LA STORIA – Daria: ‘Dottoressa, sto morendo’. Poi la seconda vita

Nel cammino di questa ‘avventura’ ho impresso i volti dei dottori, infermieri e oss che hanno preso a cuore la mia persona: va a loro il più sincero Grazie.

Più informazioni su


    Daria, dall’abisso al ritorno alla vita. La sua storia: 

    “Mi chiamo Daria, ho 18 anni e circa tre mesi fa, per l’esattezza il 15 marzo, ho rischiato di morire. A volte sembra che la vita precipiti a capofitto giù in un abisso dal quale non sembra esserci via di fuga. Io ho avuto la fortuna di trovarla la via di fuga. Ho avuto la fortuna di riuscire a risalire da quell’abisso che non mi stava dando più la possibilità di vivere la mia vita. Ma ho detto no,ho combattuto e, oggi, fortunatamente, sono qui. Ricordo il dolore provato, quel dolore ripercorreva tutto il mio corpo fino al petto, quel dolore mi ha fatto arrivare nella stanza del Pronto Soccorso pronunciando le ultime parole:” Dottoressa sto morendo!” e, poi,la mente si è offuscata. Tre giorni dopo, giorni che personalmente non ho vissuto, mi sono ritrovata intubata in un letto d’Ospedale senza avere la minima idea di ciò che fosse successo. Hanno vissuto gli altri per me: la famiglia, gli amici, i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari. Sono stata in coma, ma è come se avessi potuto sentire il calore e l’affetto di tutti coloro i quali mi stavano accanto e che, anche solo pensandomi, mi hanno dato la forza per poter sconfiggere la morte. Non penso che tutti conosciate questa storia, io l’ho ripercorsa dai racconti al mio risveglio,in cui mi hanno descritto in modo dettagliato ciò che era accaduto. Non è facile potervi raccontare in poche parole il mix di sensazioni e di emozioni che ho provato e che continuo a provare tutt’ora: la paura, la tristezza, l’orrore e l’ansia, ma allo stesso tempo ogni mattina mi alzo con la consapevolezza che ce l’ho fatta, che mi è stata data una seconda possibilità di Vivere e niente potrà più farmi scivolare in un baratro, perché poi risalire sarà più complicato di quanto lo è già stato e lo è ancora a distanza di mesi. Nel cammino di questa ‘avventura’ ho impresso i volti dei dottori, infermieri e oss che hanno preso a cuore la mia persona: va a loro il più sincero Grazie. Grazie al personale del Pronto Soccorso del “Pugliese”, ricordo ancora l’espressione della dott.ssa Dicello, quando mi vide arrivare per la seconda volta. I medici hanno lottato affinché si capisse cosa avessi e potessi riuscire ad arrivare viva al Policlinico di Germaneto, dove sono stata collegata all’Ecmo. Il lavoro del macchinario, però, senza quello dell’Équipe, probabilmente non mi avrebbe salvato. Un immenso grazie anche a voi, per aver fatto sì che al risveglio mantenessi il sorriso che mi ha sempre contraddistinto e per avermi restituito la Vita e dato il coraggio di farcela nonostante tutto. Vi avrò nel cuore, per sempre! Grazie anche a te caro Dr Saverio Zofrea, ( sei stato il mio angelo) L’Ecmo è un macchinario salvavita senza il quale molte persone nella mia stessa situazione sicuramente non ce la farebbero. Ed è per questo che il mio più grande grazie va al Professor Navalesi, Primario del reparto di Anestesia e Rianimazione per aver dato la possibilità al Policlinico di Germaneto di diventare un centro all’avanguardia nella cura dei malati affetti da grave insufficienza respiratoria e cardiaca. Ma il monito che mi preme dare è quello di far sì che in tempi rapidi si attivi un’unità mobile (e mi rivolgo alle forze politiche della regione che tanto millantano di voler aiutare la Sanità Calabrese e a chi fortunatamente lo ha fatto davvero) che possa circolare, insieme con una Team di esperti, in tutta la regione, per salvare la vita a tutti coloro i quali non riuscirebbero ad arrivare in tempo al Policlinico. Il mio è un profondo sentimento di gratitudine, in un momento storico in cui troppo spesso si sente parlare di malasanità, verso chi continua a credere con fermezza nella propria difficile missione”.

    Daria Mirante Marini

    Più informazioni su