiche, civili, religiose e militari intervenute.

IL DISCORSO

Come ogni anno siamo costretti a registrare le difficoltà del sistema giudiziario, anche per l’incapacità di riformare in maniera organica un apparato che oramai è collassato da tempo, anche tenuto conto della recente relazione sullo stato della Giustizia resa in Parlamento dal ministro della Giustizia.

Del resto, non abbiamo mai avuto un vero progetto di riforma del processo penale e di quello civile nella loro globalità, anche in considerazione dell’avvicendarsi delle varie maggioranze parlamentari che hanno cancellato spesso parte del lavoro del Governo precedente ed adottato soluzioni disorganiche e disancorate dalle vere esigenze organizzative, salvo complicare l’accesso alla Giustizia. Abbiamo ancora tanti processi per gravi reati che vengono definiti anche a distanza di anni rispetto all’epoca della presunta commissione del fatto-reato e, quindi lo Stato giunge ad applicare una sanzione in ritardo e spesso quando l’imputato magari si è già da tempo affrancato dal suo mondo criminale e la sanzione punitiva rischierebbe di non soddisfare più neanche la stessa vittima del reato, piuttosto si rischierebbe con la carcerazione tardiva di reinserire il condannato nuovamente nel circuito criminale.

Sia ben chiaro che riteniamo giusto che un imputato colpevole venga condannato anche nel più breve tempo possibile. Ma è anche giusto che un imputato innocente venga processato ed assolto nel più breve tempo possibile, poiché in quei lunghi anni di durata del processo vengono distrutte le vite di molte persone, non solo quella dell’imputato, ma anche quelle dei propri familiari e di tutti coloro che sono a diverso titolo coinvolti, anche emotivamente, nella vicenda endoprocessuale.

Del resto, il 40% circa delle sentenze di condanna di primo grado, vengono poi riformate nel giudizio di appello, così ben comprendendosi come un processo per una persona innocente possa tradursi in un vero proprio calvario, anche per l’isolamento sociale e mediatico che spesso compromette anche gli affetti e la propria carriera lavorativa o politica. Occorrono riforme che consentano di avere una giusta punizione dei colpevoli ed il risarcimento delle vittime o dei familiari nel più breve tempo possibile.

Un processo penale che intervenga in tempo utile e, qui penso ad esempio ai reati che si consumano anche nelle strette mura familiari, ai reati contro la persona in generale, la cui impunità costituisce un vero e proprio crimine contro l’umanità e un totale fallimento della del sistema giustizia che abbandona proprio i soggetti più deboli ed indifesi.

Siamo abituati oramai alle riforme del processo fondate e generate da compromessi politici per gli equilibri di coalizione o di partito, anziché a riforme organiche in risposta alle effettive esigenze della domanda di giustizia.

Avremmo dovuto abrogare molte ipotesi di reato, ed invece ci siamo ritrovati dinnanzi ad un coacervo di nuovi reati costituenti duplicati di fattispecie già esistenti, ed un disordinato inasprimento delle pene che, però, spesso non trovano applicazione proprio per la lentezza del processo e, per la inevitabile prescrizione del reato (il cui termine per buona parte spesso decorre quando ancora sono in corso le indagini preliminari).

Ciò è avvenuto perché ci siamo concentrati più sulla astratta applicazione della pena e sulla pressione mediatica delle orde populiste in preda all’istinto e, non già sulla finalità reale del processo che è quella di rendere Giustizia, con ciò eludendo la stessa funzione giurisdizionale. Del resto, il 90% dei giudizi viene trattato in dibattimento (solo il 10% circa con i riti alternativi), ciò rende impossibile la trattazione tempestiva di tutti i processi.

Ecco perché dovremmo ipotizzare una estensione dei reati oblabili (in particolare per tutti quei reati di scarsa offensività), ed introdurre nuovi strumenti di negoziazione della pena e nuove forme e modalità di risarcimento del danno in favore delle vittime o dei loro familiari. 

Queste disfunzioni sempre più gravi del sistema processuale ed il senso di frustrazione del cittadino hanno trasformato quella che era una semplice sete di giustizia in una pericolosa fame di giustizialismo.

Dinnanzi a ciò la magistratura deve anche sopportare l’ulteriore peso mediatico di dover dirimere lo scontro e la rabbia sociale, a volte anche giustificata, in quanto la percezione del cittadino è quella oramai di un sistema di giustizia incapace o corrotto.

In Calabria occorre, ancora, procedere allo smantellamento degli apparati deviati, di quelli collusi e di quelli che con la ndrangheta fanno affari.

