Maddalena, Italia Nostra al sindaco: Le ruspe non cancellano la storia

L'intervento di risposta al sindaco a firma della professoressa Maria Adele Teti. Martedì il sit in per il centro storico. La petizione vede tra i primi firmatari Salvatore Settis  LA NOTIZIA DELLA PETIZIONE  ABRAMO SU FACEBOOK: 'LA MADDALENA NON HA VALORE STORICO 

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    Si terrà martedì 17 luglio alle 18 davanti al Bar Mignon sul Corso (non più davanti alla Maddalena come si era previsto all’inizio)  il sit in organizzato da Italia Nostra insieme a diverse associazioni culturali cittadine per la difesa del centro storico. Gia online la petizione che si puo per adesso sottoscrivere a catanzaro@italianostra.org in attesa che venga perfezionato il sito nazionale che sarà comunicato. La petizione è stata firmata da comuni cittadini ma anche da personaggi di spicco della cultura nazionale.  

    A seguire la lettera in risposta al sindaco Abramo a firma della professoressa Maria Adele Teti a capo della sezione cittadina di Italia Nostra. 

    Sulla vicenda Italia Nostra ha anche interpellato ieri la Regione Calabria. 

    lo sostenevano ad Agrigento, negli anni ’60 dello scorso secolo quando distruggendo il centro storico e il paesaggio dei templi, costruivano mostri in cemento armato destinati a crollare. Pensare di portare le ruspe nel cuore della città in uno dei pochi quartieri, che malgrado tutto mantiene riconoscibilità è delittuoso, insostenibile, sopratutto se detto da amministratori di una città povera e negletta che è tuttavia capoluogo regionale. Invano si cercherà di trovare in Catanzaro o in alcune città meridionali “l’opera d’arte”; il valore del centro storico sovente si riassume in un complesso di forme, di valori ambientali diffusi, una coralità di edifici e strutture che non può essere interrotto da elementi estranei. Ciò è palese camminando per la città di Catanzaro dove grandi interventi edilizi hanno completamente snaturato parti importanti della città. Le ruspe rappresentano un oltraggio terribile per la città storica, una mortificazione dell’individualità. La”miseria e nobiltà” della città meridionale e calabrese in particolare è la caratteristica più rilevante che deve avere legittimazione ed essere salvaguardata. L’eccezionalità dei beni da tutelare è’ un concetto ormai superato dal codice dei beni culturali: essi devono avere significato nei contesti in cui sono nati, con i caratteri propri e originali della cultura locale.
    Quando si dice la Maddalena, l’ospedale vecchio, la Stella sono fabbricati fatiscenti, brutti, privi di significato : quindi abbattiamoli si commette un’atto di arroganza culturale che allo stato attuale non può essere sopportato. Sono fabbricati che se trattati con i metodi propri del restauro, fanno emergere le magnifiche murature di tufo e alcuni spazi conosciuti dai disegni pubblicati dalla sottoscritta; possono esser molto belli e possono rappresentare un fiore all’occhiello del centro storico. Si dice “dell’Ospedale vecchio si salverà la chiesetta”, ex porcilaia di cui non rimane quasi niente, facendo capire che è l’unica cosa da salvare. Ma non è così la cosa da salvare è il fabbricato ex convento agostiniano, per restituirlo alla città. Così la Maddalena: un convento, povero certamente non ricco, ma correttamente inserito nella piazza (se non ci fosse un “mostro” di edilizia recente vicino). La chiesetta della Maddalena, annessa all’ex convento, che possiede, tra le altre opere, una targa di una visita pastorale del XVII sec del canonico Gori, si troverebbe così costretta tra due mostruosità ! Un solerte cittadino mi avvisa che, nell’inventario immobiliare del 31 12 2017 del comune di Catanzaro la scuola Maddalena è presente con un valore di 600.000 mila euro e con una valutazione di “discreto”; com’è che adesso si dice che è fatiscente?. Non è possibile allocare le famiglie dei militari in altri immobili, sempre militari, disponibili? Proponiamo che la Maddalena sia lasciata alle associazioni delle donne in onore delle monache e che i fondi per il restauro “dolce” siano reperiti con il crowdfundingh o da altri fondi regionali e d europei.
    Tutte queste cose sono talmente ovvie che non dovrebbe essere necessario richiamarle. Eppure nel profondo sud succede anche questo.
    D’altro canto, dal riscontro che ha avuto la petizione popolare scritta da Italia Nostra Catanzaro, e dalle adesioni avute da parte della cultura urbanistica e architettonica nazionale quali Salvatore Settis, Cervellati, Vezio De Lucia, prof. Scandurra, Nebbia, Consonni, prof, universitari di Milano, Venezia, Firenze, Cosenza ecc.  professionisti di ogni genere (elenco che sarà pubblicato) e condivisa da numerose associazioni e dalla popolazione di Catanzaro, si evince che la motivazione all’adesione non è quella solo di salvare un fabbricato ma il centro storico della città. Noi chiediamo la riallocazione o cancellazione dei finanziamenti: l’abbiamo chiesto al presidente della Regione, al Soprintendente, scriveremo agli assessori regionali competenti. Ma non recederemo fino alle massime cariche . C’è una comunità di pensiero che travalica la stessa separatezza geografica che opprime tutto il sud dove le idee penetrano con difficoltà. Diventerà un caso nazionale se non si porrà rimedio, perché le azioni non restino segregate nel profondo sud. 

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