Il pensiero di Bertolone ai più giovani: ‘Ogni cosa ha il suo tempo’

Cita il Piccolo principe monsignor Vincenzo Bertolone e parla della vita dei ragazzi nell'ottica della libertà di fare proprio i ragazzi senza l'obbligo di pensare al futuro


“I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta”. Lo scrive nella sua riflessione domenicale monsignor Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra.

“L’affermazione racchiusa ne ‘Il Piccolo Principe’ di Antoine de Saint-Exupéry – spiega Bertolone – vale più di ogni altro commento in ordine alla pratica, avviata da alcuni atenei, di anticipare agli anni di frequenza della scuola media verifiche e valutazioni legate all’orientamento universitario. In buona sostanza, si chiede ai  ragazzi di circa 12-13 anni di  decidere che cosa fare nel futuro, con buona pace di qualsivoglia considerazione sulla loro effettiva capacità  di poterlo fare, a quella età e con così largo anticipo, dell’avvenire. Non  che manchino loro intelligenza e lungimiranza tutt’altro: L’osservazione vuole soffermarsi sulle logiche che ispirano alcune scelte degli adulti, portati a privilegiare visioni pragmatiche e utilitaristiche senza considerare che, a quella età, ai ragazzi dovrebbe essere consentito di fare… i ragazzi e lasciarli liberi dalle catene della società dei numeri”.

Per il presule “Pretendere da un adolescente di imboccare la strada per questa o quella facoltà universitaria non significa garantirgli di poter valorizzare le sue potenzialità, ma nasconde solo la pretesa di farlo crescere in modo prematuro. Ma, poi, fiorire presto può significare anche appassire prima. E che questo rischio sia ben più di un’ipotesi lo dimostrano, drammaticamente, i numeri legati al diffondersi di patologie, una volta  appannaggio quasi esclusive degli adulti: angoscia, ansia, depressione”.

Agli adolescenti secondo lariflessione di Bertolone “si devono tempo, pazienza, l’assicurazione del diritto di vivere serenamente in quella prateria di incontri e novità nella quale si ritrovano uscendo dall’infanzia, senza l’obbligo verso una responsabilità imposta da altri ed altro. Se crescere vuol dire ‘anche’ diventar responsabili, di se stessi e delle proprie azioni, non si può accettare che questo avvenga per ragioni di previsione. Un sistema del genere porta un solo frutto, peraltro avvelenato: ingenerare la sensazione di essere sempre e costantemente in prova, muovendosi in ambienti in cui l’unica cosa importante sembrano essere voti e la valutazione. Tutto questo, è importante però non si deve  dimenticare che analogo rilievo devono avere i giorni che passano, le lezioni da assaporare volta per volta, il piacere della scoperta”.

Per concludere l’arcivescovo parla di scuola e di insegnanti: “La scuola, insomma, come per lungo tempo ed ancor oggi in larga parte fortunatamente avviene nonostante difficoltà e incertezze, deve continuare ad assolvere alla sua vocazione di luogo dello stupore, con insegnanti che si fanno guide di adolescenti incerti e timorosi, ma pur sempre desiderosi di imboccare  nuove strade, tra cui la ‘strada maestra’  che li porterà a diventar grandi e ,  capaci – allora sì – di decidere, per quanto possibile, liberamente e di crescere  scelta dopo scelta, fino  a stabilire anche quale cammino universitario seguire (almeno quelli che ci arrivano). “Il tempo è la cosa più preziosa che un uomo possa spendere”, scriveva il filosofo Teofrasto. Il consiglio migliore per un mondo che vuol correre senza a volte neppure sapere dove andare”.