Ne uccide più il trattore

Incontro pubblico di Cgil Cisl e Uil a Catanzaro per dire basta alle morti sul posto di lavoro e nei percorsi di formazione degli studenti. “Non c’è più tempo”

“Non c’è più tempo”. Così esordisce la relazione di Salvatore Mancuso, segretario generale di Area vasta Cisl, all’incontro che i tre sindacati confederali hanno dedicato alla Casa delle Culture di Catanzaro alle morti sul lavoro, chissà perché qualcuno si ostina a chiamarle ‘morti bianche’ quando sono una delle macchie più scure della Repubblica fondata sull’obbligata circostanza che le provoca.

Generico febbraio 2022

“Non siamo disponibili ad attendere oltre nel contare i lavoratori e gli studenti morti sul lavoro e durante l’esperienza formativa in azienda. Occorre intervenire subito con provvedimenti in grado di fermare la strage”. Cgil Cisl e Uil si sono mobilitati per fare sentire ancora una volta la loro voce nelle due direzioni che contano: verso i lavoratori e verso la politica, seguendo in questo il monito elevato a chiare lettere dal presidente Mattarella nel secondo discorso di insediamento, inserendolo a pieno titolo nel più ampio appello alla dignità. Risuonano più volte nel corso della mattinata i nomi di Lorenzo e di Giuseppe, i due giovanissimi morti durante il loro approccio formativo al lavoro, ultimi a uscire dal triste anonimato che spesso confina le cronache degli incidenti nelle casistiche crude che già da sole dicono tanto, ma non tutto.

“Ogni 15 secondi nel mondo muore una persona – scandisce Mancuso -, ogni 15 secondi nel mondo 153 lavoratori hanno un incidente nel posto di lavoro. In Italia nel 2021 sono stati 1400 i lavoratori morti nello svolgimento delle attività (una cifra superiore di qualche centinaio rispetto alle cifre ufficiali, ndr), qualcosa in più delle statistiche Inail che non intercettano il lavoro nero, e di questi 695 avvengono in itinere, nel tragitto casa-occupazione, un incremento del 18 per cento sull’anno precedente, un dato importante considerato che in epoca Covid l’attività complessiva è diminuita. L’Osservatorio indipendente che se ne occupa ha calcolato che dal 2008 a oggi, i morti sul lavoro sono aumentati dell’8 percento. Eppure in questi anni sono stati spesi molti soldi in più nella sicurezza. Nel 2021 l’Inail ha ricevuto 1216 denunce per infortuni sul lavoro, anche se mancano i dati di dicembre, considerando che molti lavoratori non sono assicurati con l’ente, a parte il vasto mondo del nero. La categoria con più decessi è l’agricoltura con il 30 per cento dei casi. Ben tre su quattro  di questi sono causati dallo schiacciamento col trattore, l’edilizia segue con il 15 per cento, nella maggiora parte per caduta dall’alto, con larga rappresentanza dei lavoratori in nero, soprattutto nelle nostre realtà. L’autotrasporto rappresenta il 10 per cento dei morti, l’industria il 5, con differenze notevoli tra piccole e grandi imprese. C’è una moltitudine di artigiani e di lavoratori autonomi che perdono la vita lavorando, così come gli appartenenti alle forze dell’ordine e della sicurezza. Per classi di età, gli over 60 deceduti sono il 20 per cento del totale, soprattutto agricoltori, edili, artigiani. Ci sono purtroppo molti giovani che muoiono, segnatamente precari, come ci ha ricordato il caso della Toscana (la ventiduenne Luana D’Orazio in un’azienda tessile di Prato, ndr), decine di giovani che svolgono lavori pericolosi senza una specifica preparazione, con il rischio di venire licenziati se prestano attenzione ai ‘dettagli’ imposti dalla sicurezza sul lavoro. In Calabria nel 2021, 7844 sono stati gli infortuni e 17 i decessi, nella provincia di Catanzaro 1774 e 4 rispettivamente”.

“Dobbiamo porci una domanda – dice a questo punto Mancuso -. Cosa possiamo fare noi, sindacato. La normativa che regola la sicurezza è vasta e complessa. Ci sono aziende che ancora guardano alla sicurezza come a un costo non come a una necessità. Ci sono due aspetti principali su cosa fare. Una è la prevenzione, le misure previste per evitare gli infortuni. L’altra è la protezione, gli strumenti che evitano le conseguenze degli incidenti. La valutazione dei rischi è prevista nel testo unico per la sicurezza che risale al 1980 e dà principi fondamentali, tra questi la valutazione del rischio. Sono codificate in maniera precisa le figure che hanno un ruolo nella sicurezza. Bisogna attuare le informative ai lavoratori, e c’è soprattutto la necessità di formazione. Perché la sicurezza si ottiene tramite un atteggiamento culturale che ingloba le norme e le responsabilità. La formazione è un aspetto fondamentale come prevede la norma, sia per l’imprenditore, per il responsabile della sicurezza, per il lavoratore stesso. I corsi, a carico dell’azienda, devono tenersi nell’orario di lavoro. Le cose vanno fatte bene e non limitarsi agli aspetti più formali, magari svolti on line con scarsa attenzione. Le norme valgono per i dipendenti, ma valgono per i tirocinanti, per gli studenti nel percorso scuola lavoro e valgono per i partecipanti a corsi di formazione e progetto. Anche il lavoratore ha le sue responsabilità, e anche il sindacato. Pensiamo che sarebbe bene parlare di sicurezza ogni volta che svolgiamo assemblee sul posto di lavoro. Ci sono aziende che giustamente fanno vedere i filmati degli infortuni mortali sul lavoro, perché questo lascia le persone sgomente sottraendo gli infortuni mortali, come quelli per ribaltamento del trattore, alla sfera del virtuale facendoli rientrare nella realtà dei fatti” che succedono perché possono succedere, conclude in sostanza il segretario di Catanzaro Crotone e Vibo della Cisl: “chiunque esca la mattina per andare sul posto di lavoro, o per seguire l’esperienza formativa prevista dal percorso studi, deve avere la certezza di tornare a casa”.

Sono seguiti gli interventi di Enzo Scalese segretario generale della Cgil Area Vasta, di Santo Biondo segretario generale Uil Calabria e di Riccardo Saccone, segretario nazionale Slc-Cgil per indicare le proposte normative e di controllo necessarie a colmare insufficienze e ritardi nell’applicare leggi che pure esistono ormai da tempo.