L’INTERVENTO- Il prossimo 19 marzo non ci siano più padri ‘alienati’

Nel giorno della festa del papà torna di attualità il fenomeno di quei genitori, si tratta pesso dell'uomo, che dopo una separazione non hanno la possibilità di vivere un sereno rapporto con i figli. L'esperienza di Casa di Nilla sul tema LA TESTIMONIANZA

Più informazioni su


    di Giovanni Lopez*

    Milioni di padri stamattina hanno ricevuto gli auguri dei figli, magari accompagnati da una letterina o da un lavoretto fatto a scuola o all’asilo e perché no, anche dalla classica filastrocca. È la straordinaria bellezza della normalità di questa giornata. Milioni di padri l’avranno vissuta così, ma non tutti.

    Per qualche altro è stata solo un giorno un po’ più amaro, in cui la ricorrenza della festa non ha che rimarcato il dolore dell’assenza di un figlio che lo rifiuta. Sono i “padri alienati”, padri separati che ad un certo punto hanno visto il figlio allontanarsi sempre più, fino a vedersi respinte visite, telefonate, regali e qualunque altro tentativo di avvicinamento. I loro figli considerano la madre l’unico genitore e talvolta li “sostituiscono” con il nuovo compagno di costei. Attribuiscono al padre colpe che, per quanto solitamente futili ed inconsistenti, vengono  elevate a motivi di gravità tale da giustificare un rifiuto totale e senza appello. In alcuni casi il padre alienato viene anche denunciato per falsi maltrattamenti, comprese violenze sessuali contro il figlio, soprattutto se quest’ultimo è femmina ed in tenera età.

    Attenzione. Nella ricorrenza di oggi il fenomeno “alienazione genitoriale” non può che declinarsi al maschile, ma colpisce purtroppo anche tante madri. Non esistono dati certi ed univoci su quale sia il rapporto tra i due sessi, ma le stime più accreditate individuano un rapporto di circa 1 a 5, ovvero, su 100 genitori separati e alienati almeno 20 sono madri.

    Il fenomeno è noto dagli anni ’80, quando lo psichiatra americano Richard Gardner lo studiò descrivendolo come una sindrome di cui verrebbe affetto il figlio. Oggi la comunità scientifica non lo classifica più come tale, ma piuttosto come una grave distorsione delle relazioni familiari. Questa distorsione interviene in alcune separazioni particolarmente conflittuali per effetto di una campagna di denigrazione che il genitore collocatario esercita con successo sul figlio a discapito dell’altro genitore. Non di rado il rifiuto viene poi esteso ai familiari del genitore alienato, per cui il figlio finisce per perdere contatto anche con nonni, zii e cugini di una ramo della sua famiglia. Alcuni ritengono però che l’alienazione genitoriale sia un falso scientifico creato ad arte per proteggere padri pedofili e per screditare madri separate che ottengono la custodia dei figli.

    Tuttavia il fenomeno è drammaticamente reale e ben studiato dalla comunità scientifica, che dimostra come le sue conseguenze possano essere severissime per i genitori alienati, ma soprattutto per lo sviluppo psico-relazionale dei figli.

    Amy Baker, una delle ricercatrici più attive nello studio delle conseguenze dell’alienazione genitoriale, ha rilevato come i figli vittime di alienazione siano particolarmente esposti durante la crescita al rischio di sviluppare problemi di autostima, depressione, dipendenze, senso di sfiducia, fallimenti relazionali. Questi studi trovano conferma in ricerche condotte da studiosi italiani, quali Giovanni B. Camerini, Tiziana Magro, Maria C. Verrocchio, Vittorio C. Vezzetti. Secondo Boss, inoltre, la rinuncia ai rapporti col figlio può comportare per il genitore alienato un dolore paragonabile alla morte del figlio stesso, costringendolo a vivere una perdita senza fine del lutto.

    Il più delle volte i casi di alienazione danno anche vita a lunghi e dolorosi procedimenti giudiziari nei quali tutta la famiglia viene coinvolta con ulteriore esposizione allo stress. In questa sede solitamente il giudice nomina a coadiuvarlo un consulente psicologo o psichiatra, che non sempre però possiede una formazione specifica sul fenomeno, rischiando ciò di dar adito a indicazioni incongrue e fuorvianti rispetto agli interventi giudiziari più utili da assumere per dirimere il problema.  Altre volte piò essere il giudice stesso a non avere sufficiente familiarità con le dimensioni del problema.

    Negli ultimi otto anni la Casa di Nilla si è particolarmente impegnata contro l’alienazione genitoriale, strutturando tra l’altro uno specifico protocollo di intervento volto ad aiutare figli e genitori alienati a ristabilire il loro naturale legame. Si tratta del Parent-Child Visitation Re-Activation Framework, descritto nel recente libro di Marco Pingitore “Nodi e snodi dell’alienazione parentale” pubblicato da Franco Angeli.

    Si può solo provare ad immaginare cosa provi un genitore alienato e cosa può provare un figlio quando, via via crescendo, si rende conto dell’inganno e del danno che ha subito.

    Questa considerazione impone una conoscenza sempre maggiore del fenomeno da parte di tutti e soprattutto dei giuristi e dei clinici, al fine di riuscire ad intervenire in misura il più possibile risolutiva per quanto drastica. Ancor più importante sarebbe attivare percorsi di prevenzione dell’alienazione genitoriale, che già stanno sperimentando soprattutto nel mondo anglosassone.

    Ciò permetterebbe di ridurre gli enormi costi sociali del problema e magari permetterà a qualcuno dei papà che oggi ha vissuto con amarezza la sua festa di poterla condividere gioiosamente con il figlio il prossimo anno

    *Psicologo, psicoterapeuta Centro specialistico ‘La casa di Nilla’

     

    Per saperne di più:

     

    Più informazioni su