Favoreggiamento, assolto in Corte d’Appello Antony Peta

L'uomo difeso dall'avvocato Antonio Ludovico. 'Non sussiste in capo a Peta la coscienza e la volontà di prestare aiuto ad una persona in relazione ad un determinato reato'

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    Ieri la Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto Antony Peta dal reato di favoreggiamento personale nei confronti di G.P. perché il fatto non sussiste. La vicenda che ha visto l’uomo sottoposto a processo trae origine da una denuncia querela di A.G.O.P. nei confronti di G.P. Quest’ultimo si sarebbe introdotto nell’abitazione della persona offesa al fine di avere un rapporto sessuale a pagamento con la stessa la quale invece lo invitava ad uscire rifiutando la prestazione. Lo stesso però le avrebbe usato violenza contro la sua volontà. Peta, sentito quale persona informata sui fatti in merito a tale vicenda avrebbe aiutato G.P. ad eludere le investigazioni fornendogli un alibi e garantendo di non averlo mai perso di vista durante un intero pomeriggio se non per cinque minuti e di averlo ritrovato dove lo aveva lasciato. La Corte di Appello, accogliendo la tesi difensiva del legale di fiducia di Peta, avvocato Antonio Ludovico ha ritenuto non configurata la fattispecie del favoreggiamento personale non sussistendo in capo a Peta l’elemento soggettivo e dunque la coscienza e la volontà di prestare aiuto ad una persona in relazione ad un determinato reato. Evidentemente Peta sconosceva le ragioni dell’eventuale allontanamento del G.P. da lui, sia pur per cinque minuti e non aveva assolutamente idea che l’allora coimputato stesse ponendo in essere il reato a lui contestato. La Corte di Appello di Catanzaro ha pertanto deciso di riformare la sentenza di primo grado, che aveva condannato Peta alla pena di mesi sei di reclusione, assolvendolo con la formula “perché il fatto non sussiste”.

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