Il patrimonio archeologico della nostra zona: incontro al Placanica

Ospite del circolo culturale l'archeologo Francesco Cuteri


L’archeologo Francesco Cuteri è stato l’ospite di turno al Circolo Placanica, in un mercoledì dedicato al patrimonio archeologico della nostra regione, alla cui scoperta e alla cui tutela Cuteri contribuisce da anni, con studio, passione, dedizione e continuità. A “intervistare” l’archeologo, vecchio amico del Circolo, è stata Mariarita Albanese, che ha “provocato” l’ospite con una serie di domande tutte orientate a conoscere i percorsi, spesso molto tortuosi, che un archeologo, uno studioso, un professionista si trova a battere nel corso del suo lavoro, in una terra dove il patrimonio da studiare è immenso, ma i progetti e i programmi per la sua valorizzazione sono sostanzialmente assenti, o molto carenti. E’ stato il Presidente del Circolo, Venturino Lazzaro, a lanciare la prima provocazione, quando in apertura di serata ha annunciato al pubblico che non sapeva di cosa si sarebbe parlato, a voler sottolineare che di studi archeologici nessuno sa granchè, per la carenza palese di comunicazione e informazione al riguardo da parte di chi, tra politici e amministratori, avrebbe invece tutto l’interesse a valorizzarne l’esistenza e i risultati. La “palla” è quindi passata a Cuteri che col supporto di una ricca serie di immagini ha informato l’uditorio dello stato dell’arte per quanto riguarda gli studi e i lavori in corso in varie parti della regione, confermando la scarsa informazione e gli inadeguati investimenti che da sempre hanno pesato sui risultati di tali studi. Protagonista della scoperta del grande mosaico di Monasterace marina (il più grande e il più antico di tutta la Magna Grecia), e di una serie di lavori e di ricerche nella locride e in varie parti della Calabria, Cuteri ha ricordato come sia sempre attuale l’insegnamento di Emilia Zinzi, secondo la quale, nella cultura di ogni popolo esiste un patrimonio “evidente” e un patrimonio “latente” o nascosto. Il patrimonio evidente è costituito da tutto ciò che è materiale e tangibile, ma quindi proprio per questo motivo anche deteriorabile, mentre il patrimonio nascosto consiste in tutto ciò che ha determinato il contesto e l’ispirazione per la produzione di quei manufatti, con chiaro riferimento alla storia, alla cultura e alle tradizioni di ogni regione e di ogni popolo. La valorizzazione del patrimonio “evidente” è impossibile senza la conoscenza e la tutela di quello “latente”. L’appuntamento al Circolo è fissato per venerdì 30 novembre, quando nella Basilica dell’Immacolata, dopo una conferenza di presentazione, saranno finalmente esposti, alla presenza del Vescovo, gli “Scarabattoli” di Caterina de Julianis, al termine di un restauro lungo, laborioso, ma efficacissimo.