Inchiesta DDA di Catanzaro su filiera criminale del legname “conferma preoccupazioni Legambiente”

L'analisi Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Biodiversità ed Aree Protette ed Anna Parretta, presidente regionale dell’associazione ambientalista

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Le illegalità presenti nella gestione del nostro patrimonio boschivo, nella filiera energetica e nel ciclo di smaltimento dei rifiuti costituiscono una aggressione crescente ed insostenibile al patrimonio ambientale del Paese – affermano Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Biodiversità ed Aree Protette di Legambiente ed Anna Parretta, presidente regionale dell’associazione ambientalista che vede nella Calabria uno dei suoi epicentri fondamentali.

Un sentito ringraziamento va alla Procura della DDA di Catanzaro coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri ed ai Carabinieri che hanno effettuato 31 arresti nel Crotonese ed operato il sequestro preventivo nei confronti di 8 imprese boschive della provincia di Crotone e 4 della provincia di Cosenza per un valore complessivo di circa 16 milioni di Euro. Tra le imprese i cui beni sono stati sottoposti a sequestro è inclusa anche la Serra Valle Energy, proprietaria della centrale a biomasse di Cutro. In base all’inchiesta, per alimentare la centrale, nel cippato venivano inseriti spazzatura e scarti come catrame e asfalto, copertoni, residui delle lavorazioni sull’autostrada.

Le persone coinvolte nell’inchiesta sono considerate appartenenti a una organizzazione che controlla un vasto territorio della provincia crotonese e sono indagate a vario titolo per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni del Gestore del Servizio Energetico nazionale (Gse), truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e indebita percezione.

Inoltre l’accusa riguarda anche omessi controlli e vigilanza su attività d’impresa, turbata libertà degli incanti, concessione di sub appalti senza autorizzazione, frode in pubbliche forniture, falso, illecita concorrenza in attività commerciale, intestazione fittizia dei beni, furto aggravato, associazione per delinquere finalizzata al traffico, alla produzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di essere un’associazione armata.

Secondo lo scenario descritto dalla Procura si può ritenere che, per come già emerso dall’inchiesta “Stige”, il quadro dell’organizzazione dedita alla gestione illegale del nostro patrimonio boschivo sia nelle mani delle cosche e trova conferma la deduzione che gli interessi dei clan nel settore forestale in Sila avvenga anche con l’estensione sulla filiera energetica ad esso collegata ricomprendendo anche lo smaltimento illecito di rifiuti.

Ipotesi istruttorie che destano preoccupazione perché rivelano, ulteriormente, la capacità della criminalità organizzata di penetrare nel tessuto produttivo regionale.

Serve una necessaria inversione di tendenza da parte della Regione Calabria, così come richiesto da Legambiente durante il recente Forum regionale sulle foreste organizzato nel luglio scorso a Cosenza, per superare le contraddizioni ed i ritardi nella pianificazione e nell’approvazione dei piani di gestione forestali (sono oltre 300 i piani in attesa essere approvati dagli uffici regionali), oltre che per sopperire all’assenza di certificazione secondo i principi della gestione forestale sostenibile.

In Calabria, inoltre, mancano dati ufficiali sul livello di utilizzazione dei boschi e sui prelievi forestali a causa di un sistema di autorizzazione farraginoso e non trasparente che negli anni ha permesso alla criminalità organizzata di infiltrarsi e condizionare un settore economico importante, che nei fatti, alimenta la “monocultura” industriale di produzione di energia elettrica da biomasse per le grandi centrali.

Legambiente sostiene l’uso delle biomasse per fini energetici, ma non può condividere quello che succede in Calabria dove, anche grazie agli incentivi nazionali ed alle agevolazioni regionali, si sta depauperando un patrimonio e si è bloccata la nascita di filiere forestali sostenibili.

Occorre invertire la tendenza e passare ad un utilizzo sostenibile della filiera energetica da biomasse, per puntare sull’utilizzo a cascata delle risorse boschive secondo i principi della gestione forestale sostenibile e su piccoli impianti a ciclo combinato e con potenza inferiore a 1MGW.

Stanno trovando conferma- proseguono Nicoletti e Parretta- tutte le preoccupazioni della nostra Associazione sulla gestione del territorio e la mancanza di regole per l’utilizzo e la pianificazione del patrimonio forestale della Calabria.

Rilanciamo, quindi, l’invito lanciato alla Regione durante il Forum, di insediare un Tavolo di filiera del legno con l’obiettivo di favorire una maggiore partecipazione e condivisione tra le istituzioni, il mondo della ricerca e le parti economiche e sociali interessate al fine di garantire anche in Calabria l’attuazione delle Strategie nazionali e comunitarie per le foreste e la biodiversità, favorendo la transizione ecologica e la valorizzazione del settore forestale.

Legambiente Calabria si costituirà parte civile nell’istaurando processo con i suoi avvocati del Centro azione giuridica per sostenere le forze dell’Ordine e l’operato della Magistratura.

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