L’INTERVISTA Scarmozzino: sui dializzati rischi che non permetteremo foto

Il coordinatore nazionale Prevenzione dell’Aned approfondisce le problematiche che ricadono su 15 pazienti al Pugliese Ciaccio. Ecco cosa succede

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    Di Laura Cimino

    ‘Quello che ci interessa, da sempre e come sempre, è il malato come persona, nelle sue problematiche di vita e anche sociali, e che gli vengano garantite le condizioni di salute migliori possibili. Ma quello che si teme possa avvenire all’ospedale di Catanzaro, ovvero il trasferimento di 15 dializzati in altri centri della provincia è in una parola ignobile’. Non usa mezzi termini, come al solito, Pasquale Scarmozzino, coordinatore nazionale della Prevenzione di Aned, l’associazione nazionale emodializzati.

    Chi sono i malati che potrebbero rischiare il trasferimento, e perché?

    Sono 75 i dializzati all’ospedale Pugliese Ciaccio, considerando anche in media i 5 provenienti dal Pronto Soccorso. Il problema riguarda i 15 dializzati del terzo turno, ovvero i pazienti sottoposti a dialisi nei giorni dispari della settimana dalle 19 alle 23. Il motivo, paradossalmente, sono ragioni sindacali. Il terzo turno è quello aggiuntivo del personale sanitario, infermieri, medici, operatori, dopo i due turni quotidiani dei giorni pari e dei giorni dispari.

    E’ stato inserito a partire dal 2006, a causa dell’aumento dei dializzati. Accade che da gennaio scorso lo straordinario non viene retribuito agli operatori di dialisi. Che pure lavorano con abnegazione da 13 anni. Allora sia chiaro: non è che un dirigente può fare quello che vuole. Si risolvano questi problemi di natura economica perché non ne possono andare di mezzo i pazienti né i lavoratori che vedono negato un loro diritto. Gli operatori sanitari, sia chiaro per l’azienda, rifiuteranno la prestazione straordinaria dal prossimo 1° luglio. Un’azienda che, ultimamente, ha macinato debiti, non certo per colpa dei nostri malati. Si trovi una soluzione e al più presto.

    Quale rischio corrono i malati?

    Un rischio enorme, perché potrebbero essere trasferiti in altri centri della provincia. Come? Con quali criteri da adottare? C’è una programmazione, nel caso, a riguardo? Mi pare che nessuno abbia pianificato. Ricordiamo sempre che tra i pazienti sottoposti a dialisi, ci sono casi di varia gravità, perché diversi presentano anche delle complicanze precise, che siano cardiologiche, o legate a diabete o altro ancora, per cui si identificano come malati complessi che hanno bisogno di essere ospitati in una struttura sanitaria che abbia un reparto di Rianimazione.

    Quali sono i risvolti psicologici nel paziente dializzato?

    Questo è un aspetto che mi preme sottolineare. Chi è sottoposto a dialisi è un paziente già infragilito. In termini pratici, se il malato si agita, la pressione ‘schizza’ e questo è un rischio serio, tra gli altri, per i pazienti.

    Cos’è il ‘turno lento’ nella dialisi? Quali soluzioni si possono prospettare?

    Il turno lento è una vera e propria eccellenza: è quel turno che dura tutta la notte e consente a determinati pazienti che lavorano in determinate condizioni di poter dormire, effettuando la dialisi in tranquillità, e non subire condizionamenti dai propri datori di lavoro. Perchè è inutile negarlo: questo accade. Le aziende sanitarie che lo praticano spiccano per qualità di servizio e sensibilità. Un paziente deve sempre essere considerato in tutta la sua umanità e quindi anche negli aspetti sociali della sua vita. La soluzione primaria che andrebbe adottata è aggiungere posti letto nei due turni principali quotidiani di dialisi.

    Che ne pensa del servizio di dialisi turistica predisposto proprio oggi dall’Asp di Catanzaro?

    Sicuramente è un buon servizio. Ma a dirla tutta per agevolare chi viene qui d’estate andrebbe programmato prima, già da gennaio febbraio, e quindi con una campagna di informazione più efficace per essere davvero funzionale.

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