Occorre ripulire gli apparati politici e gli ambienti più a rischio infiltrazioni come in ambito sanitario ed in quello degli appalti, SENZA PERO’ DOVER SACRIFICARE QUALCHE INNOCENTE.

Anche la recente riforma del processo civile non ha consegnato soluzioni deflattive e migliorative del sistema.

Anche sulle ADR e, quindi sui sistemi alternativi di definizione del contenzioso la riforma è un vero disastro.

Non si determinano le condizioni per agevolare e favorire le procedure arbitrali e addirittura con la negoziazione assistita si consente di disciplinare i rapporti con la prole, ma non si consente, con lo stesso documento e con lo stesso professionista, di disciplinare le sorti degli immobili.

Il timore è che per ridurre l’arretrato si possa sconfinare nella giustizia sommaria. Non vorremmo, poi, che l’Ufficio del processo si traducesse in una sorta di sezione stralcio mascherata, con tanti e troppi nuovi precari e poche stabilizzazioni. Resta però ancora che la durata media di un processo civile in Calabria supera la durata media nazionale ed allontana sempre più il cittadino dal sistema Giustizia, non solo per l’incertezza sulla durata del processo, ma anche sull’esito del giudizio, anche per un potere sempre più affievolito della funzione nomofilattica della Cassazione.

Tale è la durata del processo civile che per il cittadino diventa indifferente financo una eventuale vittoria, per la difficoltà (se non impossibilità) a distanza di anni di dare esecuzione alla sentenza per la perenzione dei beni oggetto di interesse o ad esempio per l’incapienza patrimoniale del debitore che medio tempore si sarà spogliato di ogni bene. A volte paradossalmente sono le stesse parti originarie del processo a venir meno a distanza di anni.

TRIBUNALE DISTRETTUALE DI CATANZARO.

Un breve cenno deve essere fatto alla situazione in cui versa il Tribunale distrettuale di Catanzaro, che opera oramai in una situazione emergenziale perenne e, che rischia di implodere per come dichiarato dal Presidente del Tribunale di Catanzaro dinnanzi la Commissione Antimafia.

Sennonchè, allo stato la scopertura è di ben 11 magistrati togati e, quindi sono solo 41 i magistrati su 52 ad essere effettivamente in servizio, numeri questi comunque del tutto inadeguati rispetto ai flussi ed ai carichi di lavoro ed alla natura e qualità degli affari

Pertanto, in ragione di tale deficit di risorse i carichi di lavoro sono oggettivamente tali da mettere in crisi l’organizzazione dell’intero Ufficio, specie alla luce di alcuni maxi processi  che hanno inflazionato le attività dell’Ufficio Gip-Gup, del Riesame e delle misure di prevenzione, con il serio rischio di incorrere in una involontaria quanto pericolosa giustizia sommaria e/o affetta da gravi errori.

Altra condizione che concorre a tale quadro è l’avvicendamento ciclico dei giudici, ciò in quanto molti magistrati applicati presso il Tribunale catanzarese sono per lo più di prima nomina, pertanto spesso una volta maturato il periodo minimo di attività in sede, avanzano istanza di trasferimento per avvicinarsi alle città di provenienza o a sedi lavorative meno disagiate.

A ciò sono conseguiti lunghi periodi di vacatio delle postazioni dei magistrati trasferiti che incidono sull’aumento dell’arretrato e sulla difficoltà di evadere le sempre più numerose domande di giustizia.

Addirittura un magistrato formalmente presente in pianta organica dal 2018 non si è mai insediato presso il Tribunale di Catanzaro, ed il CSM soltanto a distanza di tre lunghi anni ha ritenuto di prenderne atto.

Nel giugno del 2021 il CSM ha, di poi, trasferito ad altra sede (Milano) il Presidente della Sezione Riesame, Appelli e Misure di Prevenzione, lasciando colpevolmente vacante una delle postazioni più delicate ed importanti per l’evasione delle istanze di riesame delle misure cautelari personali, costituenti un carico lavorativo che pesa come un macigno per il Tribunale di Catanzaro in ragione delle numerose misure cautelari richieste specie negli ultimi due anni per alcune importanti operazioni della DDA.

Ecco perché il mancato intervento e la scarsa considerazione e valutazione delle gravi condizioni organiche del Tribunale di Catanzaro, da parte del CSM, rischiano di paralizzare la produttività di uno dei Tribunali più importanti del meridione e, con ciò mettendo in crisi tutto l’indotto giudiziario (dal cittadino, alle imprese, agli studi legali che devono attendere tempi biblici per la definizione dei giudizi).

La situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente i probabili nuovi trasferimenti a seguito di un recente bando, con ciò la scopertura rischia di salire a ben 20 magistrati su 52 previsti in organico.

In tale quadro entrambi i settori civili e penali ne hanno risentito, si sono così ridotti i magistrati giudicanti applicati presso le sezioni civili trasferiti “d’urgenza” per la necessità di coprire le postazioni rimaste vacanti presso la sezione Gip-Gup ed al Riesame.

Ciò come era inevitabile ha determinato un gravissimo e diffuso rallentamento  delle attività processuali e la stessa produttività  del Tribunale distrettuale, con processi anche nel civile che oramai vengono rinviati più volte a distanza di due o tre anni anche per la sola precisazione delle conclusioni (con una durata media del primo grado superiore anche ad anni 8 solo).

Del resto, a fine giugno 2021 nel settore separazioni e divorzi erano ben 4593 i giudizi pendenti; ben 3228 erano i giudizi pendenti nel settore lavoro e previdenza (ove per lungo periodo sono stati in servizio soltanto due magistrati togati, con una durata media dei giudizi di primo grado ben oltre gli anni 4), 2587 giudizi in materia di protezione internazionale e ben 4720 giudizi pendenti presso le esecuzioni mobiliari (altro settore che rischia di mettere in crisi l’economia di un intero territorio per le lungaggini processuali preordinate al recupero dei crediti).

I numeri della Corte di Appello di Catanzaro pur evidenziando una carenza organica perenne, confermano una importante produttività ed una capacità di smaltimento dell’arretrato che consegnano un trend positivo, superiore ai dati medi nazionali.

Detto ciò, dobbiamo ancora una volta denunciare lo stato tragico delle carceri che necessita di una riforma organica, specialmente in tema di carcerazione preventiva, che in uno Stato di Diritto va limitata a casi eccezionali.

Ciò in ragione dei numerosissimi errori giudiziari che annualmente conducono ingiustamente in carcere, ancora, troppe persone innocenti.

Di poi occorre ribadire la necessità di avere un’Avvocatura libera ed indipendente, in quanto troppo spesso oggetto di persecuzione, anche mediatica, in quanto professione che si svolge sul crinale difficile della vicinanza umana all’uomo in errore.

Una indipendenza che va rafforzata essendo la faccia speculare della presunzione di non colpevolezza, evidenziandosi, così, il ruolo fondamentale per l’esercizio del diritto di difesa.

Concludo.

Il sistema Giustizia, a parte la necessità di una vera ed organica Riforma, si regge oggi grazie a quei Magistrati che hanno amato e temuto il potere terribile e formidabile di entrare nella vita delle persone fatalmente legato all’esercizio della funzione giurisdizionale.

E, quindi una Giustizia è ancora possibile per opera di quei Magistrati che hanno cercato di usare quel potere con sapienza, con equilibrio, ma soprattutto con rispetto, avendo ben presente la possibilità che quel potere deve essere usato per rendere Giustizia, per ripristinare la legalità, per dare ragione a chi ha subito un torto.

Poi ci sono però anche quei magistrati che con l’esercizio della giurisdizione poco c’entrano, sono coloro che hanno bisogno degli sponsor, anche per sfuggire a qualche procedimento disciplinare o per fare carriera attraverso cariche di rappresentanza o in qualche Ufficio, quelli che determinano il discredito della intera categoria, la rottura forse irreparabile del rapporto fiduciario con quel popolo in nome del quale viene amministrata la Giustizia e, che sono frutto di spregiudicatezza, insensibilità e della insaziabile ed incomprensibile sete di potere.

Ho voluto concludere il mio intervento citando in parte alcune considerazioni pubbliche  di un magistrato che esercita proprio presso la Corte di Appello di Catanzaro e, che ha avuto quel coraggio che consente ad un Magistrato di fare la differenza, senza limitarsi ad esercitare semplicemente un potere, con l’ambizione di rendere Giustizia e non solo di amministrarla, magari con quel grado di umanità che manca alla società e che manca spesso anche nelle Aule di Giustizia.

Del resto, come scriveva il filosofo Gaetano Filangeri, “la Giustizia mette paura ai colpevoli e lascia andare sicuri gli innocenti”. Buon lavoro a tutti.

 

Il Presidente dell’Ordine Distrettuale di Catanzaro, Avv. Antonello Talerico