“I tanti crocefissi che stanno morendo con Gesù in questo mondo”

E ancora una volta, in duemila anni, l’ultimo respiro di Gesù sulla croce della stupida cattiveria umana

di Franco Cimino

E adesso facciamo silenzio! Solo per un giorno, questo. Facciamo silenzio, almeno per un’ora. Facciamolo ora. Gesù oggi muore. Non muore soltanto il Gesù Cristiano nella pensosa ritualità della Chiesa di Roma. Muore anche il Gesù umano conosciuto dalla storia dei tempi e riconosciuto da quasi tutta intera l’umanità nel corso del tempo. Muore sulla croce l’uomo veramente esistito, che ha lottato contro i poteri dell’odio tra le genti, della prepotenza dei potenti, della bramosia feroce degli egoisti possidenti. Muore per aver parlato di fratellanza e di giustizia, per l’affermazione dell’uomo in tutta la sua grandezza umana, nella quale vive, quale suo fondamento, la libertà. La libertà, respiro della Vita, che su di essa sempre soffia per renderla viva. Autenticamente umana. Degna di essere vissuta.

Muore sulla croce Gesù, figlio unigenito di Dio, partorito senza dolore dalla Vergine Maria, Sua madre, la donna che con Giuseppe, il padre putativo, l’ha cresciuto tra pene, paure e affanni, come tutte le madri i loro figli. La Donna, colpita dal dolore più atroce, indicibile. Insopportabile. Quello di vedere il figlio morire tra inconcepibili sofferenze senza poter far nulla per impedirlo. Neppure con la preghiera, perché la Verità afferma che fosse compiuta la volontà del Padre che sta nei cieli. Muore, in queste ore, sulla nuova croce piantata con violenza sul Golgota di questo mondo assetato di sangue umano, il Cristo di questa umanità alla deriva. Violata, dispersa, offesa. Nella quale si rinnega non solo Dio, ma l’uomo stesso, la sua delicatezza, la sua bellezza. La sua perfezione, la sua perfetta imperfezione, la imperfezione del suo essere perfetto. Un’apparente distinzione che Dio ha voluto, ( o la Natura per gli atei e gli agnostici) non per superbia o gelosia, che lo rendessero irraggiungibile, ma per dare invece prova della Sua esistenza attraverso l’imperfetta “infinitezza umana” . Chè l’uomo è parte dell’Infinito essendo di questa “ ragione”egli stesso composto. Quest’uomo è crocefisso. Oggi. In queste ore. Sta morendo, tra sofferenze atroci, nella Siria abbandonata, nello Yemen sconosciuto, nell’Afghanistan lasciato in mano ai folli, nell’Africa dell’odio tribale.

Sta morendo nella guerra in terra Ucraina e in tutte le guerre dimenticate. E nella guerra invisibile della povertà estrema. La povertà più diffusa fatta solo di trasparenza. Dei corpi scheletriti. Delle persone non viste lungo il camminare triste nelle strade, nei carrelli quasi vuoi ai supermercati. Non visti nei volti sempre corrucciati e in quelli stanchi delle notte dei pensieri angosciosi. O delle mattinate delle insistenti insicurezze. E delle preoccupazioni per quel fine mese, che per milioni e milioni di famiglie arriva già alla prima settimana. Questo Gesù crocefisso ha il volto dei bambini e dei loro occhi terrorizzati. Ha il coraggio racchiuso nel petto delle madri, lo stesso nel quale raccolgono il pianto dei loro bambini o i corpi straziati dei figli uccisi. Ha l’attesa accorciata dei vecchi, fermati dalla stanchezza sulla via di una fuga impossibile, oppure impietriti in quei sottoscala dell’unica protezione chiamati bunker. Questo Gesù Crocefisso ha la divisa sporca di sangue del soldato mandato a morire nella guerra non sua.

La guerra che non ha voluto contro nemici che non sono i suoi. Ha i volti lisci e lucidi e uguali di ragazzi che si rassomigliano tutti. Nella gioventù che non li distingue e non vorrebbe separarli mai. Ché la giovinezza non è una età, ma una condizione. Alberga nei sogni e nel diritto di poterli perseguire. Realizzare. Nella più grande rivoluzione, la costruzione della Pace. Adesso facciamo silenzio. Nessuna voce, nessuna parola, né gridata, né soffocata. Silenzio. Solo silenzio. Per udire bene il pianto di quei povericristi, il grido disperato delle madri, il respiro affannoso dei vecchi. Il rumore dei carri armati, il passo pesante degli stivaloni sulla terra nuda. I tuoni e i fulmini accecanti dei bombardamenti sulle case, le scuole, le chiese, la povera gente. Facciamo silenzio, per ascoltare l’ultimo rantolo dell’umanità che muore. Nell’uomo crocefisso. E ancora una volta, in duemila anni, l’ultimo respiro di Gesù sulla croce della stupida cattiveria umana.