Il grande jazz italiano nel mondo, con Fresu e Bonaventura a Catanzaro

Fresu, da artista e divulgatore a 360 gradi, non disdegna il dialogo con il pubblico scendendo finanche a suonare tra le poltrone della platea


Assistere ad un concerto di Paolo Fresu significa non solo trascorrere una serata all’insegna della buona musica, ma anche e soprattutto stimolare il piacere della relazione e della condivisione su cui si basa la ricerca artistica del trombettista sardo. Da decenni una delle bandiere del jazz italiano nel mondo, Fresu ha confermato anche ieri sul palco del Comunale, per l’atteso appuntamento della stagione promossa da Ama Calabria, la propria caratura di musicista maturo e completo. In duo con un maestro del bandoneon come Daniele Di Bonaventura, il protagonista della serata ha offerto al pubblico un viaggio ricercato e riflessivo all’interno di un repertorio vasto e legato ai ricordi e al vissuto dei musicisti. 

Il prologo è affidato a due classici a confronto come “O Que Sera” e “Non ti scordar di me” che ben delineano quello che sarà il percorso durante la serata. Il cuore del programma si snoda attraverso i ritmi e l’anima del Sud America che rivivono nelle soffuse sonorità dei due strumenti. Fresu e Di Bonaventura collaborano da tanti anni e l’intesa dal vivo é ben tangibile nel rileggere pagine di storia musicale con un’impronta personale e originale. Se l’essenzialità della formula prescelta restituisce una sensazione di grande intimità, dall’altra parte non manca il gusto della pura improvvisazione e dell’azzardo rappresentato dalle incursioni dell’elettronica. La coppia sul palco sperimenta tutta la gamma di soluzioni offerte da flicorno, tromba e bandoneon per arrivare fino in fondo alle radici del suono attraverso il gesto della percussione. 

Stili, ritmi e tonalità si alternano e si coniugano con grande eleganza specialmente nel lirismo di “Un vestido y un amor”, resa celebre da Caetano Veloso, nella ballad classica “My one and only love” e nella sacralità di “Laude novella” . Fresu, da artista e divulgatore a 360 gradi, non disdegna il dialogo con il pubblico scendendo finanche a suonare tra le poltrone della platea e a suscitare il sorriso con l’autoironia. Una chiave che garantisce da anni un rapporto empatico con gli spettatori, anche i meno jazzofili, che sanno perfettamente cosa aspettarsi da un concerto di Paolo Fresu. E lui, anche in questo appuntamento catanzarese, non ha tradito le attese.

Domenico Iozzo