Acqua di ieri e acqua di oggi. Un convegno tra storia e attualità

L’acquedotto rivoluzionario dell’Ottocento e l’odierna “rivoluzione” normativa regionale. L’intervento preoccupato del sindaco Fiorita

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Era una “città giardino” Catanzaro, per il gran viaggiatore francese François Lenormant che sul finire dell’Ottocento ne fece base di partenza per il suo lungo viaggio tra le vestigia della Magna Grecia. Era città giardino perché ricca d’acqua, tanto che nelle mura di quello che oggi chiamiamo centro storico c’era una diffusa coltivazione di agrumi, pianta notoriamente idrovora. L’ha ricordato, tra le tante altre cose, Walter Fratto architetto appassionato di storia e geografia locale, nel corso del convegno “Da Fosso Visconti a Piazza Murat” che l’Ordine di appartenenza e Italia Nostra hanno organizzato ieri alla Casa delle Culture con il patrocinio del Comune di Catanzaro. Il sottotitolo, come è giusto che sia, svela il riferimento del titolo, intrigante ma abbastanza criptico per il non addetto: “Un acquedotto rivoluzionario nella Catanzaro di inizio Ottocento”.

L’architetto Walter Fratto
“L’acquedotto di cui ragioniamo e mostriamo foto e documentazione – dice a Catanzaro Informa Walter Fratto –che portava acqua fresca e potabile dalla sorgente del Visconte fino in città, anche in quella che era Piazza Murat, è un’opera di grande interesse tecnologico per il tempo, ma anche commisurata all’oggi, essendo costituita di 12 chilometri di acquedotto, che non era uno scherzo allora e neanche adesso, visto che è completamente in muratura e a caduta libera, insomma un bel prodotto di archeologia industriale. L’acquedotto nelle relazioni ottocentesche veniva citato come opera idraulica la cui copiosità avrebbe messo in funzione anche macchine idrauliche. Oggi può essere una risorsa per la grande quantità di acqua che potrebbe apportare, se pensiamo alla tendenza attuale verso la siccità di cui sono colme le cronache. Ma è risorsa che va tenuta in considerazione anche per altri punti di vista, per esempio come attrattore turistico. Nel mio piccolo – dice con divertita soddisfazione Fratto – ho anche organizzato qualche escursione, leggermente spericolata. perché è realmente interessante dal punto di vista storico e architettonico. E anche se non si potesse recuperare l’acqua a scopi potabili per una serie di implicazioni, per le case che sono state costruite lungo il percorso per esempio, possiamo sempre recuperarla a scopi irrigui. Il Parco della scuola agraria, che si trova sul percorso come è facilmente intuibile dalle torrette ancora in piedi, potrebbe essere irrigato completamente con quella. Perché l’acqua c’è ancora, anche se in alcuni punti si perde e va in Fiumarella. Un altro utilizzo che si potrebbe farne è un impianto mini idrico con cui alimentare l’illuminazione pubblica del tratto di strada lungo il percorso dell’acquedotto. Sprecarla è sbagliato”. Per chi volesse maggiori ragguagli tecnici e altre curiosità sull’acquedotto in questione, lo abbiamo trattato qui: https://www.catanzaroinforma.it/cronaca/2020/07/05/la-vocazione-sotterranea-di-catanzaro-intrigo-di-camminamenti-e-condutture-dacqua/157421/.

Lo storico Salvatore Bullotta
Dal punto divista storico, al convegno ha relazionato Salvatore Bullotta. “L’acquedotto è frutto di un’attività riformatrice avviata nel cosiddetto decennio francese, nel periodo cioè di occupazione napoleonica del Sud Italia, quando successero diverse cose, tra cui sia la capitale che le realtà periferiche dello Stato si sono professionalizzate, con una serie di tecnici entrata nell’amministrazione pubblica prima occupata da funzionari di imposizione feudale. Questo ha inserito nel cuore dello Stato ingegneri e tecnici che hanno prodotto progetti come quello dell’acquedotto del Visconte che poi è stato realizzato nei decenni successivi quando i napoleonidi non c’erano più, essendo ritornato lo stato borbonico mantenendo la buona pratica della professionalizzazione della politica e della pubblica amministrazione con buona continuità rispetto all’epoca murattiana. La cosa significativa – sottolinea Bullotta – è che i progetti furono eseguiti dai napoleonidi dopo avere avviato un’indagine statistica nel regno di Napoli, inviando dei tecnici per rilevare le problematiche delle varie province, con approccio quasi scientifico della progettazione sulla base delle esigenze reali dal punto di vista sociale e igienico sanitario”.

