Parco Romani, la permuta era regolare. Nessun dolo nessuna colpa

Seondo i magistrati contabili della Corte dei Conti i dirigenti del Comune e il sindaco Rosario Olivo agirono nel rispetto delle regole

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    di Giulia Zampina

    Ora che anche la magistratura contabile, in primo grado, si è pronunciata escludendo che l’affare Parco Romani possa in qualche modo aver provocato un danno erariale alle casse del Comune di Catanzaro, cosa resta di quella balena bianca di cemento nell’immediata periferia a sud della città? Solo un’opportunità persa, un investimento sbagliato ed una mostruosità con la quale chissà per quanto tempo ancora i catanzaresi dovranno convivere. Gli imprenditori  Gatto e Speziali non tentarono una truffa e Biagio Cantisani, Pasquale Costantino, Alba Felicetta e l’allora sindaco Rosario Olivo non procurarono un danno.

    Nessun dolo o colpa grave. Pasquale Costantino, dirigente del settore Finanziario, espresse due pareri,  sulla famosa permuta proposta dai due imprenditori a fronte del saldo del debito che la ditta Romani aveva con il Comune, ma ugualmente motivati  e comunque in circostanze diverse, la stima degli immobili oggetto della stessa permuta non è scaturita da una condotta censurabile da parte di Ala Felicetta, dirigente dell’urbanistica e, secondo i magistrati contabili, le oscillazioni di prezzo sono fisiologiche e Biagio Cantisani, prima di proporre al Consiglio comunale quella permuta, aveva comunque chiesto il parere dell’allora presidente dell’ordine dei commercialisti. Ed infine il sindaco Olivo non agì mi per portare ingiusto profitto ai due imprenditori.

    Esce piano piano dalle aule di tutti i tribunali la vicenda Parco Romani. A ricordare tutta la storia che per anni è stata al centro di polemiche aspre e vicende giudiziarie varie quell’enorme balena bianca di cemento che, se non è un fallimento per la legge, lo è certamente per l’intera città.

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