Doppia preferenza di genere: ‘La sinistra doveva avere i numeri’

Wanda Ferro, deputato di Fratelli d'Italia, risponde alla nota con cui Alessia Bausone (Pd) la chiamava in causa sull'argomento

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    di Wanda Ferro*

    Sulla necessità di introdurre nella legge elettorale calabrese la doppia preferenza di genere la mia posizione è sempre stata chiara e coerente: la legge elettorale regionale va adeguata alle norme nazionali che promuovono la pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive. Ho sostenuto la riforma in Consiglio regionale, sollecitando più volte la maggioranza alla sua approvazione, e in tutte le sedi di discussione promosse sui territori da associazioni e comitati assolutamente trasversali. Dai banchi dell’opposizione in Parlamento, ho rivolto una interrogazione al governo affinché indicasse un termine perentorio alle regioni come la Calabria, che ancora non hanno provveduto ad adeguare la normativa.

    Come ho più volte ribadito, la maggioranza di centrosinistra avrebbe dovuto avere da sola i numeri per approvare la legge, soprattutto dopo che il presidente Oliverio ne ha voluto fare un provvedimento ‘bandiera’. A settembre scorso, insieme alla collega Santelli, avevamo anticipato che il centrodestra avrebbe messo a disposizione i propri voti favorevoli in aggiunta a quelli del centrosinistra, che avrebbe dovuto provare in Consiglio la capacità di sostenere con i propri numeri la proposta. Da allora sono passati altri sette mesi, e la maggioranza in Consiglio regionale, che avrebbe potuto e dovuto approvare la norma fin dall’inizio della legislatura, ha continuato a fare melina e a rinviare l’esame del provvedimento. Purtroppo questo governo regionale ci ha abituato agli annunci cui non seguono provvedimenti e fatti concreti.

    Troppo facile, oggi, cercare qualche responsabilità tra i consiglieri di minoranza, quando è evidente che la doppia preferenza di genere è stata ostacolata con ogni mezzo dal centrosinistra che, arrivato alla guida della Regione con una forza importante, ha avuto quasi cinque anni di tempo per approvare la riforma. Fratelli d’Italia ha una leader donna, una donna capolista alle Europee, ha proposto la candidatura di una donna alla guida della Regione, e con i fatti ha dimostrato di favorire l’impegno e la partecipazione delle donne alla vita politica e istituzionale, con ruoli di primo piano e compiti di responsabilità.

    D’altro canto, arrivati alla scadenza della legislatura, sono comprensibili le riflessioni dei colleghi che, a questo punto, hanno ritenuto di dover valutare la legge elettorale nel suo complesso, soprattutto alla luce delle indicazioni del presidente del Tar Calabria Vincenzo Salamone che, nel suo intervento in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, ha auspicato che il legislatore regionale si astenga dall’intervenire per la modifica della legge elettorale regionale in prossimità della scadenza elettorale.

    Un monito che, a poco più di sei mesi dalla scadenza della legislatura, dovrebbe spingere il Consiglio regionale ad una valutazione organica della legge elettorale e solo per scongiurare i rischi di incostituzionalità, e non certo per meri calcoli elettorali come l’ipotesi, che sembrerebbe cara centrosinistra, di dare la possibilità di entrare in consiglio regionale anche al candidato alla presidenza che risulterà come secondo miglior perdente: una sorta di salvacondotto per un Pd ormai rassegnato ad una drammatica “Caporetto”. 

    *deputato Fratelli d’Italia

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