De Michelis, un uomo ‘normale’ icona pop del socialismo anni ’80

Il ricordo di Gianni De Michelis di Sergio Dragone che descrive un uomo 'normale' dotato di 'una dialettica formidabile, grande ministro degli Esteri'


Riceviamo e pubblichiamo da Sergio Dragone – “Per destino o per masochistica scelta interiore (credo di più alla seconda opzione) sono diventato amico dei potenti quando non erano più potenti. Mi era successo con Giacomo Mancini, di cui sono diventato discepolo negli anni più difficili e solitari, quelli delle battaglie garantiste che gli procurarono perfino assurde accuse di contiguità con il terrorismo. Mi è capitato, negli anni più recenti, con Claudio Signorile e Claudio Martelli, inavvicinabili colonnelli socialisti durante il “nuovo corso” craxiano. Parlare con loro era praticamente impossibile. Quando erano ministri, c’era gente che si appostava per ore davanti all’ascensore di via del Corso per poterli avvicinare. Li ho conosciuti quando sono scesi dal trono e li ho scoperti vulnerabili, aperti, sensibili, perfino simpatici.
Stessa storia con Gianni De Michelis, il panzer della sinistra socialista, l’icona pop del socialismo degli anni 80, l’”avanzo di balera” come lo definì Enzo Biagi, riferendosi alla sua passione per le discoteche e le belle donne. De Michelis è stato un grande ministro degli Esteri, un protagonista dell’Europa non solo per la storica firma del Trattato di Maastrich, una rara intelligenza proiettata verso il futuro. Anche il suo anticonformismo, sottolineato dai capelli lunghi, era un segnale di novità e di movimento nella stagnante politica italiana.
Complice Saverio Zavettieri, altro socialista di razza, ho condiviso con De Michelis la breve ma intensa esperienza del Nuovo PSI, ultimo disperato tentativo di mantenere in Italia una forza organizzata socialista. La Calabria di Zavettieri era la roccaforte di quel partito e quindi De Michelis era di casa a Catanzaro.
“Sono passato dalla discoteche alle biblioteche”, mi disse in uno dei nostri primi incontri, sottolineando la fine dell’epoca dorata di quegli anni formidabili che avevano visto il PSI craxiano cambiare la politica italiana.
E anche Gianni mostrò, sceso dal trono, la sua umanità, la sua sensibilità, la sua fragilità, la sua infinita cultura umanistica e scientifica (era laureato in chimica), la sua visione del mondo e del futuro. Un uomo “normale”, dotato di una dialettica formidabile, capace di parlare senza appunti anche per due ore e affascinare l’uditorio.
Non era più il potente “doge” di Venezia, era solo il professore Gianni De Michelis. E’ stato un amico della Calabria e la Calabria lo ha ricambiato eleggendolo al Parlamento Europeo, la sua ultima carica pubblica. E’ rimasto fino all’ultimo un socialista e questo, in un Paese che assiste quotidianamente ad abiure e tradimenti, non è un merito da poco. Ora che ci penso, la sua frequentazione delle discoteche era un segnale di ottimismo e di gioia. Ne avrebbe bisogno di ottimismo e di gioia questo nostro Paese triste e smarrito
”.