Tragedia San Pietro Lametino, Abramo: ‘Quei figli sono i nostri figli’

Lettera del sindaco alla mamma scomparsa e alla sua famiglia. La dedica per i due figli 

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    Il sindaco Sergio Abramo, fortemente scosso dalla tragica morte della giovane mamma Stefania Signore e dei suoi due figli, ha voluto esprimere i propri sentimenti di dolore vissuti in quella triste giornata attraverso una riflessione personale su quanto questa vicenda lo abbia colpito nel profondo. Una lettera in cui l’aspetto umano prevale sugli impegni quotidiani di sindaco e di cui si riporta il testo integrale:  

     

    “Sembrava una giornata iniziata come le altre e destinata a proseguire tra riunioni, incontri, pranzi al volo, tanti caffè e poi ancora lavoro, condita dal routinario corri e fuggi che difficilmente mi concede momenti da dedicare a riflessioni sul mondo che ruota intorno a me.    Ma venerdì 5 ottobre 2018 non è andata così. Qualcosa ha reso la mia giornata insolita, drammaticamente diversa e sgraziatamente meno movimentata. 

    La notizia della morte della giovane Stefania e di uno dei suoi figli e la scomparsa del più piccolo, di due soli anni, è giunta a me come un pugno nello stomaco che toglie il respiro. 

    E allora nessuna carta sulla mia scrivania meritava più di essere letta, non esisteva documento che valeva la pena di essere valutato con attenzione e nessun problema era così grande da non poter essere affrontato un momento dopo. 

    E’ stato come se il  mondo intorno a me si fosse paralizzato. Tutto era fermo, nonostante il brusio delle voci presente nella mia stanza. Nulla era più così fondamentale da togliermi il sacrosanto diritto di ritagliarmi qualche istante solo per me, di scovare un angolo in cui io, da solo, potessi riflettere su questa immane tragedia che ha scosso la mia coscienza al punto da rendermi inerme.

    Tanta era l’esigenza di isolarmi dal contesto circostante e galleggiando in una solitudine dallo strano sapore, ho pensato a cose semplici, che dovrebbero essere scontate, naturali, ma che troppo spesso releghiamo in un ruolo secondario distratti dalle urgenze ed emergenze quotidiane.

    E così quel dolore provocatomi dal pugno nello stomaco, che pian piano mi rendeva sempre più consapevole della sconfinatezza della tragedia accaduta, mi ha sussurrato che nulla deve darsi per scontato, neanche l’amore per i nostri figli, il calore delle nostre case, il piacere di trascorrere dei momenti con i nostri cari.

    “Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi “ti amo” e non darei scioccamente per scontato che già lo sai”, scriveva Gabriel Garcia Marquez.

    E’ proprio quello che si dovrebbe fare, godendosi ogni momento della vita, ogni piccola o grande cosa, senza nessun rammarico.

    Correre sempre senza fermarsi mai, inseguire obiettivi che ci sembrano irrinunciabili sacrificando tanto di noi, non è  poi così giusto. Anzi, non lo è  per niente.

    Un giovane uomo e amabile padre ha dovuto dire addio, in un attimo, a tutta la sua famiglia: ai suoi bambini, uno ancora da ritrovare, che riempivano la sua casa e le sue giornate e alla sua cara moglie. Non ci sono parole, o forse è  più corretto che io riconosca il mio limite di non essere capace di individuarle, che possano suonare come consolatorie per Lui.

    Andare avanti sempre è  un obbligo di vita ma in questo tristissimo momento l’unica cosa che vorrei davvero gli arrivasse è un forte abbraccio, seppur virtuale, in grado di narrargli quanto tutti noi oggi ci sentiamo un po’ più  soli, un po’ più smarriti, un po’ meno sicuri delle nostre certezze, un po’ più  deboli. I Suoi bimbi sono diventati i nostri bimbi, i nostri nipoti, gli amici dei nostri figli, i compagni di banco che ognuno vorrebbe e la Sua cara Stefania è e resterà per  sempre la mamma di tutte le mamme.

    Questa tragedia ha fatto sentire tutti noi un po’ più poveri di mente.

    Si è poveri di mente quando si guarda al male della gente come a un trionfo personale, quando si sventola la cattiveria come un’arma per colpire qualcuno, quando ogni minuto delle nostre giornate non è impiegato nel modo migliore, quando non dici “ti voglio bene” alla persona che ti sta accanto, quando sei troppo preso da te stesso. 

    Quel venerdì la velocità con cui scorrono solitamente le mie giornate si è bruscamente interrotta, il dolore che mi ha provocato questo dramma per un attimo mi ha fatto credere che, forse, andare sempre di corsa può essere uno strumento per soffrire di meno.

     Ma poi, posando lo sguardo su una dolcissima foto in cui erano ritratti Stefania e i suoi bambini, sono stato dolorosamente felice di essermi fermato, accantonando per un po’ il lavoro, i progetti e i propositi che fanno di ogni mia giornata una giornata diversamente densa di impegni.

    I loro occhi mi hanno ricordato che l’amore gratuito può superare ogni vincolo, ogni ricatto, ogni inciampo.

    Stringendo in un abbraccio tutti coloro che sono stati coinvolti nell’immane tragedia, concludo questa mia riflessione partita dal più profondo del mio cuore, laddove avranno sempre un posto speciale Stefania e i suoi teneri bambini”.

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