Last generation, stroncato business droga da Soverato al Nord (VIDEO)

Il procuratore Gratteri in conferenza stampa: 'Una indagine di serie A. Non indizi ma prove' IL VIDEO DELL'OPERAZIONE I NOMI DEGLI ARRESTATI DAL RISTORATORE SPACCIATORE ANCHE IMPRENDITORI CATANZARESI


di Antonio Capria

Si stavano preparando per la stagione estiva e l’arrivo dei turisti sulla costa del basso jonio catanzarese, e quando i carabinieri all’alba di questa mattina sono piombati nelle loro abitazioni li hanno trovati in possesso di chili di droga, bilancini e sostanze da taglio. Il blitz condotto dai militari con l’operazione “Last Generation” ha stroncato il business dell’organizzazione dedita ad un traffico di droga che aveva base operativa nel Soveratese e proiezioni in altre realtà nazionali come Milano e la costa adriatica marchigiana e che secondo gli inquirenti era legata alla potente cosca Gallace di Guardavalle.

Secondo gli investigatori infatti a capo del sodalizio c’era il nipote del presunto boss Vincenzo Gallace, il 25enne Vincenzo Aloi. C’è il suo nome in cima al provvedimento di fermo nei confronti di 24 persone (NOMI) eseguito questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Catanzaro e della Compagnia di Soverato, nell’ambito dell’operazione che ha impiegato complessivamente oltre 200 militari tra cui quelli dello Squadrone Eliportato Cacciatori, del Nucleo cinofili e del Nucleo elicotteri di Vibo Valentia.

Altri due dei 36 indagati sono stati arrestati in flagranza durante l’operazione di questa mattina: si tratta di Leonida Montagna e Andrea Lucio Rizzo. Durante le perquisizioni sarebbero stati trovati in possesso di cocaina, marijuana e hashish, e oltre 10.000 euro in contanti

L’accelerazione dell’inchiesta con la necessità di ricorrere ai provvedimenti di fermo è stata dovuta al rischio che alcuni promotori dell’associazione potessero darsi alla fuga verso la Svizzera e poi l’Austria.

L’indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha permesso di documentare la gestione di una fiorente attività di spaccio di cocaina, hascisc e marijuana, ma anche il coinvolgimento di alcune donne nei vertici decisionali, e l’utilizzo nello smercio di droga di minorenni che, secondo gli inquirenti, avevano la piena consapevolezza di far parte del sodalizio ed anzi ne facevano vanto.

Tra i clienti anche numerosi imprenditori e professionisti del capoluogo calabrese (LEGGI).

I dettagli dell’operazione sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il capo della direzione distrettuale antimafia Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, colonnello Marco Pecci, il comandante del Reparto operativo tenente colonnello Giuseppe Carubia e il comandante della compagnia di Soverato capitano Gerardo De Siena.

L’indagine coordinata dai sostituti procuratori Debora Rizza, Veronica Calcagno e Vito Valerio è stata avviata nel 2017 dopo il ritrovamento nella periferia di Soverato, nell’ambito di un servizio di controllo, di un bidone contenente un notevole quantitativo di sostanza stupefacente.

Nel corso delle indagini sono state arrestate in flagranza di reato altre 7 persone, e sequestrati oltre due chilogrammi di stupefacente di vario genere (cocaina, hascisc e marijuana) e un’arma clandestina con le relative munizioni.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i proventi che l’organizzazione acquisiva attraverso il narcotraffico venivano reimpiegati e riciclati anche all’estero, in particolare in Austria, dove operava un soggetto legato al sodalizio.

Il procuratore Gratteri ha definito l’indagine “di serie A”, perché nel corso dell’attività sono stati raccolti “non solo gravi indizi di colpevolezza ma prove”. Poi il procuratore ha rimarcato l’importanza nella fase investigativa della partecipazione diretta e attiva di tutte le stazioni dei carabinieri nel comprensorio soveratese, in particolare quelle di Guardavalle, Davoli, Soverato, Satriano, Cardinale e Gasperina. “Avere i marescialli comandanti impegnati in prima persona a fare i riscontri – ha detto Gratteri –  è stato fondamentale per ottenere questo risultato e portare a termine un’indagine importante anche perché’ sta arrivando l’estate con il conseguente aumento vertiginoso del consumo di droghe”.

Anche il colonnello Pecci ha rimarcato l’importanza “del lavoro delle stazioni e dei nostri presidi, la cui intelaiatura è fondamentale per le attività di investigazione e per rendere ravvicinato e concreto il controllo del territorio”. “Con la stagione balneare già iniziata e con le migliaia di arrivi da tutt’Italia nell’area del Soveratese – ha detto ancora il comandante provinciale dell’Arma – questa operazione consente di affrontare l’estate con maggiore serenità”.

Particolarmente “grave” è stato definito dagli investigatori il coinvolgimento di minorenni nella duplice veste di assuntori delle sostanze stupefacenti e di spacciatori. I minori in particolare gestivano lo spaccio della marijuana di una qualità dalle caratteristiche tossiche molto più forti di quella tradizionale. E proprio per far riferimento alla giovane età di molte delle persone coinvolte all’operazione è stato dato il nome in codice “Last generation”, “ma questo – ha spiegato il procuratore aggiunto Luberto – non deve trarre in inganno perché i minorenni indagati hanno dimostrato spregiudicatezza e pericolosità sociale”.

Nel corso delle attività di indagine è infatti emersa la particolare aggressività dei componenti del sodalizio, che si sono resi responsabili di numerosi episodi di resistenza e di violenza, ma anche delle minacce di ritorsioni nei confronti dei carabinieri e dei loro familiari “comunque mai concretizzatisi – ha spiegato Luberto – sia per la capacità di reazione delle forze dell’ordine sia per l’opposizione dei vertici del sodalizio”.

Luberto ha quindi posto l’attenzione sui grandi quantitativi di droga su cui poteva contare l’organizzazione, “in particolare di cocaina, la cui disponibilità era di gran lunga superiore alla domanda, tanto da permettere di convogliarne chili e chili a Milano e nel maceratese”.

Contestualmente al decreto di fermo è stato eseguito anche un sequestro preventivo per oltre mezzo milione di euro, pari alle transazioni illecite registrate durante l’indagine. Sotto sequestro è finito anche un esercizio commerciale di Soverato che secondo gli inquirenti era la base del traffico di sostanze stupefacenti.