Il Festival d’autunno apre questa sera con Peppe Servillo e il Solis string quartet

In programma «scintille, con una raccolta di classici napoletani, capolavori assoluti con testi straordinari e melodie eccezionali»

Toccherà a loro aprire questa sera la diciottesima edizione del Festival d’autunno. Peppe Servillo e il Solis string quartet si esibiranno infatti oggi in piazza Prefettura con “Presentimento”, un omaggio alla canzone napoletana che li ha visti protagonisti dell’omonimo disco uscito nel 2016.

La collaborazione, quella tra la compagine di musicisti e l’interprete, si è così consolidata dopo l’esperienza di “Spassiunatamente”, del 2012, e presto approderà a una terza pubblicazione, dedicata interamente a Renato Carosone. «Si chiamerà Carosonamente, forse, ma non siamo ancora sicuri sul titolo definitivo», ci ha spiegato Antonio Di Francia, che nel quartetto suona il violoncello e la chitarra. In vista del concerto di stasera, infatti, abbiamo avuto la possibilità, attraverso Gerardo Morrone – violista della formazione -, di chiedere direttamente a loro di dirci cosa potremo ascoltare e vedere e tutti e quattro i “solis” si sono ben prestati a raccontarci un po’ di loro e dei tanti progetti che li riguardano.

Partiamo prima di tutto dalla musica, «da sempre salvifica», compagna anche nei periodi di lock down che li hanno tenuti lontani dal pubblico: «Siamo stati chiusi in casa, studiando e suonando. Quando possibile abbiamo lavorato in studio, ma abbiamo sfruttato questo tempo per preparare le nuove cose – ha affermato proprio Morrone -. Certo, risalire sul palco, godere del calore del pubblico e dei suoi applausi è un altro discorso. Siamo felicissimi di poter suonare dopo un anno e mezzo di silenzio», che per loro deve essere stato davvero pesante, vista l’intensa attività live e i progetti che li coinvolgono. Era infatti il 1991 quando, dopo più di un anno dall’idea del  progetto, si esibirono in pubblico a Napoli, per la prima volta: «In trent’anni è cambiato quasi tutto, sia nel mondo della discografia sia per quanto riguarda l’approccio alla musica da parte del pubblico – ci ha spiegato Vincenzo Di Donna, violinista del quartetto insieme a Luigi De Maio -. Il live è diventato giornaliero, prima si lavorava molto di più in studio. E’ cambiata l’industria  discografica, ma per il resto possono anche cambiare le mode, ma la musica è quella».  E loro, che sono stati definiti il punto di riferimento del crossover in Italia, quando parlano di musica la intendono a 360 gradi: «Fa un po’ impressione pensare di essere un punto di riferimento – ha detto De Maio -, il fatto è che noi facciamo la nostra musica, che è un mix di generi. Noi veniamo dalla classica e amiamo la classica, ma è chiaro che quello che facciamo è crossover, riflettiamo nei nostri lavori anche l’influenza degli artisti con cui collaboriamo».

Cosa dovremo aspettarci allora dal concerto di questa sera in piazza Prefettura? «Le scintille», ha scherzato subito Morrone. «Una raccolta di classici napoletani – ha proseguito Di Francia -, una rappresentazione della nostra terra, con un interprete d’eccezione come Peppe – Servillo, ndr -, che è un cantante, ma anche un attore e questi pezzi li porta sul palco come fosse teatro. E’ l’ideale per questi brani».

«Abbiamo fatto tante esperienze, diverse, a cavallo dei generi – ha aggiunto Morrone -, abbiamo sempre lavorato su una ricerca della migliore canzone d’autore napoletana, anche con Servillo. A tutti coloro che hanno collaborato con noi abbiamo fatto eseguire brani della tradizione napoletana, c’è sempre stato in noi uno sguardo sulla sperimentazione che puntasse al futuro, ma con un occhio alle nostre radici, alla nostra città».

Quali possono essere gli ingredienti, allora, che rendono la canzone napoletana universale? «La melodia – ha risposto Di Donna -, ogni canzone napoletana ti dà l’idea di averla già ascoltata. Ma anche i temi, sono semplici: la maggior parte dei brani parla di amore e tradimento, di passione, anche culinaria, tutti gli ingredienti alla base della vita popolare. E’ stata la prima canzone pop del secolo, è per questo che arriva dappertutto, è universale».  «Qua si parla di capolavori assoluti – ha confermato Di Francia  -, gli autori erano poeti che hanno scritto testi straordinari e melodie eccezionali. Sono in qualche modo paragonabili ai grandi autori del melodramma italiano». «Alcuni tra i compositori – ha aggiunto Morrone – non conoscevano la musica, ma avevano una capacità fuori dall’ordinario, tipo Viviani. Erano dei geni assoluti».

Da Baglioni a Pavarotti, da Giorgia a Gianna Nannini, ad Andreas Vollenweider, passando per Noa, Pfm, Negramaro e Marco Mengoni, solo per citare qualcuna delle sue collaborazioni, il Solis string quartet avrà qualche sogno nel cassetto, qualche artista con cui vorrebbe lavorare? «Paul McCartney e Sting – ha concluso senza alcuna esitazione Morrone -, ci piacerebbe lavorare con entrambi. Faremmo carte false per suonare con loro. E Sting ormai è pure italiano, quindi…». Chissà.