Con Hotel Crispi tutta la voglia di ripartire di Teatro di Mu ed Edizione Straordinaria

Venerdì sera l'esilarante e applaudito spettacolo di Salvatore Emilio Corea ma la replica di oggi potrebbe saltare per mancanza di pubblico. La gente sembra non muoversi volentieri. L'amarezza del regista

La voglia di ripartire, ribadita da tutti – tutti, lo sottolineiamo -, a più riprese nel corso degli ultimi mesi, è stata ed è ancora tanta. In particolar modo per quelle realtà culturali che hanno maggiormente risentito della chiusura forzata. Oggi di fronte all’entusiasmo anche le restrizioni e le difficoltà oggettive nell’organizzare uno spettacolo teatrale sembrano più abbordabili, così il Teatro di Mu ed Edizione Straordinaria hanno deciso non solo di tornare in scena, ma addirittura di fare un’intera rassegna di cinque piccoli spettacoli, adeguati al palco del Minore, la sala teatrale ricavata all’interno del Centro polivalente per i giovani in via Fontana Vecchia.

Il tutto nel pieno rispetto delle direttive in materia di sicurezza sanitaria, dalle mascherine a disposizione al gel igienizzante, passando per il termoscanner e il distanziamento garantito – ahiloro, la sala così può contenere al massimo 27 persone -, e ancora la registrazione all’ingresso: si può alzare il sipario. Ecco allora andare in scena venerdì sera l’esilarante commedia “Hotel Crispi, camera 438”, su testo di Franco Corapi e Salvatore Emilio Corea che ne ha curato pure la regia.
La trama si concentra sul classico triangolo amoroso, ma ciò che c’è di “classico” finisce lì: spunta un terzo “amore” della traditrice protagonista – una spassosa Giorgia Torcia – rendendo il rapporto a quattro, mentre il grottesco si fa spazio nella pianificazione di omicidi, uxoricidi, finti suicidi, dalla maldestra parte maschile che si rivela ben presto capace solo di aprire una bottiglia di spumante. Lo scenario è quello di una quasi anonima camera d’albergo, perfetta per il confronto tra i tre protagonisti. I ruoli maschili sono stati portati avanti con notevole ironia e capacità di improvvisazione da Gianpaolo Negro e Pasquale Rogato, esilaranti.

In sintesi, quella di venerdì sera è stata una ripartenza molto divertente, sebbene venata di amarezza: per la rassegna, che si intitola “Ricomincio da cinque”, si è pensato di programmare una seconda recita, in questo caso per la domenica, così da offrire al pubblico dieci serate in totale. Al momento però ciò che sembra mancare è proprio il pubblico. Se venerdì sera la sala era piena, non sembrano esserci i numeri per la replica ipotizzata: la gente, visti anche i notiziari degli ultimi giorni, ha paura e non si sposta da casa con facilità. O meglio, sembra che non lo faccia per la cultura: «Se non ci sono gli spettatori non abbiamo senso» ha ammesso a fine serata Corea. «E’ un momento critico, ma Catanzaro è chiamata anche a una responsabilità nei confronti dell’associazionismo locale, va fatto qualcosa davvero», ha aggiunto Rogato. La vicinanza di una città alle realtà locali, del resto, va dimostrata nei fatti, non solo nelle parole, adesso è il momento di concretizzare il tanto affetto ostentato nel periodo di chiusura. La possibilità c’è, anzi ce ne sono ancora altre quattro o otto: il 24 e il 25 ottobre ci sarà “Il caso della ricca ereditiera e di Gianni amor suo”, il 7 e l’8 novembre “Polifemo e gli altri”, il 28 e il 29 novembre “Cappuccetto rosso in tutte le lingue del mondo”, il 12 e il 13 dicembre “Benvenuti al Vaudeville”. Sempre al Minore.