Il rock dei giovani Mad Sheperd nell’era della precarietà

La band, che vede in formazione due catanzaresi, sta conquistando il web con il video di "Serial Number 64"

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    Per gli amanti delle sonorità forti non potrà passare inosservato l’esordio sulle scene musicali dei Mad Sheperd, una giovane rock band nata a Roma nel 2009 che, dopo diversi avvicendamenti nella formazione, ha visto l’ingresso in pianta stabile di due giovani catanzaresi come Salvatore Dragone, chitarre, e Francesco Leone, basso e cori, insieme al cantante Stefano Di Pietro e al batterista Leonardo Sentinelli. La band ha trovato lo scorso anno una sua linfa vitale registrando un Ep di 3 pezzi originali e una cover (Fell on black days dei Soundgarden) in cui le influenze vengono finalmente sgrezzate in un sound più personale e moderno. I Mad Sheperd si presentano con un prodotto artistico moderno che alza il volume sulle condizioni di forte precarietà sociale ed emotiva delle classi più esposte rispetto alla crisi attuale. Il video di “Serial Number 64” (Guarda) è un viaggio di quattro minuti  – arricchito da spezzoni di telegiornali e video presi dalla rete – che, dai lavoratori dell’Ilva intenti a manifestare, ci riporta agli scontri di piazza tra Stato e base sociale, intervallati da idilliaci flashback nella belle époque italiana degli anni ’50 e scorci documentaristici sulla vita nella savana. I Mad Shepherd hanno un messaggio autentico e lo codificano in testi e musica in cui la trasversalità e l’intensità della precarietà che cavalca la nostra modernità si snoda in note di forte impegno e genuina empatia. Il brano è un lavoro artistico in cui la band restituisce al pubblico un rock cristallino che detona tutta la sua forza in un cantato vibrante che parla ad un intera generazione come da molto tempo il panorama italiano non sapeva offrire.

    “Abbiamo riflettuto con stupore e amarezza sul numero sempre più crescente di persone che hanno deciso di “rinunciare a combattere” negli ultimi anni –  dice Stefano Di Pietro, cantante e autore del gruppo – e dietro ogni numero c’e’ un dramma che merita rispetto e considerazione. Con questo lavoro vogliamo squarciare quel velo di silenzio che intorpidisce gli animi e corrobora l’indifferenza. Confidiamo che un numero sempre maggiore di ragazzi s’interessi alla nostra musica e capisca il nostro messaggio”. Salvatore Dragone, chitarrista della band, spiega così l’idea che ha ispirato il lavoro della band: “Noi usiamo il rock per sdoganare tabu  – dice – e al tempo stesso accrescere un sentimento di empatia socialmente fruibile. La crisi e la disoccupazione muovono a derive autodistruttive nel silenzio. Vogliamo essere una band di protesta, ma in maniera costruttiva, attraverso l’unica cosa che ci riesce bene: suonare”.  Nonostante i ragazzi siano ancora senza una label officiale, l’anima creativa dei Mad Shepherd si è già ben distinta nel mondo on-line e dell’underground, dove un gruppo sempre crescente di fans aspetta con interesse l’arrivo del primo album.  

    Domenico Iozzo

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