Omicidio Gentile: ‘l’ultima parola spetta alla Cassazione’

Arturo Bova e Antonio Lomonaco difensori di fiducia delle parti civili Anna e Loredana Curto, mamma e zia di Marco Gentile

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    Pur nella doverosa cautela che merita, anche sotto il profilo umano, la vicenda oramai tristemente nota come “l’omicidio dei giardinetti di San Leonardo”, cui in queste ore si è data ampia diffusione mediatica in ragione del deposito delle motivazioni della seconda Sentenza di condanna e malgrado si resti consapevoli che il dolore generato dai tristi eventi  imporrebbe il più doveroso silenzio nel rispetto di tutte le parti, si è costretti a divulgare questa breve nota chiarificatrice, tanto al fine di ristabilire la memoria di chi non ha più voce per difendersi, quanto per evitare inutili strumentalizzazioni. Nel passare in rassegna le dichiarazioni testimoniali rese dai più stretti congiunti dell’omicida, la Sentenza emessa dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro decide di valorizzarle al punto tale da ritenerle idonee per affermare che il Sia fosse vittima di “azioni vessatorie da parte del gruppo, al cui interno vi era anche il Gentile”, in sostanza così escludendo l’aggravante dei “futili motivi”. Tali motivazioni si pongono tuttavia in netto contrasto con quanto affermato nella prima Sentenza di condanna, allorquando pur dando atto della ricorrenza di “uno spaccato di disagio sociale dell’omicida”, il Giudice osservava ancora come “i diretti protagonisti non hanno fatto riferimento a specifici episodi di vero e proprio bullismo”. In altri termini, il primo giudice “bollava” le dichiarazioni raccolte nell’ambito del ristretto nucleo familiare dell’omicida come “generiche” e mai risolutive per poter affermare che fosse stato proprio il povero Marco a porre in essere gli eventuali atti prevaricatori in danno dell’omicida. Sul punto, si badi bene inoltre che costoro non sono mai stati sentiti in Tribunale nel contraddittorio tra le parti. Allo stato si registrano quindi due decisioni di condanna che, muovendo da premesse diametralmente opposte, contengono un netto contrasto che potrà essere sanato solo dalla Suprema Corte di Cassazione. Purtroppo il codice non prevede la possibilità per le parti civili, giacché portatori di interessi privati, di entrare nel merito di siffatte valutazioni, pur tuttavia si confida nell’ottimo operato del Signor Procuratore Generale, unico e solo deputato a ricorrere ad un eventuale mezzo di impugnazione, affinché dia seguito alla propria sapiente requisitoria, allorquando con voce ferma chiese alla Corte di Assise di Appello di non concedere all’omicida alcuno sconto di pena in ragione della gravità dei fatti contestati, siccome meritevoli della pena dell’ergastolo. Arturo Bova e Antonio Lomonaco difensori di fiducia delle parti civili Curto Anna e Curto Loredana, mamma e zia di Marco Gentile ucciso il 24 ottobre 2015

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