U figghju & Colacino, lo spettacolo generazionale che racconta di una Catanzaro di ieri e di oggi fotogallery

Enzo ed Ivan fanno sold out al Comunale. Stasera e domani si replica

È dalla fine che bisogna iniziare forse per raccontare lo spettacolo che ieri sera ha fatto registrare il tutto esaurito al teatro Comunale di Catanzaro. Da quel liberatorio e catartico “ce l’abbiamo fatta”. O forse bisogna provare a far sentire l’atmosfera che intorno a se’ ha creato la lunga performance canora e cabarettistica, a tratti teatrale, di Enzo e Ivan Colacino.

Spoilerare sulle battute diventa difficile, sia perché ci sono in programma altre due serate, sia perché il ritmo è veloce e senza pause, nonostante lo spettacolo duri più di due ore. La gente ha riso, si è commossa, ma soprattutto è uscita di casa con il gusto di incontrarsi e condividere un po’ di questa città che, come le altre, dopo la pandemia, ha inevitabilmente subito dei cambiamenti. Se in male o in bene lo dirà il tempo.

U figghju & Colacino (dove la lettera E gioca sull’equivoco dell’utilizzo che se fa nel linguaggio popolare, diventando però commerciale), è uno spettacolo generazionale dove non c’è nessun passaggio di testimone. Enzo resta il mattatore di una catanzaresita’ antica e nuova, fatta di luoghi comuni, detti e spesso anche non detti. Ivan mantiene la sua prima identità di musicista, forse anche nel tentativo di affrancarsi dall’essere “figlio di”, senza però mai prenderne le distanze. Con un senso di appartenenza che non esclude i difetti.

Insieme funzionano non perché sono padre e figlio, circostanza che non guasta di certo, ma perché hanno rispetto dei tempi l’uno dell’altro, tempi teatrali e generazionali, e non lesinano di farsi da spalla quando il palcoscenico è a turno o di Enzo o di Ivan.

Già il palcoscenico, quello intitolato a Nino Gemelli, nel teatro che fu di Franco Proto, e che nel finale, mentre l’omaggio musicale è dedicato a Rino Gaetano, viene calcato da Enzo Colacino, da Francesco Passafaro, padrone di casa, da Ivan e dalla sua band. Il divertimento popolare ha ritrovato , dopo la pandemia, la sua casa naturale in un centro storico che a dispetto dei “Capisciatori”( quelli che, dicono i Colacino,ne capiscono di tutto dalla politica al calcio), insiste e resiste grazie alle scelte di qualcuno. E forse di queste serate sarebbe il caso di coglierne il senso più profondo e vero, al di là del singolo evento.