Natuzza e fatti di Paravati: ‘occorre fare luce e dire la verità’

La nota di Francesco Faragò devoto di Natuzza

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    Riceviamo e pubblichiamo da Francesco Faragò devoto di Natuzza 

    In riferimento ai fatti di Paravati e a Natuzza Evolo negli ultimi mesi abbiamo assistito alla pubblicazione di tanti articoli e proclami, un affannarsi ininterrotto  a rivelare una verità monca e distorta, protesa a sostegno di tesi che mal celano una realtà ben diversa, intrisa di interessi e di altre finalità poco edificanti che  finora si è riusciti a respingere. Ma la regia non vuole demordere  e, per evitare di smascherarsi  completamente, ha iniziato a fare  ricorso a strategie di distrazione di “masse” pur di raggiungere l’obiettivo sperato. Sono gli  eventi ai quali abbiamo assistito  nel  corso degli ultimi mesi.

    Gli organi di informazione cui è demandato un compito importante e delicato e che dovrebbero esercitarlo nella completa autonomia, descrivendo i fatti nella loro pura verità, invece vengono palesemente meno a questo principio fondamentale, in sfregio al loro codice deontologico e, soprattutto, a danno della nostra democrazia. E pensare che in questa nostra Calabria ci sono operatori della informazione che, per essere fedeli a quel principio, non si fermano nemmeno di fronte alle più spietate organizzazioni criminali e sono costretti, per questo, a vivere sotto scorta. A costoro dobbiamo essere mille volte grati. Invece, agli antipodi sta chi ha scelto di  mettersi comodamente dalla parte dei potenti di turno, ritagliandosi, in questa nostra Regione difficile, uno spazio da cortigiano, a lodare e difendere chi detiene lo scettro. Alla verità vera, costoro preferiscono  una verità di comodo, di compiacenza. Non amano narrare e difendere la verità degli umili, di quanti vivono ai margini, di quanti sono additati come  violatori della  verità “ufficiale”.  Questi  organi di informazione, sebbene si  ergano a paladini  del bene cristiano, sono i primi ad infiggere  i colpi mortali.

    In questi ultimi giorni, abbiamo saputo dello spostamento da Mileto alla spianata della Villa della Gioia di Paravati, quale sede della manifestazione per l’insediamento del tribunale diocesano per la causa di beatificazione di mamma Natuzza, e tanti si sono  attivati  in un rocambolesco sforzo di  far apparire ciò come  segno di  benevolenza,  nulla di più falso.    

    “…La verità è un anelito dell’essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità (cfr Gv 18,38), proclamando l’incapacità dell’uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi.
    D’altra parte, ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all’irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella «loro verità» e cercano di imporla agli altri. Sono come quei legalisti accecati che, vedendo Gesù colpito e sanguinante, gridano infuriati: «Crocifiggilo!» (cfr Gv 19,6)”. Dalla omelia di Papa Benedetto XVI del 28/3/12 a L’Avana.

    A sostegno del principio della obbedienza poi, in questi ultimi mesi ho letto di tutto. Per es. uno scritto di un biografo sulla testimonianza del diacono Giorgio Redini di Uliveto Terme (Pisa), il quale avrebbe raccolto la seguente dichiarazione della Mistica di Paravati: “Una volta il vescovo di Mileto mi proibì di ricevere le persone; vedi, mi costava tanto tenere la porta chiusa quando le persone bussavano, però così voleva il vescovo e l’ho fatto”. Orbene, il biografo sa benissimo che questa verità è incompleta, che Mamma Natuzza, in proposito, ha fatto e ha detto anche altro, senza venire assolutamente meno ai suoi principi di fedeltà assoluta alla Chiesa Madre. Fu lo stesso Vescovo, Mons. Enrico Nicodemo che, in una occasione, mandò un illustre personaggio per essere ricevuto dalla mistica, in deroga all’ordine impartito. In tale occasione Natuzza ricevette quella persona solo dopo l’acquisizione di autorizzazione scritta da parte del Vescovo, dopodiché, autonomamente, estese la deroga a tutte le persone che spontaneamente si presentarono da Lei. Dunque, come mai il biografo non dice tutta la verità?

