Orestea al Casalinuovo: l’ambiziosa sfida del Teatro di Calabria

Il teatro classico in scena. Abbastanza convincenti attori, interessanti i custumi, perfettibile l'impostazione recitativa

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    La vendetta, il senso del crimine, la giustizia sono i pilastri della trilogia “Orestea” in cui Eschilo racconta di Agamennone, del suo ritorno ad Argo, della sua uccisione, delle trame alle sue spalle, del figlio Oreste che ritorna a casa per un regolarne i conti, con tutto ciò che ne consegue. Atmosfere e tematiche che emergono perfettamente anche nella rielaborazione della tragedia che il Teatro di Calabria ha voluto proporre quest’anno per l’ormai consueta rassegna estiva di “Grecalis”, interamente dedicata al teatro classico, ieri sera all’auditorium Casalinuovo con una prima parte, il 2 agosto con la seconda.

    Se già la scelta di portare in scena i testi miliari del Teatro è di per sé ardua, la decisione di ridurre l’opera, seppure obbligata vista la complessità dei tre capitoli, proponendo insieme “Agamennone” e “Le Coefore” in una prima serata e “Le Eumenidi” in una seconda, può sembrare azzardata e in parte lo è. Eppure Aldo Conforto e Luigi La Rosa – regista e autore del Teatro di Calabria – hanno ben sposato la sfida, messo mano a uno di quei testi “sacri” che sembrano sempre intoccabili, per realizzare un sunto in qualche modo della tragedia facilmente comprensibile ai più, sebbene in versi e in stile classico, centrando in pieno l’obiettivo della “riscoperta e valorizzazione della classicità” che la compagnia si è posta con Grecalis. 

    L’impianto scenico ha proseguito in perfetta continuità con i testi: come macigni pochi elementi hanno contribuito nell’imponenza complessiva, riducendo ancora di più, però, il palco dell’auditorium, già molto stretto di suo.

    In scena si sono alternati i vari attori e provetti del Teatro di Calabria: protagonisti, piuttosto convincenti nelle loro parti, nei ruoli di Agamennone e Oreste Salvatore Venuto – la punta di diamante della compagnia -,  in quello di Clitennestra Alessandra Macchioni, in quelli di Cassandra e Elettra rispettivamente Mariarita Albanese e Marta Parise, tra le più applaudite della serata, e poi ancora Paolo Formoso nei panni di Egisto, Anna Maria Corea, madre di Clitennestra, Bunty Giudice Andrea in panni militari.

    Di non poco riguardo, anche perché il Teatro di Calabria punta molto sulla sua formazione, il Coro. Nell’Orestea andata in scena al Casalinuovo, ha potuto contare un numero di coreuti troppo esiguo per poter rappresentare la maestosità di quello greco, a dispetto della preparazione dei singoli, contando solo su 8 o 9 componenti a dispetto dei tradizionali 12 (minimo, nelle commedie arrivano anche a 24). Buona a ogni modo la prova di quello degli anziani, guidati dallo stesso Conforto – Liano Cosentino, Lorenzo Costa, Mario Sei, Domenico Polizzi -, e quella delle Coefore Faustina  Bagnato, Alba Maria Citriniti, Maria Rita Guaragna, toccante nella scena del lutto di Elettra per la morte di Agamennone.

    Interessanti i costumi – dello stesso Conforto -, così come il trucco di Dalila Imperiale (perfetti gli occhi folli di Cassandra). Va detto però che l’impostazione recitativa è parsa perfettibile: apprezzabile la dizione, la solennità di un testo simile richiede un impegno notevole da parte degli attori e il rischio, molto elevato, è di scaturire un effetto diametralmente opposto  a quello desiderato. Non è questo il caso, ma qualche “limatina” non farebbe male.

    Carmen Loiacono

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