‘Come un’anomalia’. Catanzaro dà il suo tributo a Fabrizio De Andrè foto

Grande successo per lo spettacolo ideato e portato in scena da Marcello Barillà e Salvatore Emilio Corea, a 20 anni dalla morte del cantautore. Musica, teatro, un pubblico appassionato e di tutte le età. E il 20 gennaio si replica

Più informazioni su


    Di Laura Cimino

    Per tutti quelli che ‘è appena giusto che la fortuna li aiuti’. ‘Come una svista. Come un’anomalia. Come una distrazione. Come un dovere’. I servi disobbedienti. Quelle Bocca di rosa. Andrea e chi, come lui, si è perso. Per chi viaggia ‘in direzione ostinata e contraria, col suo marchio speciale di speciale disperazione’.

    Per tutti gli ‘ultimi’ insomma. Ma divenuti primi, e per sempre, nel grande miracolo di lucida umanità che è stato il cantautore Fabrizio De Andrè.

    Un cinema teatro comunale di Catanzaro gremito e in piedi alla fine della serata ‘444 anime salve’ nella felice definizione letta da qualche parte sui social ha partecipato ieri sera a ‘Come un’anomalia. Vent’anni senza Fabrizio De André’, uno spettacolo ideato e portato in scena con musiche, testi, canzoni e teatro da Salvatore Emilio Emilio Corea e Marcello Barillà. Una produzione di Edizione Straordinaria/Compagnia del Teatro di Mu, realizzata con il contributo dell’Associazione culturale Luci della città e in collaborazione con la libreria Ubik di Catanzaro proprio in questi giorni intitolata a De Andrè. Un vero successo di partecipazione che ha reso necessario il bis per chi non ha potuto esserci ieri sera e che è già previsto per il 20 gennaio alle 18 sempre al Comunale.

    Catanzaro, come numerose città di Italia, ha quindi celebrato ieri il suo tributo al cantautore e intellettuale a cui intere generazioni riconoscono peso e presenza nella propria formazione culturale, sociale, ideale ed umana. E Catanzaro ha partecipato commossa, emozionata, viva in questo ricordo, e dal pubblico i testi subito riconosciuti e cantati già dal primo accordo, un pubblico di ogni età, perfino adolescenti con pop corn e lattina in mano a conoscere a memoria come una preghiera i testi del cantautore genovese, in una serata di diffusa poesia trasmessa.

    Salvatore Emilio Corea e Marcello Barillà in scena come voci, e Barillà impegnato anche alla chitarra, accompagnati da Alessandro Ansani al piano, tastiere e “Fender Rhodes”, Christian Buffa, al basso e contrabbasso, Massimiliano Rogato alle chitarre ed Emanuele Russo alla batteria e percussioni.

    Si attacca con ‘Canzone del maggio’ nella versione censurata e quella definitiva incisa, Marcello Barillà voce e chitarra, Salvo Corea ricorda in un testo scritto ironico e commuovente la notizia della morte di Andrè, il senso di spaesamento. Un cantautore negli anni parla, accompagna, forma. Una madre che capisce il suo turbamento, ‘che bella invenzione le madri, ce ne dovrebbero essere di più’ dice pure, e poi applausi e di nuovo musica, e di nuovo riferimenti all’attualità ‘in vent’anni – dice Corea- che tanto ci hanno fatto tornare indietro, e sembra non accorgersi più che c’è un cielo azzurro, e prati verdi, e mare blu e un sangue che non ha colore, perché è rosso per ogni uomo’.

    Sarà la volta di anime salve, ‘che bell’inganno che sei, anima mia’ e ‘sono state giornate furibonde/ senza atti d’amore/ senza calma di vento/ solo passaggi e passaggi/ passaggi di tempo ‘ mentre il pubblico canta piano, e una ‘Bocca di rosa’ con Corea che interpreta ironicamente in voce ‘l’ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l’osso’.

    De Andè politico, anarchico. Dissacrante. ‘E a un Dio, e a un Dio, e a un Dio senza fiato, non credere mai’. De Andrè così antiborghese e così umano in ogni suono, in ogni parola. E infatti ci saranno ‘Andrea’ e ‘Una storia sbagliata’. Ancora, sparsi e non in scaletta, ‘Disamistade’, ‘La guerra di Piero’, ‘Via del Campo’, ‘Don Raffaè’. ‘Il sogno di Maria’ (a due voci, Corea Barillà), ‘Smisurata preghiera’ (recitata da Gianpaolo Negro) – ‘Geordie’ (a due voci, Barillà, Maria Carmen Mendolia). ‘Canzone dell’amore perduto’ (a due voci, Maria Carmen Mendolia, Lello Ansani) e diversi altri pezzi ancora.

    I diseredati, i veri protagonisti di De Andrè sono tanto simili a quelli persi nei barconi dei nostri mari, morti di sete, di fame, di freddo, di politica, e nelle tragiche vicende degli sbarchi ricordati dagli attori della compagnia del Teatro di Mu, con Claudia Olivadese, Emanuela Gemelli e Gianpaolo Negro. Tutti e tre apprezzati nella loro interpretazione, con Claudia Olivadese brava attrice catanzarese che ha recitato Pasolini e debutta il 7 marzo con uno spettacolo sul femminicidio con Ztl insieme a Vincenzo Lazzaro e il teatro di Mu. 

    Bella la voce e la presenza scenica della giovane Maria Carmen Mendolia, vincitrice del primo premio del Festival della Canzone Italiana di New York, che ha cantato diversi brani, così come bello è stato il duetto Boto Cissokho, “Griot” senegalese, con la sua Kora, strumento tradizionale della cultura Mandinka.

    Catanzaro ha ricordato ieri, come tante altre città in Italia, che non si muore davvero, forse, e il pubblico ha pianto, riso, cantato. Tornando un po’ tra i vicoli di Genova, e le prostitute e l’alcool e il porto. Lo spettacolo  è stato aspettato e anticipato da decine di citazioni di #faber per giorni sui social in un’idea lanciata da Salvatore Emilio Corea e Marcello Barillà. Ma si sa, la poesia serve. Non ce n’è mai abbastanza.

     

    Più informazioni su