    E a proposito della obbedienza assoluta di Natuzza al Vescovo, in un altro passaggio il biografo sostiene “questa è la volontà di Natuzza, non quella sostenuta da alcuni, fuorviati dall’amor proprio e dalle sottili seduzioni del demonio”. Parole pesanti che mi hanno fatto riflettere ponendomi l’interrogativo se “i fuorviati” siano coloro che con tutte le forze difendono come principio inviolabile unicamente quanto sostenuto e voluto dalla Mistica in qualità di Messaggera della Madonna (la Fondazione ed il Consiglio di amministrazione così come sono stati già definiti, l’assurgere Natuzza in qualità di Messaggera, etc.) e non, invece, coloro che  vogliono  travalicare dalle loro competenze per mettere le mani nella gestione economica? O coloro che arrivano a minacciare i giornalisti quando svelano o potrebbero svelare notizie scomode? Oppure, ancora, chi impartisce ordini di isolare quanti dissentono dal suo fare? Io non voglio ergermi a censore di una illustre persona con grande esperienza quale il biografo, ma  vedo che i fatti e gli avvenimenti che si sono succeduti da due anni a questa parte si commentano da soli, consentendo a  tutti la piena capacità di vedere dove sta la verità.    

    Sentendo quelle parole, ancora mi  viene in mente quanto ci teneva Natuzza a che, nell’ormai famoso statuto, a suo tempo si riportasse che Lei non è l’ispiratrice bensì la messaggera della Madonna. Ricordo a me stesso e a tutti che questo è uno dei punti chiave su cui si fonda la “discordia” tra la Diocesi e la Fondazione. Dunque, sostenere che non può modificarsi lo statuto su quel punto, può forse significare che si è fuorviati dall’amore proprio? oppure, al contrario, che si è animati dalla volontà incrollabile di  non  violare  una essenza  cruciale su cui si fonda la spiritualità  di Natuzza? Se la Madonna ha voluto che Natuzza fosse una sua Messaggera, chiedo del perché vogliono abolire o nascondere quella verità, a chi non fa comodo ? chi si sente toccato? Il contenuto del testamento spirituale è una esaltazione di Natuzza o un invito a cercare Cristo e il suo messaggio? Perché su questo punto, coloro che scrivono quasi quotidianamente fiumi di parole e si riempiono la bocca  di ubbidienza, invece, tacciono? Se questo è il volere della Madonna (mi auguro che abbiano almeno l’umiltà di non  metterlo in dubbio), perché non si ubbidisce? Perché è contrario alla dottrina della Chiesa?

    Tante sono le verità che ci sono pervenute dalla Mistica e, se è vero che si crede a Lei e La si ama, di quelle verità bisogna farne tesoro e non stravolgerle o addomesticarle per  fini che nulla hanno di  spirituale. Una di queste verità è lo statuto della Fondazione.

    Dunque, non si venga ancora a dire che lo Statuto deve essere aggiornato  alle norme del diritto Canonico! In realtà la verità è ben diversa: la Fondazione di Paravati è una persona Giuridica di diritto privato, un’associazione privata di fedeli, secondo il Diritto canonico. Se ne facciano una ragione. Non è una Pia Fondazione come si dice, o come illustri prelati vogliono far credere; se fosse così la Fondazione sarebbe certamente sotto la totale “giurisdizione” dell’Ordinario Diocesano che l’avrebbe creata. E’ tanto vero ciò, che alcuni hanno tentato, appunto, di modificarla a Pia Fondazione senza riuscirci. Perché i  cortigiani non parlano di queste verità?

    Questa è il motivo su cui si  basa l’ostilità dei soci fondatori per non apportare modifiche  allo statuto. Non ci sono, invece, prese di posizioni preconcette nei confronti dell’Autorità Pastorale. Chi dice il contrario sa di mentire.

    E’ grave, invece, che sia stato chiuso il culto impedendo alle migliaia di fedeli di ristorarsi alla Fonte  di Paravati, ed è ancora più grave che il provvedimento sia stato adottato per un  “capriccio” per essersi rifiutati i soci fondatori  di  accettare  i cambiamenti proposti.

     

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