L’assurda guerra del Politeama e quell’improvviso amore per il teatro…

"Quanto al Politeama, si stia certi, non morirà. Non lo faremo morire. Il Sindaco Fiorita non lo farà morire"

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di FRANCO CIMINO

Catanzaro è stata forte quando la cultura è stata libera e quando da essa prevalentemente sono venute fuori le migliori qualità nelle professioni e negli spazi specifici in cui opera la cultura, attraverso anche le arti e il variegato mondo della formazione dei giovani.

La Politica, che da tutto questo è stata influenzata e anche in qualche modo formata o stimolata, ha lungamente prodotto uomini per la più parte di alto livello, tali da potersi distinguere anche a livello nazionale. Da quando si è interrotto( in modo lento e progressivo) questo felice rapporto che aveva fondamento nell’autonomia dei diversi luoghi della formazione dei saperi e delle decisioni, Catanzaro si è via via impoverita sotto ogni profilo. La storia insegna, a dispetto dei cretini che reputano la cultura costosa, improduttiva e quindi “ dannosa”, che le società robuste sul piano culturale sono non solo più evolute e più civili, ma anche più ricche sul terreno più strettamente economico. Questa lenta progressione verso la debolezza complessiva di Catanzaro è arrivata oggi fino al punto limite di sopportabilità. Non è una insopportabilità di stampo puramente emotivo, psicologico, del più classico “ on cia fazzu chiù”.

Lo è sulla evidente constatazione che le spalle del capoluogo non reggono più il peso che da decenni sempre più lo sfianca. La Città è in crisi. Diciamo tutti. Pesante. Lo affermiamo sempre. Tutto vero. Ma mai nessuno che ricerchi le cause vere di questa crisi, senza l’individuazione delle quali faremo cento passi al giorno verso il vuoto. Uno dei motivi della sempre più grave sofferenza è nato nel momento in cui una politica decadente concepisce la cultura come strumento di potere. Da lì, che il Politeama venisse inserito nella stessa logica e vieppiù in quella della “ lottizzazione” tipica delle municipalizzate o partecipate, è un fatto del tutto conseguente. Incomprensibile, ma prevedibile. Inaccettabile, ma “ comprensibile”. Oggi che la politica cittadina sembra aver raggiunto il livello minimo di tensione ideale, diciamo, il Politeama è stato fatto diventare strumento di lotta politica.

