Eugenio Riccio: non toccate la Maddalena

Il consigliere comunale: perché incaponirsi ad abbattere una struttura che potrebbe, invece, essere recuperata? ITALIA NOSTRA: RUSPE NON CANCELLANO STORIA

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    Quanto avvenuto nel recente passato – scrive il consigliere comunale Eugenio Riccio ha insegnato poco o nulla ai catanzaresi o in una “piccola” ma determinante parte. Negli anni settanta è stata abbattuta la “strettoia” di corso Mazzini e il bellissimo palazzo Serravalle. Oggi, l’amministrazione Abramo, punta a “ricostruire” in parte sull’area dei giardini “Nicolas Green” mentre, di contro, punta a demolire la scuola della “Maddalena” e costruire al suo posto un palazzo moderno. Due ragionamenti in antitesi. La “ratio” che porta a ricostruire sull’area del Palazzo Serravale è quella di voler in parte recuperare spazi da destinare ad attività commerciali e, allo stesso tempo, “sanare (usiamo le stesse parole riportate nelle slide utilizzate durante la conferenza stampa del primo anno della nuova amministrazione Abramo) la ferita della demolizione dell’ex strettoia”. E allora perché abbattere la scuola della Maddalena sapendo che dietro un anonimo edificio si nasconde gran parte dell’antico monastero delle Convertite del XVI secolo? Non può essere una giustificazione l’inagibilità della struttura. E’ normale che un immobile che richiederebbe un’indagine storica e archeologica abbia problemi strutturali viste le sovrapposizioni avvenute nel secolo scorso. Non ci sono i fondi per recuperare al momento la parte storica? Bene, allora si aspettano tempi migliori senza cancellare l’ennesimo pezzo di storia della città. I fondi regionali destinati ad alloggi per militari e forze dell’ordine vengano spesi altrove in quanto non si risolvono i problemi del centro storico ubicando una ventina di persone (questi sono i numeri effettivi) all’interno di un palazzo moderno.

    Quei fondi impiegateli, per esempio, ad abbattere qualche palazzo moderno abbandonato o in stato di abbandono che si trova nel centro storico. Per esempio la parte “nuova” della Legione dei Carabinieri, nello specifico l’area che ospita l’autorimessa che si trova alle spalle del Teatro Politeama oppure, senza abbattere nulla, con quei fondi perché non recuperare parte degli alloggi dell’ex caserma Trigiani o della caserma Pepe. Spazi, quest’ultimi, sovradimensionati rispetto alle persone che vivono all’interno dell’ex concento dei Cappuccini. E allora perché incaponirsi ad abbattere una struttura che potrebbe, invece, essere recuperata, una volta recuperati i fondi, ad altre funzioni? Anche se la domanda nasce spontanea: possibile che con quasi due milioni di euro non sia fattibile un recupero storico e, perché no, anche funzionale dell’ex convento della Maddalena? La presa di posizione di tante associazioni culturali e di tanti cittadini ci dà però una speranza. Ancora nulla è perduto. Martedì prossimo saremo anche noi presenti al sit-in di protesta organizzato dalla locale sezione di Italia Nostra per dire “NO” all’abbattimento dell’ennesimo pezzo di storia della nostra amata Catanzaro.

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