“L’acquedotto – è ancora Walter Fratto a parlare – è stato voluto dai francesi. Non ho approfondito, ma bisogna ricordare che i francesi furono sconfitti dagli inglesi a Maida, e si rifugiarono a Catanzaro, dopo che un tenente dell’armata francese fece incursioni a Catanzaro e in alcuni paesi limitrofi, compiendo vere e proprie stragi. Probabilmente incise anche la volontà di ingraziarsi la popolazione, e recuperare in termini di immagine, lanciando questa importante opera pubblica e considerando le precarie condizioni igieniche della città, con i pozzi che erano malsani per le contaminazioni fecali”.

Il sindaco Nicola Fiorita
Definire oggi Catanzaro città giardino sarebbe, per dirla con eufemismo, leggermente deviante. Ne sa qualcosa il sindaco Nicola Fiorita che, tra i tanti problemi, è alle prese con quello dell’acqua. “La situazione è estremamente delicata – ha detto il sindaco intervenendo per un corposo saluto -. Se siamo in fortissima difficoltà all’inizio di marzo quando stiamo acquistando da Sorical tutta l’acqua che possiamo acquistare temiamo tantissimo quello che sarà la prossima estate. Sull’acqua il comune di Catanzaro perde 3 milioni all’anno, la differenza tra quello che paghiamo a Sorical e ciò che incassiamo dalla bollettazione, senza riuscire a garantire la qualità del servizio perché ci sono tante perdite con zone e momenti di sofferenza determinata principalmente dalla condotta che soffre decine di rotture al giorno non sempre facilmente individuabili. La situazione si protrae da anni senza che ci sia stato nel passato alcuna progettualità per affrontarla. Oggi non abbiamo nessun finanziamento dedicato e nessuna progettualità. Da parte nostra abbiamo cercato di mettere insieme Sorical e Consorzio di bonifica per la costruzione di un nuovo serbatoio a cascata che possa consentire di servire tutta Catanzaro Lido, non è risolutiva ma quantomeno potrebbe intervenire sulla parte di condotta che soffre il maggior numero di rotture. Ma abbiamo un’altra enorme difficoltà a progettare determinata dal fatto che dal 1° gennaio formalmente è partito il processo per il quale la gestione dell’acqua non è più nelle mani dell’amministrazione comunale. Tutta formalmente è passato nelle mani di Arrical, la nuova agenzia regionale a cui tutti i Comuni sono obbligati a aderire, a cui alcuni Comuni non hanno aderito, a cui non abbiamo ancora aderito. Il processo sarà lungo e pieno di ostacoli perché bisogna capire con quali gradualità e con quali benefici ci sarà questo passaggio. Molti comuni temono che ad Arrical passi subito l’incasso e ai Comuni rimangano almeno per i primi anni la parte delle spese, il che non sarebbe sostenibile. È difficile progettare – ha concluso Nicola Fiorita – se non sarà più il Comune a gestire, è anche difficile però non immaginare gli interventi se mezza città è senza acqua, se in estate soffriremo con tre o quattro milioni di euro di deficit”.

La Piazza Murat
L’ultima curiosità è per la “Piazza Murat” del titolo. “Su Piazza Murat c’è un dubbio – ammette quasi sconsolato Walter Fratto -. Non ho approfondito, Nel disegno del primo progetto Piazza Murat corrisponde all’attuale Piazza Matteotti, poi nel prosieguo della documentazione con il nome viene indicata l’attuale Piazza Roma. Non è chiaro come e quando sia avvenuto lo spostamento. Tra l’altro la fontana di Piazza Murat non è stata mai inaugurata ufficialmente”.

 

 

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