‘Giuseppe Gualtieri, l’uomo che diede scacco al re di Cosa Nostra’

Sergio Dragone ricorda i tempi in cui è stata conferita la cittadinanza onoraria di Catanzaro a Giuseppe Gualtieri e ad altre personalità che lottano contro la criminalità organizzata del suo spessore


Riceviamo e pubblichiamo da Sergio Dragone – “Sono passati ormai dodici anni dal conferimento della cittadinanza onoraria di Catanzaro a Giuseppe Gualtieri, Beppe o Pepè per gli amici più intimi, ma il tempo non ha cancellato l’emozione di quella giornata. 
Quando ne parlai la prima volta con il sindaco dell’epoca, il socialista Rosario Olivo, galantuomo di altri tempi e sempre in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata, ebbi un sostegno incondizionato. In realtà, con Olivo costruimmo la ‘trilogia’ delle forze dell’ordine, conferendo la cittadinanza onoraria prima a Gualtieri, poi al numero 2 dell’Arma dei carabinieri, generale Stefano Orlando (che a Catanzaro aveva operato all’inizio della carriera) e infine al generale Piccinni della Guardia di Finanza. Altri tempi e altro spessore.

Quella ‘doppia cittadinanza’ (Gualtieri è nato a Catanzaro) era il riconoscimento per la grande impresa compiuta da Giuseppe a capo della Squadra mobile di Palermo: la cattura di Bernardo Provenzano dopo 40 anni di latitanza. Lo ‘scacco al re’, come venne definita in una felice ricostruzione televisiva di Rai Fiction.
Un’indagine-capolavoro, durata anni di pedinamenti e intercettazioni, che vide in prima fila un altro poliziotto calabrese, Renato Cortese, l’uomo che materialmente fece irruzione con la ‘squadra catturandi’ nella masseria che nascondeva il boss dei boss.
Giuseppe Gualtieri è al tempo stesso un uomo semplice e carismatico. Talmente semplice da avere voluto festeggiare quella cittadinanza onoraria con pochi amici da ‘Pepe le ruoge’, la mitica osteria, a base di morzello e vino rosso.

Si perché Giuseppe ha sempre tenuto Catanzaro nel cuore, anche quando è arrivato ai vertici della carriera. A questa città è profondamente legato dagli affetti (soprattutto quelli persi, come l’indimenticabile moglie) e dalle amicizie, come quella inossidabile con il medico Fedele Caiazza. Non ha mai ceduto alle lusinghe della politica. Eppure avrebbe tutte le carte in regola perché è colto, preparato, non saccente, capace di dialogare con tutti, leale e incapace di tradire.  Molti lo avrebbero voluto sindaco nell’ultima tornata, ma egli non ha voluto invadere un mondo che non sente suo.
Ora il poliziotto esemplare, l’uomo che ha dato scacco al re, è andato in pensione. Lo ha fatto nella sua terra, in Calabria, a Vibo Valentia dove ha concluso la carriera, con il consueto garbo.

Io penso che la distratta politica catanzarese, che non si è affannata nemmeno un po’ a fare sentire il suo affetto al Prefetto Gualtieri in questo momento particolare della sua vita, farebbe bene ad utilizzare al meglio questa bella figura di Servitore dello Stato, così innamorato della nostra Catanzaro”.