Revisione catasto, le perplessità di Confedilizia Catanzaro

"Penalizzerebbe la Calabria. L’auspicio che si mettano da parte i motti come «ce lo chiede l'Europa» e gli appelli alla «”responsabilità” nel nome del bene del Paese»"

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    Sulla revisione del catasto, compresa all’interno della legge delega in materia di riforma fiscale, si sta consumando uno scontro che vede in campo diverse forze politiche e associazione di categoria. Il Governo ne ha addirittura fatto una bandiera. Sulla questione alcuni giorni orsono, anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, interpellato dall’ANSA, ha espresso il suo parere dichiarando testualmente: «Non ho francamente capito la posizione del centrodestra, compreso il mio partito, sulla riforma del catasto legata alla delega fiscale. Una revisione degli estimi catastali non è, a mio avviso, più rinviabile. Ma il governo è stato chiaro, così come ha giustamente ricordato il ministro Brunetta: non ci sarà alcun aumento della tassazione sugli immobili».

    In verità, come rilevato dalla Confedilizia in una nota a firma di Sandro Scoppa, presidente Confedilizia Catanzaro e Calabria – che è da sempre contraria alla riforma, la stessa non mira affatto all’innocente mappatura o di un semplice aggiornamento statistico del catasto, né sarà priva di effetti sulla già rilevante tassazione degli immobili. Non si vede del resto perché si dovrebbe dar corso a una riforma o “fare ordine” nel catasto italiano, se non per dare al fisco una nuova base (certamente allargata) per imporre nuove tasse, o rafforzare quelle esistenti. In realtà, tale riforma è propedeutica alla predisposizione di un aumento delle tasse sugli immobili. Infatti produrrebbe effetti pesanti sugli estimi e sulla base imponibile sulla quale calcolare le tasse. E sarebbe una vera e propria stangata per i cittadini. Vi è da considerare comunque che, al di là dei proclami della politica, l’incremento dell’imposizione immobiliare è l’obiettivo dichiarato della revisione del catasto come è stato messo nero su bianco nella relazione del Ministero dell’economia e delle finanze che accompagna il disegno di legge. Esso, a sua volta, è legato ad accordi presi con la Commissione Europea, che ha chiesto all’Italia di trovare le risorse necessarie e di “compensare”” la riduzione della tassazione sul lavoro con “una riforma dei valori catastali”».

    Il tutto è anche in linea con la visione che si ha oggi del catasto, ovverosia di una macchina per fare soldi. Nell’epoca liberale, il catasto era invece usato come scopo incentivante della produzione, soprattutto agricola: chi produceva di più, pagava di meno perché voleva dire che aveva messo a coltivazione terreni prima inutilizzati. E produzione in più significa ricchezza in più per tutti. Oggi, all’opposto, si perseguono tutt’altri scopi e lo dimostra il solo fatto che il catasto liberale era un catasto reddituale (si pagava in base al reddito ricavato e prodotto) ed il catasto che viene revisionato da Draghi è invece un catasto patrimoniale: si paga sul valore degli immobili. Valore che sarà accertato non con sopralluoghi ma con un algoritmo. Inoltre, la nuova impostazione darebbe vita a un’attività di classamento dell’Agenzia delle Entrate che sarò poi difficile bloccare.

    La riforma del catasto penalizzerebbe notevolmente la Calabria, sia perché la proprietà della casa è molto diffusa, con un tasso vicino all’80% della popolazione e il grosso del patrimonio costituito da abitazioni principali, sia perché sono numerosi gli immobili che potrebbero essere inseriti in fasce catastali più elevate. È da tenere presente che nella maggior parte dei casi si tratta di beni appartenenti a piccoli proprietari, pensionati, lavoratori, piccoli risparmiatori, ecc. Sono persone che hanno creduto nel “mattone” e dispongono in genere solamente della casa in cui vivono o di uno o massimo due appartamenti, magari ereditati, abitati dai figli o dati in locazione per arrotondare una pensione oppure per trarre i mezzi per vivere e mantenere le loro famiglie nel lungo termine.

    Con l’incremento della tassazione vedrebbero quasi azzerato il loro patrimonio, peraltro già duramente colpito dal già elevato numero imposte che gravano sugli immobili e dalla contrazione dei redditi da affitto, e finirebbero per trovarsi ulteriormente esposti e in difficoltà nei confronti del fisco, delle banche o di altri creditori. In sostanza avrebbero forti difficoltà a far quadrare i conti a fine mese.

    L’auspicio che si mettano da parte i motti come «ce lo chiede l’Europa» e gli appelli alla «”responsabilità” nel nome del bene del Paese», che si sono dimostrate delle mere formule vuote, prive di qualsiasi contenuto, e non hanno mai funzionato, e che si seguano i dettami della teoria economica e un approccio totalmente diverso, cambiando la fiscalità sugli immobili con una riduzione del carico patrimoniale, Imu in testa, con l’introduzione della cedolare secca sulle locazioni commerciali e un’estesa liberalizzazione degli affitti.

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