Non so se in questa stagione vi saranno spettacoli al suo interno, o quando o come, ma uno dei più brutti è stato dato l’altro ieri all’esterno del monumentale edificio. Non l’opposizione, nel suo complesso e pure nella sua complessità, ma alcuni, molto pochi, oppositori per principio, hanno duramente attaccato il Sindaco perché, nelle casse lasciate vuote del Comune, non è riuscito finora a trovare una somma superiore ai cento mila euro per fronteggiare l’emergenza Politeama. La cosa che più sorprende in questo agonismo di difesa del Politeama, che prende, in verità, esponenti anche della maggioranza(?), è questo acceso amore per il Teatro, inteso, sembrerebbe, non solo come luogo fisico. Tra cinquantasette giorni esatti ricorrerà il ventesimo anno della sua apertura, avvenuta con una serata d’arte di straordinaria bellezza. Il trionfo della musica nel nuovo tempio che l’avrebbe carezzata per sempre. Io c’ero quella sera. Il giorno dopo mi sono abbonato. Due abbonamenti, come è facile immaginare. Anche se il secondo dopo due anni non l’ho potuto più rinnovare, ad ogni inizio di stagione mi presento al botteghino sempre contento di poter mantenere, come mi ero riproposto la poltronissima D5. Ogni stagione presente. Ogni anno il mio sì del per sempre, programmazioni stagionali non sempre piacevoli, a prescindere. Il mio motto è:” quando la Città chiama, io rispondo.” Durante questo gioioso ventennio non ricordo, a meno che la memoria non mi inganni, di aver mai visto, né in sala né al botteghino, esponenti della politica cittadina, né di ieri né di oggi, né delle lunghe vecchie maggioranze, né delle vecchie opposizioni. Non ne ho visto neppure con riferimento alle nuove “ maggioranze” e alle nuove opposizioni. Salvo che non me ne sia sfuggito qualcuno, del che chiedo anticipatamente scusa, la politica catanzarese, con il suo Consiglio Comunale quasi totalmente, ha prima disertato il Politeama, poi l’ha snobbato. Infine l’ha totalmente abbandonato. Più volte ho pubblicamente chiesto che l’intero Consiglio più la giunta, i dirigenti di ogni livello e gli amministratori delle aziende municipalizzate, fossero i primi, anche per dare il buon esempio ad abbonarsi almeno al Politeama, che è di proprietà comunale. Lo scopo era duplice, dare il buon esempio e farsi una bella “ scorpacciata” di cultura, utile anche per alzare un poco la qualità della politica e la civiltà del confronto in aula. Ho pensato, “vuoi vedere che a forza di venire a teatro e di restarvi per tutto il tempo delle rappresentazioni, questi signori non inizieranno ad avere più rispetto per l’istituzione, imponendosi di essere sempre presenti alle sedute e fino alla fine dei lavori delle stesse? “Invito, non raccolto, progetto fallito. Sogno svanito. Ma non non mi arrendo. Anzi, rinnovo l’appello e rilancio, chissà che non faccia bene alla responsabilità, individuale e politica. La risposta alla crisi del Politeama deve essere primariamente morale. Sentimentale, diciamo. Tutti coloro che possono e quanti devono, si abbonino e acquistino più abbonamenti. Soprattutto gli amministrati comunali la cui indennità di carica è stata notevolmente (e giustamente) elevata. L’altro invito è per gli imprenditori che in Città operano con successo e dalla Città hanno tanto avuto. Si incontrino con il Sindaco ed offrano il loro contributo concreto per consentire lo svolgimento della nuova stagione. Magari anche loro, dopo aver imitato quel gesto nobile che tante volte il compianto commendatore Giovanni Colosimo ha compiuto, acquistino anche molti abbonamenti da offrire alle scuole, per i ragazzi meritevoli e non abbienti e ai centri delle diverse solidarietà nel sociale.

Con questi semplici gesti, da estendere anche alle banche e all’Università, si potrà iniziare quella rivoluzione culturale, che, attraverso la feconda collaborazione tra pubblico e privato, tra economia e cultura in senso stretto, tra istituzioni della formazione e della ricerca scientifica e cittadini, tra questi e la Politica, rafforzi la cultura, stimoli al meglio le attività culturali, ricostruisca e moltiplichi gli spazi dove si crea. L’arte che crei in ogni campo e creando diventi spettacolo, per il divertimento, muove anche da lì. E l’arte che si fa Teatro per il pensamento e il rafforzamento di una maggiore coscienza di sé. Dell’io personale e del noi sociale e politico. Intanto, anche da qui, dico grazie infinite ad Ama Calabria a Teatro Incanto, al Teatro di Calabria Arnoldo Tieri, ad Armonie d’Arte Festival, al Magna Graecia Film Festival, al Festival d’Autunno, ad Amici della Musica e a tutte le scuole di teatro, che con grandi sacrifici, tanta creatività e spiccate competenze, hanno tenuto viva in questi ultimi anni la cultura in Città, cultura promuovendo nel generoso sforzo di aprire le porte dei teatri e tutte le vie del Centro Storico. E creando anche un circuito, piccolo ma virtuoso, di buona economia. Quanto al Politeama, si stia certi, non morirà. Non lo faremo morire. Il Sindaco Fiorita non lo farà morire.

La promozione della Cultura, intesa come uno dei motori della crescita della Democrazia, è premessa e sostanza del suo programma di governo. Come lo era di Talerico. E, soprattutto, di Valerio Donato, per il quale, oltre che essere uomo di cultura, basti soltanto dire che è un docente. Non è stato un caso, infatti, che egli non sia entrato in questa brutta polemica sul Politeama, come non è stato un impedimento di cattedra, o il timore di prendere freddo, a tenerlo lontano dal piazzale antistante.

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