Lavori di restyling al Ceravolo, il rinvio concede tempo al Comune

L’udienza sull’accordo bonario slitta a marzo 2023. Probabile se ne parli nel Consiglio comunale di domani

Tra i punti all’ordine del giorno dei lavori del Consiglio comunale di Catanzaro in programma domani a partire dalle 9 figura l’integrazione del programma triennale dei lavori pubblici 2022/2024 e dell’elenco annuale dei lavori per l’anno 2022, oltre al consueto florilegio dei debiti fuori bilancio, ovvero derivanti dall’esecuzione di sentenze che impongono all’Ente il pagamento di somme perché così ordinato dal giudice terzo. Non è dato prevedere con sicurezza, ma considerata l’affinità tematica, è probabile che da qualche consigliere venga introdotto in dibattito l’affare dolente del contenzioso aperto con l’Ati aggiudicataria ed esecutrice dei “lavori di ristrutturazione e adeguamento funzionale dello stadio Nicola Ceravolo”.

Non per entrare nel merito perché di questo si sta occupando il tribunale, ma solo perché l’argomento può servire da spunto per altre considerazioni di ordine più generale.

Nel merito qui si può ricordare che l’udienza, fissata per il 28 settembre scorso, in effetti non si è tenuta ed è stata rinviata al 7 marzo 2023. Il giudice avrebbe dovuto decidere sull’opposizione frapposta dal Comune verso l’atto di pignoramento notificato dalla capogruppo dell’Ati, la Ro.gu. Costruzioni, per la somma di 1.379.997,16 euro, derivanti dal mancato pagamento dell’accordo bonario per 903.203,53 raggiunto nel 2021 tra Comune e Ati maggiorato da ingiunzioni accessorie per interessi spese e penali. La storia è nota: l’accordo era scaturito, come previsto dalle norme, dal parere espresso da una Commissione paritetica che di fronte alle pretese delle ditte per ventidue “riserve” pari a più di 2 milioni di euro – importo di gara a parte – aveva stabilito il dovuto, accordo ratificato da una delibera di giunta comunale dell’agosto 2021 successivamente revocata dallo stesso esecutivo presieduto da Sergio Abramo nella seduta del 9 giugno 2022 perché “in assenza di adeguata copertura finanziaria, è stato predisposto un atto vincolante per la Stazione Appaltante non supportato da ragioni di opportunità o ragionevolezza a fronte di lavori ormai completati e in assenza di vertenze giudiziarie pendenti”.

A seguito dell’atto di pignoramento notificato al Comune il 19 agosto, la giunta presieduta da Nicola Fiorita ha autorizzato l’Avvocatura comunale all’opposizione. Del tutto si sarebbe dovuto discutere appunto nell’udienza rinviata del 28 settembre scorso. Probabile che il rinvio si sia reso necessario per dare tempo alle parti di reperire tutta la documentazione contabile e amministrativa della complessa e frastagliata vicenda che trae origine da un finanziamento Cipe del novembre 2012 di 5 milioni di euro. Mentre i lavori sono stati ultimati nel 2018, l’iter contabile e amministrativo è andato avanti ad andamento sincopato sino agli ultimi sviluppi giudiziari, coinvolgendo tra l’altro anche la Regione Calabria quale ente depositario del finanziamento originario interministeriale. Numerosi gli interventi da parte di diversi consiglieri comunali – in particolare sono intervenuti da agosto in poi Vincenzo Capellupo, Antonio Corsi, Tommaso Serraino, Fabio Celia, Danilo Sergi, Gregorio Buccolieri Gianmichele Bosco ancora non investito dalla carica di presidente del Consiglio – preoccupati dalle conseguenze che l’accoglimento definitivo delle pretese dell’Ati potranno avere sulle esangui casse comunali.

Di certo la vicenda ha aspetti paradossali, non fosse altro per l’evidente contraddizione tra i due deliberati assunti dallo stesso esecutivo Abramo a un anno di distanza l’uno dall’altro. Così come pare appurato che la catena di competenze e di comunicazione fra i diversi settori della macchina comunale (Grandi opere, Rup, Avvocatura, Commissione paritetica, Giunta) abbia qualche anello mancante oppure necessitante opportuna manutenzione. In ogni modo, il rinvio a marzo 2023 della sentenza ha l’effetto di dare ossigeno al Comune rallentando l’urgenza della messa in sicurezza contabile, rinviando al prossimo bilancio le necessarie apposizioni e perseguendo eventuali soluzioni alternative.