Anche a Catanzaro una Pasquetta più “libera” tra gite e tradizioni

Dopo due anni di pesanti restrizioni Covid la gente la scampagnata del lunedì dell'Angelo. E non solo

Una Pasquetta che riacquista una ventata di libertà dopo due anni di intense restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. Lo spettro del Covid-19 ancora non si è totalmente dileguato ed i venti di guerra che soffiano dall’Europa non lasciano l’animo sereno, tuttavia il desiderio di una “nuova libertà” riconduce ad una Pasqua da poter trascorrere nella semplicità dell’atmosfera familiare per una festa che, mai come in questo anno, assume un profondo significato. Il lunedì dell’Angelo, detto anche “Lunedi di Pasqua” o ancora “Pasquetta”, riporta all’incontro dell’Angelo con le donne che erano giunte al sepolcro, dunque ancora un importante riferimento religioso, ma ugualmente, come da tradizione, un giorno da dedicare alla famiglia, alle gite fuori porta e ai pic-nic. In molti, vista la diminuzione delle drastiche serrate, hanno scelto il weekend di Pasqua per poter pianificare le partenze, secondo un’indagine di Federalberghi sono circa 14 milioni gli italiani che saranno in viaggio per queste feste pasquali, facendo riscontrare un consistente aumento delle prenotazioni in alberghi, “B & B” e ristoranti.

Generico aprile 2022

Ma saranno ugualmente in tanti coloro che resteranno in città per poi spostarsi nelle vicine località, visto il momento particolarmente critico dal lato economico. Come si sa per i catanzaresi la scelta su dove trascorrere il “Lunedì dell’Angelo” è alquanto semplice, la città infatti permette di andare in tempi brevi sia in montagna, prediligendo ad esempio la Sila, che nella costa adiacente. Se le previsioni atmosferiche, attualmente variabili, daranno la possibilità di restare all’aperto, oltre alla costa catanzarese, le località limitrofe saranno meta di chi vorrà fare una gita fuori porta. Le Castella, Soverato, Pizzo, Tropea, Scilla, i luoghi più gettonati, ma anche le montagne silane, di Buturo o, ancora, delle Serre, sono sempre state punto di riferimento della Pasquetta catanzarese.

Non mancheranno, per chi vorrà ritemprarsi con una camminata salutare, i “trekking” da effettuare in montagna, nelle macchie mediterranee o fra le vie dei singolari borghi calabri. Ma in queste feste vige una parte primaria che è la tradizione dei preparativi dedicati ai menù pasquali, che nel tempo è stata sempre mantenuta. 

Generico aprile 2022

LA TRADIZIONE CHE TORNA NEI PIATTI CATANZARESI

Per far comprendere quanto sia importante la tradizione, è da sottolineare che la stessa riporta a quella “cultura popolare” che rappresenta l’unione di idee, usanze, aspetti religiosi ma anche ciò che si tramanda di famiglia in famiglia, molte volte anche proveniente dal quel mondo rurale che incarna i modelli più diversi. E dunque si vorrà fare un passo a ritroso quando si preparavano le tradizionali “cuzzupe”, dolce prioritario della Santa Pasqua, che impegnava quasi tutta la famiglia, dai più grandi ai piccini. Per le “infornate” ci si prenotava ai “forni” più vicini per portare le tradizionali “lande” (capienti teglie da forno) ricolme di cuzzupe dalle forme più svariate (agnellino, cuore, ciambella, treccia), spesso richieste proprio dai bambini. Ma la tradizione culinaria si allarga a tanto altro e ancor oggi ritroviamo la pasta fatta in casa con il classico ragù di carne, la famosa “tiana” di capretto o agnello con patate, carciofi e piselli, con la particolare doratura composta da mollica di pane, pecorino, aglio, prezzemolo e peperoncino.

La tradizione calabrese ovviamente non si ferma qui e nei preparativi molto ci si affida anche ai prodotti dell’orto e della natura. Nel giorno di Pasquetta, come del resto in tutte le feste pasquali, le uova hanno una importanza determinante, sia per la preparazione delle tradizionali cuzzupe che per altre ricette. Infatti è proprio nel giorno della “gita fuori porta” che per i catanzaresi la preparazione di frittate rinnova la tradizione di una volta, forse, ora non più con l’uso dell’antica padella in ferro che rappresentava uno degli utensili più classici. Frittate di pasta, di carciofi, di asparagi selvatici, di erbette di campo, di ricotta e salame, si uniscono all’immancabile “pasta al forno” e agli antipasti di pecorino fresco, salsiccia piccante e fave. Questo il menù riservato anche ad eventuali “pic-nic” che bene sostituisce quello proposto sulle tavole familiari. A chiusura i dolci non potranno mancare, con le insostituibili uova di cioccolato, nepitelle, pastiere, le colombe fatte in casa e, ancora, la tradizionale cuzzupa, decorata con confettini, codette colorate e il consueto “annaspro”.

Questo tipico dolce pasquale, come già detto, è quasi un rito da espletare, già dal giovedì Santo si inizia a preparare decorandolo con tante uova. Una consuetudine che racchiude molteplici significati, una funzione religiosa, simbolica, ma anche sociale. Già dal 400 la Chiesa chiamò la festa della Resurrezione “La Pasqua dell’uovo” e, nel meridione, ciò ebbe una notevole valenza, tanto che nacque l’usanza di portare in chiesa le uova per farle benedire e conseguente era anche la preparazione del “pane dolce”, ugualmente guarnito di uova. Ancor oggi la tradizione non è stata abbandonata ed è oramai abitudine disporre le uova in numero rigorosamente dispari. Fra le diverse consuetudini c’è da ricordare l’usanza della cuzzupa regalata dalla suocera al genero: “cu’ nova rinnova, cu’ setta s’assetta”, se saranno poste nove uova rinnoverà la promessa di fidanzamento, se viceversa saranno sette (il genero “s’assetta”, ovvero “si siede”), il matrimonio è vicino. Tradizioni, dunque, che resteranno sempre vive, come per rinnovare l’essenza intramontabile di queste feste che hanno ritrovato il piacere di stare con più tranquillità nelle chiese, di vivere le processioni o poter stare all’aria aperta per una classica grigliata o pic-nic. Tutto sembra “tornare alla normalità”, con un gusto nuovo delle cose e nella diversa apprezzabilità, forse dimenticando, quando in questi ultimi due anni, per un periodo, era consentito stare solo nei propri balconi.