I cre…ativi di Villa Margherita foto

Si susseguono incontrollati i vandalismi notturni nel giardino cittadino. L’ultima “installazione” un tavolo fatto con le pietre di tufo delle recinzioni

Cosa succede di notte a Villa Margherita? Nulla di importante. Se non dimostrare che la legge di Lavoisier, secondo la quale “nulla si crea, nulla si distrugge” è tutta sbagliata, tutta da rifare. A Villa Margherita, quando il resto della città guarda la tv forse cena forse dorme, “tutto si crea, tutto si distrugge”. Perché lì, tra mirti oleandri pini e chicas, immaginifici scalpellini posseduti dal demonio della creatività creano manufatti e installazioni, e nel creare distruggono quanto gli fa comodo e gli urge.

Ieri notte nei pressi dell’area giochi i cre…ativi di ogni età, per dirla con Dalla, hanno sapientemente costruito un tavolo ben piazzato per terra e dall’apparenza assai robusto, avendo le basi realizzate con blocchi di tufo divelti dai cordoli dell’aiola accanto, distrutta completamente, e il ripiano ricavato da una lastra di metallo prelevata chissà da quale struttura vicina. A cosa possa essere servita la tavolata, poi… Forse a uno spuntino improvvisato, forse per una partita a carte francesi, forse a una comoda pista per dispiegare mercanzia a caro mercato. Fatto sta che nel giardino cittadino le “creazioni” sono continue e notte dopo notte aggiungono sfacelo a rovine visibili giorno dopo giorno.

Il ciottolato che a Villa restaurata disegna eleganti linee sull’impiantito è divelto in più punti, chissà, si faranno la guerra con le pietre come alla via Pal. Qualche mese fa hanno scassato i bagni pubblici, rotto la rubinetteria, fracassato i servizi. Insomma, a Villa Trieste non c’è limite allo scempio. Teoricamente dovrebbe essere chiusa tra le 22 e le sei del mattino. In effetti così è stato a lungo, ultimamente provvedeva un addetto di Verdidea, la ditta cui è affidata la manutenzione del verde pubblico. Ma da tempo non accade più, e i cancelli della Villa rimangono aperti. Così, senza controllo alcuno, chiunque può entrare, uscire, pernottare, creare nel senso becero e insultante che abbiamo prima riferito. È lecito sperare in un qualche tipo di controllo, considerato che danneggiare la cosa pubblica rientra ancora, forse, in qualche fattispecie di reato?

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Pensare che Villa Margherita si apre sotto le finestre di Palazzo De Nobili, il palazzo municipale. Pensare che accanto all’ingresso principale di Villa Margherita si apre la stazione di Catanzaro centro dei carabinieri. Sì, lo sappiamo, avranno da pensare a cose più importanti. Ma quando si parla di insicurezza percepita, a queste cose ci si riferisce. Alla sensazione che l’impunità cresca sotto il naso di chi dovrebbe prevenirla ancor prima di reprimerla. Il paragone più immediato è con quanto succede al Parco della Biodiversità, dove non è difficile vedere tra i viali un automezzo di forze dell’ordine effettuare servizi di controllo. Ma Villa Trieste sembra essersi ritagliata il format di sorella minore, o di brutto anatroccolo, rispetto al Parco, con una evidente disparità di regole e di regolamentazione. A parte la cura, consideriamo la libertà eccessiva che viene concessa ai proprietari di cani che a Villa Trieste possono tranquillamente sgambettare senza freno alcuno, mentre al Parco ovunque campeggia l’avvertenza “I cani possono passeggiare nelle strade interne con accanto il padrone e al guinzaglio”.

L’avvertenza viene rispettata, tutt’altro succede in Villa. È questa un’altra delle ragioni per le quali i cittadini tendono a dimenticarla nei loro quotidiani percorsi. È vero che sono in corso, meglio all’inizio, i lavori di riqualificazione come da ultimi finanziamenti, ma si vuole attenderne la fine per assicurare un margine adeguato di dignità a un luogo che ne viene continuamente privato?